Nei giorni scorsi è avvenuta una scoperta clamorosa che potrebbe confermare il presunto legame tra Silvio Berlusconi e Cosa Nostra. È quanto emerso da un appunto risalente al 6 novembre 1989 e che sarebbe stato scritto a penna proprio dal giudice Giovanni Falcone. La grafia sarebbe la stessa, elegante ed ordinata, del magistrato e non è un caso se proprio quel bloc-notes a quadretti in cui compare anche il nome di Berlusconi sia stato rinvenuto dall’ex collaboratore di Falcone, Giovanni Paparcuri, nel suo ufficio-museo. “Cinà in buoni rapporti con Berlusconi. Berlusconi dà 20 milioni ai Grado e anche a Vittorio Mangano”, si legge sul foglio, riportato in esclusiva da Repubblica.it ed il quale farebbe riferimento ad alcuni appunti presi dal magistrato durante l’audizione del pentito Francesco Marino Mannoia. Il nome del Cavaliere, all’epoca nel pieno della sua carriera, ritorna per ben due volte a distanza ravvicinata. Al suo si affianca quello di Vittorio Mangano, lo stalliere boss della villa di Arcore e Cinà, il cognome di un secondo mafioso. Nomi, questi, che tuttavia non sarebbero mai emersi dai verbali di Mannoia, il quale non avrebbe mai fatto esternazioni ufficiali su Berlusconi. A commentare oggi quel ritrovamento importante che getta nuove ombre sui presunti legami tra Berlusconi e Cosa Nostra è l’ispettore Maurizio Ortolan, che negli anni dell’appunto batteva a macchina le dichiarazioni del pentito Mannoia. “Il dottore Falcone prendeva degli appunti prima di verbalizzare, quando poi dettava, tagliava con un tratto di penna gli argomenti affrontati”, ha spiegato. Il foglio in questione è stato dimenticato dal magistrato oppure è stato volutamente lasciato nel suo ufficio prima di essere finalmente scoperto a distanza di quasi 30 anni?



GLI APPUNTI DI FALCONE: MISTERO SU VITO GUARRASI

L’importanza di quegli appunti di Falcone, emersi solo nei giorni scorsi, è estrema in quanto le sue parole andrebbero a confermare la condanna a sette anni di Marcello Dell’Utri, braccio destro di Silvio Berlusconi, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Ma a cosa farebbe riferimento l’appunto di Falcone sui presunti soldi che Berlusconi avrebbe dato a Cosa Nostra? Secondo quanto emerso dalla sentenza Dell’Utri, l’ex premier avrebbe stipulato con la mafia una sorta di ‘patto di protezione’ nel 1974 sia al fine di evitare i sequestri in corso a Milano, sia per “mettere a posto” i ripetitori televisivi in Sicilia. Ma gli appunti del magistrato rivelano anche un altro nome, quello di Vito Guarrasi, il potente avvocato già nel mirino della commissione parlamentare antimafia negli anni ’70, ma di cui il pentito Mannoia non avrebbe mai parlato. Guarrasi morì nel 1999 all’età di 85 anni portandosi con sé molti nodi che ancora stringono la politica, l’economia e la mafia. Nodi, che forse proprio Falcone aveva scoperto e meticolosamente appuntato nei suoi molteplici fogli.

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