Papa Francesco ha tenuto questa mattina il tradizionale saluto e scambio di auguri con tutti i collaboratori della Curia Romana in Vaticano: un richiamo all’essenziale, un invito a guardare sempre Cristo come stella polare del proprio lavoro e della propria opera apostolica e soprattutto un richiamo tra i più forti e senza grandi giri di parole fatto contro i propri stessi collaboratori. «Fare le riforme a Roma è come pulire la Sfinge d’Egitto con uno spazzolino da denti. Ciò evidenzia quanta pazienza, dedizione e delicatezza occorrano per raggiungere tale obbiettivo, in quanto la Curia è un’istituzione antica, complessa, venerabile, composta da uomini provenienti da diverse culture, lingue e costruzioni mentali e che, strutturalmente e da sempre, è legata alla funzione primaziale del Vescovo di Roma nella Chiesa», spiega Papa Francesco facendo riferimento alla simpatica espressione usata da mons. Frédéric-François-Xavier De Mérode. Un Papa impegnato a continuare il progetto di riforma interno al Vaticano, iniziato dal suo predecessore e Papa Emerito Benedetto XVI: un Papa Francesco “carico” e schietto, nonostante l’occasione di auguri per un buon Natale: «La Curia è progettata ad extra in quanto e finché “legata al Ministero petrino, al servizio della Parola e dell’annuncio della Buona Novella”. Se fosse chiusa in sé stessa, invece, “cadrebbe nell’autoreferenzialità, condannandosi all’autodistruzione”. Quanti operano nell’ambito della Curia romana – “chiamata ad adempiere la propria funzione per il bene e al servizio delle Chiese” – devono essere animati da “un atteggiamento diaconale”».
IL CANCRO DEI COMPLOTTI E IL “RIFERIMENTO” ALLO IOR
È in particolare il riferimento alle “piccole cerchie” e addirittura a “traditori della fiducia” a far echeggiare il richiamo del Pontefice alla Curia vaticana che da anni, non certo solo sotto i pontificati di Benedetto e Francesco: il Papa parla della logica dei sensi per aiutarci a cogliere il reale e collocarci nelle sfide che ci attendono ogni giorno, una logica «molto importante per superare quella squilibrata e degenere logica dei complotti o delle piccole cerchie che in realtà rappresentano – nonostante tutte le loro giustificazioni e buone intenzioni – un cancro che porta all’autoreferenzialità, che si infiltra anche negli organismi ecclesiastici in quanto tali, e in particolare nelle persone che vi operano. Quando questo avviene, però, si perde la gioia del Vangelo, la gioia di comunicare il Cristo e di essere in comunione con Lui; si perde la generosità della nostra consacrazione». Un ulteriore pericolo che Francesco rileva in questa “logica delle piccole cerchie” è quella di chi tradisce una fiducia concessa non tanto al Papa ma alla maternità della Chiesa e quindi di Cristo. «Il pericolo dei traditori di fiducia o degli approfittatori della maternità della Chiesa, ossia le persone che vengono selezionate accuratamente per dare maggior vigore al corpo e alla riforma, ma – non comprendendo l’elevatezza della loro responsabilità – si lasciano corrompere dall’ambizione o dalla vanagloria e, quando vengono delicatamente allontanate, si auto-dichiarano erroneamente martiri del sistema, del ‘Papa non informato’, della ‘vecchia guardia’…, invece di recitare il mea culpa»: non è difficile scorgere in queste righe un preciso e puntuale attacco a chi in questi ultimi tempi in Vaticano è stato sollevato generando un caos e polemica a non finire sui mezzi di stampa. Il riferimento è ovviamente a Giulio Mattietti, ex vice direttore dello Ior la cui storia abbiamo riassunto in questo speciale.
IL LIBRO REGALATO DA BERGOGLIO ALLA CURIA
È la Comunione con Cristo la vera “ricetta” per poter superare tutte le logiche di potere, di vana gloria e di difficoltà che la vita umana ti mette di fronte ogni giorno mandato in terra: per Papa Francesco, nell’augurare un Buon Natale alla Curia, quel riferimento è decisivo. «La comunione di filiale obbedienza per il servizio al popolo santo di Dio” – aggiunge il Papa – è la relazione primaria. Deve essere anche quella – spiega – che esiste tra tutti coloro che operano nella Curia. “La comunione con Pietro rafforza e rinvigorisce la comunione tra tutti i membri». Al termine del discorso, Papa Bergoglio ha personalmente consegnato a tutti i collaboratori un libro come omaggio e dono di Natale: si tratta del libro francese Je veux voir Dieu ( Padre Maria Eugenio di Gesù Bambino, Voglio vedere Dio , Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana). Come spiega bene Aleteia in un focus sul libro regalato dal Papa, «l’insegnamento del Carmelo, e dunque di Voglio vedere Dio, ha come unico scopo di condurre a Dio, affinché ognuno impari a contemplare il suo mistero trinitario e ad abbandonarsi al suo disegno d’amore che è la Chiesa, Corpo di Cristo».