Lo sciopero di Amazon che dura da ieri, continua oggi e dovrebbe essere esteso anche a domani, vede ancora lo stabilimento più grande d’Italia per le consegne dell’azienda leader di e-commerce – quello di Castel San Giovanni a Piacenza – coinvolto nella protesta improvvisa dei lavoratori dopo che Amazon ha di fatto disertato l’incontro con i sindacati per provare un accordo sulle varie vertenze aperte. Lo sciopero riguarda le ultime due ore di servizio e non pochi disagi si sono avuti in questi giorni per le consegne in ritardo e in alcuni casi anche posticipate dopo il giorno di Natale: secondo la Cgil, Amazon ha di fatto impedito ai delegati sindacali di entrare in azienda per tenere assemblee tra i lavoratori, senza ricevere una risposta-rettifica a riguardo. Il polo piacentino impiega 2.000 persone a tempo indeterminato e altrettanti precari, con il rischio fortissimo che non si arrivi agli accordi sperati e denunciati durante il precedente sciopero “selvaggio” nei giorni del Black Friday.



SI TEMONO NUOVI STOP A NATALE

Al momento non è per nulla chiaro se lo sciopero continuerà anche nei prossimi giorni: «Al prefetto i dirigenti di Amazon hanno fatto sapere che c’era “troppa pressione” per poter partecipare all’incontro», riporta l’agenzia Agi mentre proseguono le proteste dei tanti lavoratori che operano a Piacenza. Le consegne “last minute” con Amazon Prime per i vari regali di Natale sono dunque a rischio, in buona parte dell’Emilia Romagna e in Lombardia, anche se in queste ore Amazon sta studiando di potenziare gli altri stabilimenti sparsi in provincia di Milano e Torino. «Eravamo regolarmente dal Prefetto di Piacenza dopo aver acconsentito all’ennesima richiesta di spostare l’incontro con Amazon, e l’azienda non si è presentata all’appuntamento dimostrando di avere in spregio i lavoratori e lo Stato italiano», spiega Fiorenzo Molinari, segretario della Filcams Cgil che ieri mattina avrebbe dovuto incontrare Amazon dopo la convocazione del prefetto di Piacenza. I punti principali di contrasto restano intatti dunque, come li riassunti Agi: «I turni di lavoro per i quali si richiede una giusta rotazione del personale, in modo che i turni più pesanti non vengano svolti dai lavoratori con contratto precario, i più esposti alle ritorsioni; La gestione dei periodi di malattia, il cosiddetto comporto, con la richiesta di avvertire la persona prima che scada affinché non scatti subito il licenziamento. Il premio di produttività, che Amazon continua a negare: “Usano il lavoratore come una macchina, sapendo che non può durare più di due, tre anni”, spiega la Cgil».

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