A commentare l’ampio lavoro di indagine compiuto dalla commissione Antimafia sul legame tra mafia e massoneria è stato anche Riccardo Nuti, deputato M5s e membro della stessa commissione che, come riporta Rai News, ha definito impressionante quanto emerso dalla relazione. “Non solo si può, ma si deve parlare di mafia e massoneria di Stato, contro cui bisogna agire immediatamente”, ha commentato. A sua detta, dal dossier sarebbe emerso come dal 1990 ed il 2016 tra gli affiliati alle logge massoniche di Sicilia e Calabria sarebbero stati 193 i soggetti con precedenti penali per fatti di mafia. “Ma il vero dramma è che negli elenchi ci sono persone iscritte che sono dentro i tribunali, dentro le forze dell’ordine, dentro il comparto militar”, ha aggiunto. Ciò che però inquieta è che dei 193 iscritti, la maggior parte sarebbero persone con alle spalle sentenze archiviate o assoluzioni. “Di due l’una: o le varie procure hanno preso un mega abbaglio con questi soggetti, oppure, cosa ben più grave, la massoneria riuscita ad indirizzare le sentenze di alcuni giudici”, ha concluso Nuti. Quindi, rivolgendosi al Presidente della Repubblica Mattarella, lo ha invitato a intervenire “per cacciare immediatamente gli iscritti alla massoneria dagli uffici pubblici”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
RELAZIONE DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA SU LEGAME MAFIA-MASSONERIA
La Commissione Antimafia nella sua relazione in riferimento all’inchiesta sulla massoneria presentata dalla stampa nella giornata odierna dalla presidente Rosy Bindi, ha messo nero su bianco il legame fortissimo con la mafia. In particolare, Cosa Nostra e ‘ndrangheta coltiverebbero da tempo immemorabile un forte interesse nei confronti della massoneria. Non è un caso se c’è chi considera le due entità – mafia e massoneria – una cosa sola. A riportare oggi le parole della Commissione Antimafia è il portale Rai News: secondo quanto emerso dalla relazione, le associazioni massoniche nel tempo avrebbero assunto una sorta di arrendevolezza nei confronti della mafia, ribadendo in tal senso un’ampia quanto preoccupante tolleranza. Il forte legame tra mafia e massoneria, spiega ancora il testo, sarebbe emerso in modo evidente soprattutto negli ultimi decenni nell’ambito di diverse inchieste giudiziarie in riferimento a vicende criminali consumatesi in particolare in Sicilia e Calabria ma anche in merito a vicende che vedrebbero coinvolti i pubblici poteri, “a sfondo di corruzione”. A far emergere in maniera evidente questo rapporto, secondo quanto precisa l’Antimafia, sarebbero state soprattutto le missioni eseguite a Palermo e Trapani nel luglio 2016 e che avrebbero evidenziato l’appartenenza a logge massoniche da parte di alcuni assessori del Comune di Castelvetrano, paese di origine di Matteo Messina Denaro. Nel Comune in questione sarebbero presenti 6 logge massoniche e nell’amministrazione comunale del 2016, 4 assessori su 5 e 7 consiglieri su 30 risultavano essere iscritti alla massoneria.
RELAZIONE ANTIMAFIA: NECESSITÀ DI UNA LEGGE CHE VIETI LA SEGRETEZZA
Nella relazione dell’Antimafia emerge l’impossibilità a scoprire i nomi reali degli iscritti in quanto è possibile che non esistano gli elenchi ufficiali ed in caso contrario i nomi sarebbero comunque occultati per via di “generalità incomplete, inconsistenti o generiche”. Il legame esistente tra mafia e massoneria, si legge ancora nel testo, “consente il dialogo tra esponenti mafiosi e chi amministra la giustizia, legittima richieste di intervento per mutare il corso dei processi e impone il silenzio”. A dimostrazione di ciò anche la denuncia di un magistrato onorario iscritto a una loggia e che in più occasioni era stato sollecitato da alcuni confratelli ad intervenire in favore di terze persone al fine di derubricare il reato di cui erano accusate o per altri favori nell’ambito di indagini in cui c’era lo zampino dell’antimafia. Secondo quanto emerso dalla relazione, sarebbe opportuno ed auspicabile una modernizzazione della legge Spadolini-Anselmi al fine di fare chiarezza sulle associazioni segrete “anche quando perseguono fini leciti, sono vietate in quanto tali perché pericolose per la realizzazione dei principi di democrazia. L’Antimafia riconosce, dunque, un “interesse delle associazioni mafiose verso la massoneria fino a lasciare ritenere a taluno che le due entità siano divenute una cosa sola”.