Il discorso di auguri di Natale fatto ieri da Papa Francesco alla Curia romana in Vaticano ha fatto discutere e non poco visto il tono schietto, netto e preciso utilizzato dal Pontefice contro certe “abitudini” di potere, contro alcune “lobby interne” alla Curia che pensano più «alla ambizione e alla vanagloria per fini di potere e non alla maternità della Chiesa e quindi di Cristo». Ebbene, il giudizio altrettanto netto che arriva un giorno dopo queste fragorose parole (che trovate spiegate qui, ndr) è dato dal noto vaticanista Usa John Allen, in una intervista a Paolo Mastrolilli sulla Stampa. «Come Benedetto, Francesco è frustrato per il blocco delle riforme della Curia. Con queste parole vuole spiegarne i motivi e superare gli ostacoli». Una lettura interessante che offre il fianco al paragone con quegli stessi “ostacoli” che si frapposero allo straordinario lavoro di Benedetto XVI nel tentativo di fare pulizia interna al Vaticano. Quelle critiche, spiega Allen, «nascono dall’esperienza dei tentativi di riforma, che durante l’anno passato si sono fermati. Il Papa sta cercando di spiegare i problemi che lo hanno ostacolato, e li ha individuati nell’atteggiamento di alcune persone nella Santa Sede che cercano vantaggi finanziari, potere, e altre cose materiali, invece del bene della Chiesa e della comunità. Sono riflessioni su un anno in cui il progetto di riforma del Vaticano non è andato a buon fine».



DALLA RIFORMA FINANZIARIA ALLA PRESUNTA LOBBY GAY

Secondo il vaticanista americano tanto Francesco quanto il Papa Emerito hanno tentato di riformarela Chiesa interna al Vaticano ma hanno trovato non poche resistenze: «c’è un gruppo nella Curia, che non solo non vuole le riforme, ma le ostacola. Secondo me il Papa è anche un po’ risentito con alcune figure della Curia che si sono allontanate quest’anno, come il cardinale Mueller o Libero Milone. Sono usciti dicendo di essere stati vittime di manovre sporche, non dando esattamente la colpa a Francesco, ma dicendo che forse non è ben informato sulle vicende», spiega Allen che si schiera apertamente a favore dell’opera riformatrice degli ultimi due Pontefici. Francesco pare abbia a cuore particolarmente la riforma finanziaria nel tentativo di combattere quel “cancro di potere”, come detto ieri negli auguri alla Curia, che fonda sul denaro e non su Cristo l’obiettivo della propria missione curiale. «Nel frattempo il potere reale sulle finanze vaticane è riconcentrato nelle mani della Segreteria di Stato. Non siamo tornati allo status quo precedente a Francesco, ma a quello del secolo scorso. La riforma voluta dal Papa non è avvenuta, e lui vuole spiegare il perché». Mastrolilli poi ricorda ad Allen quella denunciata “lobby gay” interna alla Curia che avrebbe e non poco messo bastoni tra le ruote a Ratzinger: il vaticanista Usa non conferma ma non smentisce neanche, «Francesco è evidente che pensa ci sia una lobby che non vuole le riforme e cerca gli interessi personali invece del bene comune. Ha parlato di piccole cerchie di potere. Come Benedetto, Francesco pensa che in Vaticano ci sia una lobby nera e pericolosa. Nessuno dei due, però, ha fatto i nomi».

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