L’incubo di Natale per gli Stati Uniti avrebbe potuto materializzarsi dall’interno: un ex soldato dei Marines, Everitt Aaron Jameson, stava infatti pianificando un attentato a San Francisco in nome dell’Isis. Lo ha fermato l’FBI prima che mettesse in atto il piano di piazzare dell’esplosivo sul Pier 39 di San Francisco, uno dei moli più frequentati dai turisti. La polizia federale si era accorta di lui monitorando il suo comportamento sui social: like sospetti, “mi piace” al post su Facebook in cui campeggiava l’immagine di un uomo travestito da Babbo Natale sopra una scatola di dinamite con sotto la scritta:”Ci vediamo a Natale a New York…presto”. Ed era proprio il 25 dicembre, il giorno di Natale, la data a sua detta “perfetta” per realizzare l’attentato. Lo aveva confessato di persona ad un agente sotto copertura dell’FBI, che dopo aver notato sui social la radicalizzazione dell’ex marine aveva pensato bene di inviare un suo uomo per un incontro con Jameson, al fine di capirne le vere intenzioni. Come riportato da USA Today, quando aveva comunicato la volontà di compiere la strage a San Francisco, l’agente in incognito gli aveva consigliato di “tornare a casa e riflettere su quello che stava dicendo” ma l’ex marine – congedato dal corpo militare con l’accusa di “arruolamento fraudolento”, per il fatto di non aver dichiarato di soffrire d’asma – ormai era pronto ad agire poiché, ripeteva, non aveva alcuna paura di morire.
LA PUNIZIONE PER TRUMP
C’erano stati diversi segnali a suggerire che Everitt Aaron Jameson fosse diventato quello che siamo soliti definire lupo solitario. Non solo la sua condotta sul web – dove suggeriva di compiere azioni sulla scia della strage di San Bernardino – ma anche la vita di tutti i giorni. All’immagine del marine in divisa, si era col tempo sostituita quella di un autista di camion con barba lunghissima, una probabile radicalizzazione seguita alla conversione alla religione islamica. Questo al netto dello shock mostrato dal padre al momento dell’arresto, incredulo alla notizia che il figlio stesse pianificando una carneficina. Secondo quanto dichiarato dall’FBI, negli ultimi giorni Jameson si era detto titubante sul compiere l’attentato dopo che per errore un agente lo aveva composto il suo numero utilizzando un telefono di Washington, un imprevisto che aveva messo a rischio la copertura dell’agente. Al momento dell’arresto, i federali hanno trovato una lettera firmata da Jameson nel quale l’ex marine inseriva tra le ragioni che lo avrebbero spinto a compiere l’attentato anche la decisione unilaterale di Trump di spostare l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendola di fatto come capitale dello stato d’Israele.