Un caso gravissimo è avvenuto durante un “tirocinio” previsto dall’alternanza scuola-lavoro: un morto e un ferito grave è il bilancio tragico dell’incidente sul lavoro avvenuto a Faenza giovedì scorso. Un artigiano elettricista esperto non è riuscito a salvarsi dopo un volo di oltre 10 metri dal cestello della gru (dopo che si era rotto il braccio meccanico), mentre lo studente 18enne di origini albanesi – che stava effettuando il proprio “turno” di alternanza scuola-lavoro è ferito grave anche se per fortuna non in pericolo di vita. I due malcapitati, per conto di una ditta esterna (la TurchiImpianti Elettrici), stavano lavorando all’interno dello stabilimento della Sue.Co su un cestello sospeso, attaccato a una gru: ad un certo punto, spiega Repubblica Bologna, il braccio meccanico si è spezzato quando era a circa 10 metri di altezza, facendoli precipitare nel vuoto. Il 45enne purtroppo ha subito un colpo fatale alla testa ed è morto istantaneamente, il ragazzo ha riportato lesioni e fratture alle gambe ed è ricoverato all’Ospedale Bufalini di Cesena. Al di là della gravità di un ennesimo morto sul lavoro, probabilmente per il materiale non perfettamente funzionante, il clamore nato da questo caso si situa nelle tante polemiche sulla manodopera degli studenti prevista dalla nuova legge “Buona Scuola” del governo Renzi-Gentiloni.
UNIONE STUDENTI, “NESSUNO DEVE PIÙ RISCHIARE LA VITA!”
«Ci chiediamo come sia possibile continuare a promuovere l’eccellenza e l’innovazione di strumenti come l’alternanza scuola-lavoro quando gli stessi luoghi di lavoro sono perennemente a rischio e le tutele sulla sicurezza sono insufficienti. Nessuno deve più rischiare la vita»: ad intervenire è Francesca Picci, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Studenti (UdS). In particolare, lo studente ferito grave nell’incidente, partecipava al programma di scuola-lavoro per il suo istituto professionale e si trovava sul “campo” per imparare maglio il mestiere, in questo caso, dell’elettricista. In maniera molto dura, interviene anche la coordinatrice regionale della Rete degli Studenti Medi in Emilia Romagna, Camilla Scarpa: «Siamo indignati, esprimiamo solidarietà alla famiglia del lavoratore deceduto in questo terribile incidente e affermiamo con forza che il lavoro e i percorsi di transizione scuola-lavoro non possono e non devono essere mai sinonimo di insicurezza e di pericolo. Quello che è successo ci dice che abbiamo raggiunto il limite, che un’alternanza priva di tutele non può essere sostenibile». Secondo le analisi e indagini di Repubblica, pare che il ragazzo fosse iscritto ad una scuola provinciale professionale non direttamente soggetta al Miur, «Il giovane, secondo le prime verifiche, era coinvolto in un’attiva formativa tradizionalmente organizzata dalla scuola per alternare momenti di studio in aula e di attività pratica nelle aziende convenzionate».