Cresce purtroppo il bilancio degli attentati a Natale. L’Isis ha infatti rivendicato l’attacco suicida di oggi a Kabul, la capitale dell’Afghanistan. Verso le sei del mattino, ora locale, un uomo, che indossava un giubbotto carico di esplosivo, si è fatto esplodere in strada. L’attentato ha provocato la morte di sei persone che si trovavano su un’automobile. Tra le vittime anche il kamikaze. L’attentato è avvenuto vicino agli uffici della Direzione Nazionale di Sicurezza (DNS), l’intelligence afgana, nella zona di Sashkarden. Una settimana fa, invece, tre uomini armati sono stati uccisi dalla polizia in un tentato assalto ad un centro di addestramento degli stessi servizi segreti. L’Afghanistan, che nel gennaio 2015 ha abbandonato le forze dell’Onu, è diventato sempre più teatro di guerra. Un mese fa un attentato in un hotel di Kabul che ha provocato la morte di 17 persone, tra cui 8 poliziotti. (agg. di Silvana Palazzo)
ISIS CONTRO I CRISTIANI A NATALE
Quello alle porte sarà un Natale blindato: il rischio attentati è alto, anzi mai come quest’anno il pericolo terrorismo è considerato reale. Del resto l’Isis in passato non ha perso occasione per spargere sangue cristiano nel periodo in cui si celebra la nascita di Gesù. Un attacco kamikaze, ad esempio, ha colpito la settimana scorsa la chiesa cristiana metodista Bethel Memorial a Quetta, in Pakistan, causando 13 morti e 56 feriti. Oltre 400 fedeli erano riuniti per la liturgia domenicale quando quattro attentatori hanno fatto irruzione in chiesa, muniti di giubbotti esplosivi e armati fino ai denti. Uno si è fatto esplodere, un altro è stato ucciso dagli agenti di sicurezza, altri due sono riusciti a fuggire. Resta stampata nella memoria anche l’immagine di Berlino in occasione dell’attentato del 19 dicembre 2016, quando un uomo alla guida di un camion si scagliò contro un mercatino di Natale uccidendo 11 persone e ferendone 56. L’attentatore, Anis Amri, riuscì a fuggire ma venne poi ucciso a Milano dalla polizia il 23 dicembre. Il 20 dicembre 2014, invece, a Tours, in Francia, un uomo attacco gli agenti di un commissariato di polizia con un coltello, ferendo tre poliziotti prima di essere ucciso. L’attentato non venne rivendicato formalmente dall’Isis, ma l’attentatore aveva espresso sostegno allo Stato Islamico.
LE STRAGI DELL’ISIS A NATALE: ATTENTATI CONTRO CRISTIANI
Fu un Natale insanguinato anche quello delle Filippine nel 2015. Almeno 14 persone morirono a causa di un attacco di ribelli musulmani contro comunità cristiane. Nove fedeli cristiani vennero uccisi a colpi di arma da fuoco dai ribelli del Bangsamoro Islamic Freedom Fighter, che avrebbe giurato fedeltà all’Isis, pur non avendo rapporti diretti con gli uomini del Califfato. Secondo fonti ufficiali almeno 200 ribelli presero parte all’assalto. I terroristi presero anche degli ostaggi civili come scudi umani prima di liberarli. La Nigeria è stata colpita per due feste di Natale di seguito dai terroristi. Nel 2012 un gruppo di terroristi armanti attaccò una chiesa uccidendo sei persone, tra cui il sacerdote, e diede fuoco all’edificio. L’anno prima fu colpita una chiesa cattolica di Madalla, estrema periferia della capitale Abuja. L’attentato provocò la morte di una quarantina di persone, mentre altri attacchi terroristici, con numerosi morti e feriti, si verificarono in molte altre zone della nazione. Questo attentato fu rivendicato da Boko Haram, gruppo estremista islamico collegato ad Al Qaeda.
LA ROUTINIZZAZIONE DEL MARTIRIO
Per quanto sia una componente importante della religione islamica, il martirio in realtà non è veramente centrale per l’Islam. Era associato alla battaglia, ma – come riportato da Fondazione Oasis – il concetto è stato poi ampliato ben oltre il semplice combattimento, forse per la questione delle ricompense. I martiri diventano destinatari di importanti premi celesti a differenza degli altri musulmani. Nel tempo è quindi cambiata la figura del martire: l’attentatore suicida non è più un guerriero solitario che combatte contro un nemico superiore ma, soprattutto con lo Stato Islamico, è diventato parte di una strategia militare. Rappresenta la fase iniziale di un attacco e un’arma di terrore. Il martirio è diventato dunque prassi, c’è stata dunque una “routinizzazione” degli attentati suicidi, in particolare nel regno dei media. Atti realmente barbarici come crocifissioni, decapitazioni, il fatto di sciogliere le persone nell’acido o infliggere loro la morte appendendole a ganci da macello sono diventati il pane quotidiano dei media dello Stato Islamico, ma per questo non producono più terrore, bensì orrore.