Nell’Angelus tenuto in Piazza San Pietro per il giorno di Santo Stefano, Papa Francesco ha voluto ricordare le parole delle preghiere del Protomartire cristiano poco tempo prima di morire in nome di Gesù e del suo Vangelo testimoniato. «Signore Gesù, accogli il mio spirito» e «Signore, non imputare loro questo peccato», sono una eco fedele di quelle pronunciati da Gesù sulla croce, commenta Papa Bergoglio. «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” e “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. “Quelle parole di Stefano sono state possibili soltanto perché il Figlio di Dio è venuto sulla terra ed è morto e risorto per noi». Prima della venuta e resurrezione del Cristo, erano del tutto impensabili le parole dette da Stefano: «Cristo risorto, infatti, è il Signore, ed è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini, non soltanto nell’ora della nostra morte, ma anche in ogni istante della vita: senza di lui non possiamo fare nulla». Verso la fine del messaggio lanciato dal balcone di Piazza San Pietro, il Pontefice ricorda nel nome di Santo Stefano tutta la “scomodità” che porta nel mondo il messaggio cristiano: «Il messaggio di Gesù è scomodo e ci scomoda, perché sfida il potere religioso mondano e provoca le coscienze». (agg. di Niccolò Magnani)
IL MISTERO SULLA DATAZIONE DEL MARTIRIO
Nel culto del Santo Protomartire Stefano un particolare “mistero” avvolge il periodo di datazione della sua morte: una datazione certa manca, anche se in molti storici tendono a fissare la data circa tre anni dopo la crocifissione di Gesù. Il fatto che funge da discrimina per questo tipo di datazione che si attesta al 36 dopo Cristo riguarda proprio il modo con cui Santo Stefano è stato ucciso: lapidazione e non crocifissione come in quei tempi era norma praticante per la reggenza dei Romani in Palestina. La lapidazione è una tipica esecuzione giudaica il che suggerisce come la morte del primo martire cristiano fosse avvenuta nel lasso di tempo e vuoto amministrativo lasciato dai Romani dopo la destituzione del governatore Ponzio Pilato (lo stesso che firmò la condanna a morte del Cristo solo tre anni prima), inimicatosi con la popolazione locale per non aver gestito bene la rivolta del monte Garizim (fermata duramente con il sangue dai Romani). In quel periodo dunque a comandare in Palestina era il Sinedrio, che eseguiva le condanne a morte tramite lapidazione, secondo la tradizione locale: non solo, per il diritto romano la morte per lancio di pietre era severamente vietata e dunque tanto Stefano quanto San Giacomo furono martirizzati probabilmente per volere del Sinedrio che voleva bloccare sul nascere ogni forma di evangelizzazione della parola di Gesù in rapidissima ascesa. (agg. di Niccolò Magnani)
PERCHÈ OGGI SI FESTEGGIA IL PROTOMARTIRE?
La Chiesa Cattolica festeggia Santo Stefano il 26 dicembre, la Chiesa Ortodossa il 27 e le principali chiese protestanti ricordano il primo Martire cristiano sempre tra Natale e Capodanno. Ma perché? Il motivo è semplice e riguarda la storia stessa del Protomartire seguace di Gesù: proprio in quanto martire cristiano tra i più importanti della storia (non solo perché il primo) viene celebrato subito dopo la nascita del Cristo visto che in questi giorni sono ricordati tutti i “Comites Christi” ovvero i compagni più vicini alla storia e al significato profondo del figlio di Dio venuto sulla Terra per salvare l’uomo attraverso anche la testimonianza fedele dei suoi più diretti amici e discepoli. Santo Stefano è di certo uno dei più fulgidi esempi di testimonianza del Vangelo visto che per primo viene ucciso proprio per aver detto la verità sulla vita e la persona divina di Gesù di Nazareth. (agg. di Niccolò Magnani)
LE TRADIZIONI IN INGHILTERRA
Gli italiani si preparano all’ennesima abbuffata in ricordo del primo martire cristiano mentre in Inghilterra oggi, 26 dicembre, non succede lo stesso. Oggi in molti paesi anglosassoni non si festeggia Santo Stefano ma ci si prepara per il boxing day e non solo. Secondo la tradizione sembra che proprio questo giorno sia dedicato ai regali ma non quelli da mettere sotto l’albero o da scartare, ma quelli che si fanno ai poveri. L’origine del nome viene proprio dalla cassetta che si trova in Chiesa per mettere le offerte ai poveri e oggi si dedica questa giornata ad aiutare chi è più sfortunato. Le tradizioni inglesi, però, non finiscono qui e mente c’è chi si prepara a donare a chi non ha la stessa fortuna, altri pensano anche al 26 dicembre come una data importante per la caccia alla volpe. Per la vecchia generazione proprio quella di oggi era la giornata ideale per iniziare la caccia. La cosa curiosa è che la pratica è stata ormai abolita dal lonano 2005 ma proprio in questo giorno, le famiglie degli storici cacciatori si impegnano a rivivere quei momenti organizzando battute di caccia “simboliche”, che durano una giornata intera che si ripetono nei riti e cerimonie ma non comportano l’uccisione di alcun animale. (Hedda Hopper)
SANTO STEFANO, LA VITA DEL PRIMO MARTIRE
Santo Stefano è uno dei Santi più importanti e venerati, essendo stato il primo Martire cristiano e, tutt’oggi, viene celebrato il 26 dicembre, giorno seguente il Natale. La scelta del giorno non è casuale: è il primo Santo festeggiato dopo il giorno dedicato alla Nascita di Gesù. Dell’infanzia e delle origini di Santo Stefano, purtroppo, non si sa molto. Si ipotizza fosse greco, perché il suo nome pare provenire dalla parola greca “stephanos” che significa “corona” e, quindi, Stefano significa “l’incoronato”. Santo Stefano era un giudeo, che si convertì alla religione cattolica, ed entrò a far parte del consiglio amministrativo degli Apostoli. Questo significava che Stefano si sarebbe occupato di servire il popolo, di lavorare, per dare agli Apostoli più tempo libero da poter dedicare a predicare la parola di Gesù. Stefano, però, oltre che lavorare duramente, non smise mai di dedicarsi alla predicazione e, nel poco tempo libero, seppur stanco e stremato dalle fatiche fisiche, continuava a dedicarsi al nutrimento delle anime.
Stefano si concentrava soprattutto sulle persone di passaggio, sugli ebrei e sui giudei, e li convertiva al cattolicesimo, dopo lunghi e pazienti prediche. Per la dolcezza con la quale riusciva a tenere i suoi discorsi e le sue conversazioni, e per la tenacia fisica che dimostrava facendo due lavori, veniva chiamato “Stefano, pieno di grazia e di forza”. Nell’anno 34 d.C., nel rendersi conto di quanta gente fosse riuscito a convertire, i poteri forti lo presero di mira e cominciarono a perseguitarlo, accusandolo di blasfemia contro Mosè e Dio. Fu catturato e portato dinanzi al Tribunale, dove fu accusato di aver pronunciato blasfemie e bestemmie e di aver inveito contro i Luoghi Sacri. Il sacerdote, che fungeva anche da giudice, gli chiese se fosse vero. E Stefano, per tutta risposta, pronunciò il più lungo, struggente, sentito discorso, che fu testualmente riportato negli Atti degli Apostoli e, tutt’oggi, è una delle letture più toccanti di tutto il Vangelo. Alla fine del suo parlare, però, la gente si rivoltò contro di lui, lo portò fuori dal Sinedrio e lì si scatenò un vero e proprio linciaggio. Stefano morì dopo lungo tempo di percosse e, perdendo sangue e con l’ultimo filo di voce, implorò Dio di perdonare i suoi assassini. Stefano fu seppellito in una fossa comune ma le sue reliquie vennero riesumate da un prete a cui apparve in sogno. Toccando le reliquie di Santo Stefano Protomartire avvennero diversi miracoli.
SANTO STEFANO, LE TRADIZIONI DEL 26 DICEMBRE
Santo Stefano, in tutta Italia, è ricordato e festeggiato il 26 dicembre. È considerata giornata di Festa Nazionale. Il Protomartire viene celebrato con tradizioni speciali, con un pranzo molto simile a quello natalizio e, durante la Messa, viene letto il suo struggente discorso, preso dagli Atti degli Apostoli. I cibi tradizionali della festa di S. Stefano variano di regione di regione. Qualche esempio: nel napoletano si usa servire la minestra di broccoli e carne, in Piemonte si cucina il lesso, nel bresciano il brodo di gallina. A Santo Stefano si estendono i festeggiamenti natalizi ed è considerata, come il Natale, una festa familiare, di convivialità. Si ricordano, principalmente, la forza di Santo Stefano, che ha dedicato la vita ad insegnare ai non credenti la parola di Gesù, così come i genitori dedicano la vita ad educare i propri figli.