La notizia è fatta apposta per mescolare le carte del bene e del male, di ciò che è giusto e di quel che è sbagliato.

Un uomo di 59 anni, gravemente invalido in seguito ad un incidente sul lavoro, aveva investito i proventi dell’associazione per l’infortunio in azioni di Veneto Banca: 100mila euro, tutti buttati via, evaporati, spariti. Così ieri ha spinto in retromarcia la sua autovettura contro la porta d’ingresso della sede centrale dell’ex istituto veneto, a Montebelluna. Non ha investito nessuno. Ma dev’essere chiaro: non si fa.



È dalla vigilia di Natale che questo signore manifestava in modo pacifico. Nessun risultato, ecco allora l’azione dimostrativa. Che suscita in noi considerazioni persino ovvie. E cioè che è infinitamente peggio il gioco atroce di banchieri senza scrupoli che hanno tradito la fiducia dei risparmiatori, che non una mossa di protesta nel tentativo di scuotere i potenti e chiamare dalla propria parte la gente comune.



Figuriamoci. Ciascuno insegue i suoi guai. Anche se la simpatia non mancherà, però siamo in periodo di feste, e via… Quanto alla élite… Chi ha trasformato la finanza da strumento per dare sicurezza al futuro delle famiglie in lurida speculazione che fa traballare il presente e l’avvenire di molti piccoli cittadini comuni, allarga le braccia, e parla di rischio degli investimenti. La politica non ha saputo preparare paracaduti dinanzi alla caduta verticale di alcune banche sottoposte a nuove regole europee, ed anzi c’è chi ha spremuto denaro dai decreti per conformare le nostre banche popolari agli schemi anti-italiani di Bruxelles. La magistratura? Peggio mi sento: in passato ha dato prova di insipienza (vedi la fiducia incredibilmente accordata a una banca olandese dalla Procura di Milano) ed oggi di strana lentezza. 



In questo cumulo di colpe grandi come macigni, l’atto dell’uomo disperato a Montebelluna è un sassolino innocuo. 

Bisogna certo provare profonda pena per questo gesto, alla fine con esiti veniali. Evitiamo però che la compassione si trasformi in giustificazione. Sarebbe dare un’irresponsabile licenza perché si ripetano in piccolo i metodi dei terroristi. Che cos’è quest’uso di un’auto come una mazza se non un’emulazione certo non criminale di quei furgoni trasformati in armi? Pericolosa china. Negli anni scorsi ci furono attentati contro Equitalia, per fortuna quei piccoli falò non riuscirono ad incendiare la prateria. Ma l’illegalità, in un clima sociale dove si percepisce l’allargarsi delle differenze tra poveri e ricchi, è una scintilla nella polveriera.

Occorre un lavoro di rassicurazione e di risarcimento, io credo da parte non tanto del governo ma di consorzi di banche, non genericamente e a pioggia, ma con scelte oculate che privilegino casi come quello dell’invalido 59enne. Il sistema bancario investirebbe in pubblicità positiva verso se stesso, se agisse così: trasformerebbe l’odio popolare in fiducia. Che oggi è l’infrastruttura più preziosa da ricostruire con audacia.