“Tassa sul sudore”, così hanno chiamato la Bike Card di 25 euro che ogni ciclista amatoriale dovrà versare dal primo gennaio alla Federazione ciclistica italiana (Fci) per poter partecipare alle varie competizioni di paese o alle sgambate cicloamatoriali. La notizia è stata riportata dal Corriere della Sera, secondo cui questa tassa non prevede alcuna garanzia, neppure una copertura assicurativa. La Fci, che avrebbe un deficit di 2 milioni di euro a bilancio (recentemente è stato contestato dal Coni), in questo modo può esercitare un controllo su chiunque voglia andare in bici. Finora per partecipare alle corse ciclistiche amatoriali bastava iscriversi ad uno degli enti di promozione sportiva più vicino presentando un certificato medico. Le tessere Eps, ad esempio, permettevano di partecipare a qualsivoglia evento, ora invece diventa obbligatoria la Bike Card. Renato Di Rocco, presidente del Federciclismo, ha respinto le accuse di chi l’ha chiamata tassa: «La nostra è un’iniziativa politica per combattere chi ci fa concorrenza sleale con i contributi pubblici. I soldi serviranno a gestire servizi comuni come la giustizia sportiva. Non raccoglieremo più di 70-80 mila euro – ha dichiarato al Corriere della Sera -. Chi non vuole acquistare la Bike Card abbandoni gli enti e si tesseri direttamente con noi: siamo i più seri. La Bike Card offrirà comunque anche dei servizi. Quali? Ci penseremo».
“TASSA SUL SUDORE”, LA RIVOLTA DEI CICLISTI AMATORIALI
Un canone di 25 euro per porter girare in bicicletta: sui social tiene banco la cosiddetta “Tassa sul sudore”. La notizia sta provocando una sorta di rivolta tra gli amatori. Il deejay e grande appassionato Linus, ad esempio, ha espresso la sua profonda «delusione» per questa iniziativa. «Capisco che le federazioni abbiano problemi economici, ma con i ricatti morali non si risolvono le cose», ha dichiarato, come riportato da Atleticalive. Linus ha fatto poi il parallelo con la sua gara podistica Deejay Ten: «Penso ai tanti che si avvicinano a corse come la mia per poi magari innamorarsi della disciplina. Se poi oltre all’iscrizione devo pagare un balzello aggiuntivo, in cambio di niente, non partecipo nemmeno». E non manca la stoccata alla Vidal sul cambiamento di mentalità: «Organizzazioni come la Fidal cominciano a mostrare i loro anni e hanno atteggiamenti vessatori. Così per ogni 100 amatori che pagheranno una tassa ingiusta ce ne saranno mille che corrono liberamente. Meglio trovare una soluzione più ragionevole».