Franco Coppi è uno degli avvocati più famosi e rinomati d’Italia. Non solo: Coppi è uno stimatissimo Cassazionista, il grado più elevato per chi conosce l’intrivcato mondo giuridico italiano. A 79 anni di esperienza ne ha oramai a bizzeffe, così come di presstigio di fronte ai giovani colleghi. Ma il mondo della giustizia, per Franco Coppi, non è sempre stato rose e fiori, anzi. In particolare, negli ultimi anni ciò che lo ha colpito fortemente è stato il terribile omicidio di Sarah Scazzi avvenuto ad Avetrana, in Puglia. Tutti ricorderanno delle autoaccuse iniziali di Michele Misseri, zio della ragazza, a cui seguirono tutta una serie di ritrattazioni quantomeno folkloristiche. Franco Coppi, come sempre, era al centro di uno degli episodi di cronaca più intricati degli ultimi anni, difendendo l’accusata principale dell’omicidio, quella Sabrina Misseri figlia di Michele e cugina di Sarah Scazzi. Dopo le accuse di Michele nei confronti della figlia, poi ritrattate, Franco Coppi aveva assunto la difesa legale proprio di Sabrina, considerata l’artefice materiale di quel tremendo ed efferato omicidio.
“SENTENZA INGIUSTA”
Nonostante la strenua difesa di Franco Coppi nei confronti di Sabrina Misseri, nulla ha potuto contro la sentenza di ergastolo che ha travolto la giovane cugina di Sarah. Una sentenza inappellabile e definitiva, che ancora oggi l’Avvocato Coppi reputa assolutamente ingiusta. In questi termini, infatti, si è espresso al sito internet Corriere.it: “Mi spiace dirlo ma quella sentenza non fu solo ingiusta: fu profondamente ingiusta. Rimasi talmente amareggiato per quell’esito così imprevedibile che pensai di lasciare seriamente la professione di avvocato dopo tanti anni di esercizio. Purtroppo pensare che non sono riuscito a salvare quella ragazza ancora oggi non mi fa dormire la notte. E’ una pena enorme, mostruosa.” Fortunatamente per il mondo giuridico, però, Franco Coppi ha deciso di ritardare ulteriormente il suo pensionamento e di continuare a svolgere quella professione che tanto gli ha dato in una vita di sacrifici. Continua Coppi: “Alla fine ho deciso di continuare per un senso di viva responsabilità che devo in primis ai miei assistiti e poi anche ai miei colleghi. Sono ancora utile e voglio dimostrarlo.”
“IL TRIBUNALE? UNA GABBIA DI MATTI”
In tanti e tanti anni di carriera Franco Coppi ne avrà viste certamente di cotte e di crude in aula. E’ lo stesso Coppi a descrivere la sua passione per l’avvocatura e, in particolar modo, per la Corte d’Assise: “Gli espisodi di cronaca nera sono quelli che decisamente mi affascinano di più. In aula riesci a percepire certi movimenti dell’animo umano, come agisce in determinati frangenti, cosa lo motiva. Ho passato tutta la vita nei tribunali e posso dire tranquillamente che è una gabbia di matti.” Chi meglio di lui può, infatti, affermare una cosa del genere? Franco Coppi si appiglia soprattutto a un suo ricordo personale di vita vissuta in aula: “Ci fu un caso che mi fece particolarmente ridere. Una volta un avvocato fece un discorso bellissimo in aula su un ragazzo che ‘sarebbe stato costretto a vivere come un orfano a causa della perdita dei propri genitori’. Il presidente a un certo punto gli fece notare, in maniera piuttosto perplessa, che a uccidere i genitori in realtà era stato proprio lui. Al che l’avvocato rispose con un candido: ‘E che c’entra? Rimane comunque un orfano’…”