Il caso della bandiera nazista nella caserma Baldissera dei carabinieri di Firenze capita in un clima già reso abbastanza caldo dall’irruzione di un manipolo di naziskin in un’assemblea indetta da un’associazione pro migranti pochi giorni fa. Un atto, quello di Como, da definirsi solo come odioso, intriso di una disgustosa violenza morale che non è diventata violenza fisica solo per la discutibile remissività delle vittime. E, in questo caso, i leaders del centrodestra hanno perso un’ottima occasione per tacere: da Giorgia Meloni che ha definito l’atto come “una intimidazione” (dimenticando il reato di violenza privata, art. 610 c.p.) o il sempre spassoso Matteo Salvini il quale ha sentenziato “Certo che entrare in casa d’altri non invitati non è elegante; ma il tema dei migranti sottolineato dagli skinheads è evidente”. Per cui, da stasera, tutti a casa di Salvini quando qualcuno ha da contestare qualcosa alla Lega! Non sarà “elegante” ma qualche ragione si troverà di sicuro.



Dato che il livello dei politici, ad ogni livello e schieramento, è quello che è, non poteva mancare l’immediata replica della sinistra, in un’escalation di scempiaggini che ormai non ha più fine. La caserma Baldissera è situata a poca distanza dal Ponte Vecchio e, dalla strada si è vista quella che è stata identificata come una bandiera nazista. In campo bianco campeggia al centro una inconfondibile aquila imperiale con croce gotica. Di svastiche nemmeno l’ombra. Si tratta, per chiunque abbia un minimo di conoscenze storiche, della bandiera di guerra della Kaiserliche Marine che si batté gloriosamente allo Jutland nel 1916 e che ebbe gran parte nella caduta dell’impero germanico e nella resa della Germania nella prima guerra mondiale. Lo stesso Hitler ricordava che la marina era rimasta imperiale nella coscienza dei suoi uomini e non si poteva considerare nazista. La bandiera fu successivamente adottata anche dalla Kriegsmarine tedesca durante la seconda guerra mondiale e, in questo lato senso, si può dire che fu utilizzata anche dalla Germania nazista. Ma non tutti i tedeschi erano nazisti e milioni di soldati e marinai tedeschi seppero combattere e morire per il proprio paese, in una guerra ingiusta sì, ma senza venir mai personalmente meno alle leggi dell’onore e dell’umanità. Sarebbe sommamente ingiusto verso la Germania dimenticare questo che, per molti, è solo un trascurabile dettaglio. Attualmente è utilizzata anche da gruppi nazisti, non potendo esibire la svastica, ma ciò non può bastare a una “damnatio memoriae”.



Ma cosa volete che ne sappia di tutto ciò un ministro come Pinotti che dichiara “Chi espone una bandiera del Reich non può essere degno di far parte delle Forze Armate”, o Mariastella Gelmini che auspica “provvedimenti esemplari” o Nicola Fratoianni che parla esplicitamente di “bandiera neonazista”. 

D’altra parte ci si deve anche chiedere cosa faccia un cimelio come quello in una caserma dei carabinieri dove l’unica bandiera da mostrare, direi quasi religiosamente, è il nostro tricolore repubblicano. Se l’Arma fosse un’azienda privata non sarebbe permesso di pubblicizzare “prodotti” di altre società. Perché accade ciò? E’ serio e degno della tradizione dell’Arma?



Viene da chiedere se a qualcuno importi ancora qualcosa della Storia. E se è vero che questa, ripeto, gloriosa bandiera è stata utilizzata anche da neonazisti, chi ama la Storia deve rivendicare con forza il diritto di ricordare un passato positivo e rendergli il giusto tributo. Ad esempio la “stars and bars” degli stati confederati durante la guerra di secessione  americana è il simbolo di un’epopea bellica tra le più tragiche e commoventi della storia militare ed è degna di restare come simbolo accanto alla “Stars and Stripes”, indipendentemente dall’abuso che ne possano fare i suprematisti del sud. In caso contrario sarebbe il caso di vietare, come sarebbe auspicabile, la bandiera rossa dell’Unione Sovietica come simbolo atroce di decine di milioni di morti, vittime della più disastrosa dittatura del XX secolo, peggiore del nazismo come numero di vittime. Ma per chi ama la Storia basta ricordare l’epopea di Stalingrado o l’assalto al Reichstag nel marzo del 1945 per riscattare quei colori. La guerra — perché è tale — contro l’ignoranza storica, continua.