«L’italiano? Quasi perfetto, l’ho imparato ascoltando i miei nemici»: inizia così, con una battuta, l’ospitata di Don Julián Carrón ieri sera a Matrix, il programma di approfondimento condotto da Nicola Porro. L’occasione è fornita dall’uscita del nuovo libro scritto dal Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione con il giornalista Andrea Tornielli, “Dov’è Dio?” e proprio su questi spunti si è permeata l’intensa chiacchierata in studio. «Ma scusi Carron, cos’è un ciellino?», chiede il conduttore: «è una persona che ha incontrato il carisma di Don Giussani, ha incontrato il fascino con cui lui viveva la fede con la possibilità di trovare la fede interessante per la vita, da lì tutto viene di conseguenza». Si sofferma poi sui numeri del “fenomeno” Comunione e Liberazione – circa 100mila iscritti – ma va ben oltre il sacerdote spagnolo, «ci sono molti più di quelli iscritti alla Fraternità, perché il movimento incontra molto più di quanto si possa dire con i numeri». Don Julián racconta che a 12 anni voleva fare il sacerdote, ma che questo non è affatto strano – sebbene lo sembri per Porro e per molti di noi in effetti -, «io dico sempre, non perché il seme sia più piccolo allora è meno vero». Clicca qui per la video intervista integrale a Matrix di Don Julian Carron
“DOV’È DIO?”
Si passa poi al punto chiave, cos’è effettivamente Cl e come Cl tenta di rispondere alla domanda delle domande, “Dov’è Dio”: «una lobby? In qualche posto è così, in altri posti non tocchiamo neanche la palla, è una esagerazione dire che siamo una lobby, il mondo di Cl è molto più ampio. Nel 2012 sono stato invaso da un dolore indicibile per aver rovinato la grazia di quello che abbiamo ricevuto» – e qui fa riferimento ai guai ed errori di alcuni esponenti di Cl in Lombardia – «Abbiamo sbagliato in qualche momento, e quindi io sentivo il bisogno di chiedere scusa per quello che noi avevamo fatto». Porro poi legge un frammento del libro in cui è rimasto folgorato dalla risposta di San Paolo e dello stesso Carron che lo cita: «dov’è Dio? San Paolo diceva che c’è desiderio del bene ma non la capacità di attuarlo, “io non compio il bene che voglio ma il male che non voglio”, un sapore non moralistico della vostra comunione e liberazione, davvero incredibile», spiega il giornalista in maniera sincera. «Esperienza di tutti, non solo in Cl, è esperienza umana comune. Conviviamo con il peccato, accettiamo che quando uno sbaglia come tutti noi, nel rapporto con chiunque, chiede scusa perché lo riconosce come sbagliato, molto semplice», replica Carron. Per rispondere poi alla domanda su come e cosa investa la presenza di Dio nella vita umana, il leader di Cl si rifà al carisma del fondatore: «altro che movimento di integralisti, semplicemente Don Giussani diceva che se uno si innamora allora quello investe tutta la vita, dal lavoro alla famiglia, fino ai rapporti di amicizia. Nella storia di un grande amore, come diceva un grande pensatore, tutto diventa un avvenimento. La realtà viene vissuta in modo diverso, i soldi vengono spesi in un altro modo, tutto c’entra con questo avvenimento. Come diceva San Paolo, tutta la vita c’entra con il dormire, il mangiare, il parlare: l’avvenimento della vita cristiana, di Gesù che entra nella nostra vita, è ancora più dell’innamoramento. Coinvolge ogni aspetto della nostra vita e della realtà».
“SOLO IL CRISTIANESIMO PUÒ SALVARE LA LAICITÀ DELLO STATO”
Don Julián Carrón spiega poi nel dialogo serrato con il simpatico giornalista come la preoccupazione più grande che ogni cristiano, non solo i ciellini, devono avere è che «non voglio perdere la novità che Cristo introduce in ogni aspetto del vivere». Si chiede onestamente perché Don Giussani abbia scelto lui e non altri – «tutti avevamo molto più esperienza di me, io venivo da lontano» – ma tant’è, «ora sono impegnato più che mai a tenere fede a quel carisma che mi ha fatto riconoscere come Cristo c’entri con ogni aspetto della realtà». La discussione entra poi in una piega politica assai urgente e pressante, la laicità e il rapporto nello stato tra cristianesimo e Islam, soprattutto: Porro cita Michel Houellebecq che di recente ha spiegato come «solo il cattolicesimo può salvare la Francia, l’Islam non sa cosa sia l’ateismo», e Carron replica in maniera pungente. «È una grande sfida per l’islam, il cristianesimo ha capacità di accogliere il diverso, anche l’ateo, ma l’Islam deve ancora fare un cammino per raggiungere questo percorso. Siamo tutti chiamati a fare questo percorso: in un mondo in cui la questione più importante è la libertà – per un uomo più prezioso è l’essere libero – tutti siamo chiamati a fare questo percorso che ha fatto e fa il cristianesimo».
DALLO IUS SOLI ALLA LIBERTÀ
Carron poi argomenta ancora, spiegando come davvero solo la Chiesa nella storia ha potuto salvare la laicità dello stato: « siamo nati con la distinzione tra stato e religione, noi abbiamo subito la persecuzione per difendere la propria fede dallo stato, siamo nati per difendere la libertà». Nicola Porro chiede poi al sacerdote cosa ne pensi del fatto che sullo ius soli, durante un sondaggio fatto ai vari partecipanti l’ultimo Meeting di Rimini organizzato da Cl ad agosto, i ciellini sono esattamente divisi a metà. «Tema di grande dibattito, si capisce così quanto è difficile oggi mettersi d’accordo sulle questioni fondamentali. Tutti dobbiamo fare un cammino per capire come accettare l’altro che abbiamo davanti, l’altro è un bene, ma non possiamo forzare la gente per accettare questo bene». Secondo il presidente del Movimento, riconoscere l’altro come un bene è un cammino di libertà in cui tutti siamo educati e proposti nel farlo, «ma non si può imporre con un decreto. Dall’inizio Dio ci ha insegnato ad avere a che fare col rapporto tra verità e libertà, la storia dell’uomo è tutta qui, ha mandato tanti, come Abramo, che ha rispettato la libertà, aiutando gli uomini a prendere consapevolezza di sé». In maniera sincera e interessata, il giornalista ha poi chiesto perché Cl fa tanta evangelizzazione e viene seguita dai giovani: «l’obiettivo è condividere con gli altri la fortuna dell’incontro che abbiamo ricevuto: perché secondo lei è più immediato con i giovani? Se si presenta il cristianesimo in maniera attraente, allora i giovani si interessano. Una persona di recente mi ha raccontato che un liceale a Milano ha chiesto ad un altro, ”ma cosa trovi in Cl?” e l’altro, “un luogo in cui si prendono sul serio le proprie domande”». Per Carron, come lo era per Don Giussani, le risposte e non solo le domande le si trovano come le ha presentate Gesù, “vieni e vedi”: «vivi in un luogo dove vedi una esperienza di proposta per vivere e lì capisci e giudichi se quella proposta è aderente e risponde alle proprie domande, sullo studio, sul lavoro, sull’affetto e sulla famiglia». La sfida è verificare sempre se la proposta di Cristo, conclude Carron, «è quella che risponde di più alle sfide, tante, che la vita ti mette di fronte e se Cristo risponde davvero ai bisogni del proprio cuore».