La scomparsa di Mario Bozzoli, 50enne titolare della fonderia-raffineria di Marcheno avvenuta l’8 ottobre del 2015 sembra essere strettamente connessa alla morte di Giuseppe Ghirardini, uno dei tre operai in turno proprio mentre l’imprenditore spariva nel nulla. Il duplice giallo sarà oggi al centro della puntata speciale di Quarto Grado dal titolo “Le Storie” che si occuperà di un caso la cui verità, a distanza di oltre due anni, appare ancora molto lontana. A dividere la scomparsa di Bozzoli dalla morte di Ghirardini furono appena sei giorni: il secondo fu rinvenuto senza vita, avvelenato con il cianuro. Difficile pensare che si sia trattato di un suicidio. Due mesi dopo la procura di Brescia iscrive nel registro degli indagati coloro che erano presenti nella fonderia quella sera di ottobre: Alex e Giacomo, i figli di Adelio Bozzoli, i dipendenti Oscar Maggi e il senegalese Aboagye (Abu) Akwasi. Tutti sono accusati di omicidio volontario e distruzione di cadavere in riferimento a Mario Bozzoli. Il dubbio degli inquirenti è che l’imprenditore sia stato ucciso e poi il suo corpo arso in uni dei forni della fonderia, ad una temperatura di 1200 gradi. Da qui la decisione di porre sotto sequestro lo stabilimento, bloccando la produzione per permettere ai Ris di poter analizzare i due forni alla ricerca di tracce umane che però non emergeranno. Quindi la palla è passata all’antropologa forense Cristina Cattaneo, incaricata dalla procura a scrutare con attenzione circa 50 tonnellate di scorie alla ricerca anche di una piccolissima traccia che ad oggi, però, non sarebbe ancora giunta. Il dubbio è che proprio Mario con il fratello Adelio abbiano avuto idee del tutto diverse in fatto di lavoro, tanto da rendere necessario eliminare il problema alla base.



MARIO BOZZOLI E GIUSEPPE GHIRARDINI: I DUE CASI COLLEGATI?

Al giallo sulla scomparsa di Mario Bozzoli, attualmente rimasto chiuso proprio dietro i portoni della sua fonderia, si va a legare quello sulla morte di Giuseppe Ghirardini, un suo operaio. La sua famiglia da oltre 24 mesi chiede verità e soprattutto giustizia per quella morte sulla quale ad oggi non è ancora stata fatta chiarezza, sebbene lo scorso maggio le indagini siano state prolungate di ulteriori sei mesi. Quasi certamente, come spiega Brescia Oggi, il mistero della scomparsa di Mario Bozzoli passa attraverso la spiegazione della morte di Giuseppe Ghirardini. Era il 14 ottobre di due anni fa quando l’operaio si allontanò dalla sua casa al volante del suo suv. Sparì anche lui nel nulla ma a differenza di Bozzoli, il suo corpo fu rinvenuto quattro giorni dopo a Case di Viso, sopra Ponte di Legno. Dall’autopsia emerse la morte provocata da un avvelenamento da cianuro, dando vita ad un duplice giallo. A distanza di due anni, Telelombardia è tornata dove tutto ebbe inizio, a Marcheno, per intervistare uno dei colleghi di Ghirardini il quale ha reso nota la sua ipotesi: “Lavoravo sul forno quello grosso, io facevo il primo turno poi al secondo turno c’era Giuseppe Ghirardini”, ha raccontato alla tv lombarda. Mario per i suoi operai era come un amico, non semplicemente il datore di lavoro. Aggiunge l’operaio: “Ormai si vedeva che le cose in azienda stavano finendo, forse si stavano anche separando. Litigi? C’erano, si guardavano male e si mandavano a quel paese”. Bozzoli gli aveva confidato che entro i successivi 7-8 anni avrebbe mollato, cedendo l’attività. “Il giorno della scomparsa sono entrato in azienda ho visto Adelio, gli ho chiesto che cosa fosse successo. Mi ha risposto che era sparito Mario. Allora gli ho chiesto cosa dovevamo fare, io volevo andare a cercarlo. Lui mi ha risposto che dovevamo andare a lavorare”, ha aggiunto. Il forno, fu lui a spegnerlo alle 10:30 del 9 ottobre.

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