Il caso di Elena Ceste continua a regalare colpi scena inediti, come quello delle lettere scritte lo scorso anno da Michele Buoninconti ai figli e pubblicate sul nuovo numero del settimanale Giallo. Della vicenda se ne è parlato oggi nel corso della trasmissione Storie Vere, insieme al direttore della rivista, Andrea Biavardi e a diversi ospiti in studio. “Leggendo queste lettere l’emozione immediata è quella di un bravo padre, poi riflettendo inevitabilmente il pensiero va alla condanna in primo grado a 30 anni per l’omicidio della moglie”, ha commentato il giornalista e direttore di Giallo. A sua detta, le missive in oggetto rappresentano un’arma per l’accusa e per la parte civile al fine di dimostrare il cambio di personalità del presunto assassino di Elena Ceste. Oltre a quelle inviate ai figli, ce ne sarebbero anche altre con destinataria la stessa moglie uccisa. In un’altra missiva, Buoninconti scrive ai figli che quanto accaduto non sarebbe dipeso da lui: “Sono gli altri che si sono appropriati della mia vita… voi non dovete prendere nessuna decisione perché sarà lei a guidarvi: mamma è come me, le parlo tutti i giorni come ho sempre fatto”. Ed ancora, “Ci chiede di amarla con sincerità. Solo così raggiungerà la serenità… siete la mia vita, vi penso ogni giorno, siete nel mio cuore”. A detta di Meluzzi, ospite in studio, queste lettere non sarebbero il sintomo di una dissociazione schizofrenica ma sono l’espressione di un “atteggiamento psicologico profondamente ambivalente”. Durante l’intera vicenda Michele avrebbe dimostrato di avere un’idealizzazione assoluta della famiglia, prima dell’apertura di una faglia: da una parte Elena Ceste e i presunti tradimenti e dall’altra la donna come l’aveva idealizzata lui.



Nel corso della puntata odierna di Storie Vere, è stata dedicata un’ampia parentesi al giallo di Elena Ceste. La vittima scomparve misteriosamente il 24 gennaio 2014 per poi essere rinvenuta cadavere nove mesi più tardi, il 18 ottobre del medesimo anno, in un canale del Rio Mersa. Per il suo omicidio è stato condannato in primo grado a 30 anni di reclusione il marito Michele Buoninconti, in questi giorni protagonista del processo d’Appello nel corso del quale il pm ha chiesto ai giudici la conferma della pena inflittagli. Nel corso della trasmissione di Rai 1, quest’oggi è intervenuto il direttore del settimanale Giallo, Andrea Biavardi, commentando alcune lettere pubblicate in esclusiva sull’ultimo numero della rivista. Si tratta di missive che Michele Buoninconti, dal carcere, avrebbe scritto ai figli, sebbene non si abbia la certezza che i destinatari siano realmente entrati in possesso di queste lettere. Una di queste è datata primo maggio 2016: Michele Buoninconti si rivolge ai propri figli in vista della festa della mamma ormai imminente, nella speranza che possano ricevere in tempo i suoi pensieri. “Il tempo scorre veloce, ho sognato mamma, la sogno spesso”, si legge nella missiva scritta dal presunto assassino di Elena Ceste, nella quale l’uomo ricorda la moglie premurosa, proprio come lo era nella realtà quando si preoccupava affinché non tornasse tardi dal lavoro. “’Ti aspetto’, mi ha ripetuto baciandomi, e voi ne siete testimoni”, scrive ancora. Buoninconti ribadisce poi come in casa fosse amato da tutti: “Ogni volta che andavo a lavorare, specialmente di sera, c’era la processione a chi mi doveva baciare per prima”, ricordando poi le parole della donna. Nel sogno narrato c’erano anche i figli che dicevano “papà ti aspettiamo”. L’uomo spera di riabbracciare presto i suoi bambini e intanto è felice nel sognare la loro famiglia riunita, e tutti i bei momenti vissuti insieme. Parole forti ma che evidenzierebbero allo stesso tempo anche il tentativo di manipolare, anche da dietro le sbarre, i propri figli, come ribadito anche in studio dagli ospiti presenti e come già avrebbe fatto in passato, dopo l’omicidio di Elena Ceste e prima del suo arresto. In quell’occasione l’uomo fu intercettato mentre invitava i figli a dire, nel caso in cui venisse loro chiesto, di non aver mai sentito mamma e papà litigare.

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