Sull’omicidio di Vasto avvenuto ieri pomeriggio è intervenuto con parole molto dure anche il vescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte: ai microfoni di Adnkronos ha rilasciato un breve commento sulla vicenda che vede la morte di Roberta Smargiassi e Italo D’Elisa, e all’arresto del disperato Filippo di Lello. «Con un intervento rapido della giustizia e una punizione esemplare. Il legislatore deve essere attento alle leggi che fa e deve articolarle su uno spettro più ampio di situazioni. La magistratura deve fare il suo corso ma nel modo più rapido possibile. Una giustizia lenta è un’ingiustizia», spiega il religioso. Interessante lo spunto, anche perché nello stesso momento il Vescovo ricorda come se da un lato la giustizia deve fare il suo corso in maniera rapida, dall’altro non vi sono scusanti per qualsiasi tipo di vendetta. «Non c’è vendetta che può essere ritenuta giustizia. La vendetta produce sempre frutti dannosi, è un atto immorale». Il pensiero finale va alla vicenda intera a tutti quelli che ne soffrono in questi mesi che saranno ancora difficilissimi per la comunità di Vasto: «La prima cosa che sento è un senso di grande dolore per le tre vite spezzate, quella della ragazza, del giovane ucciso ieri e dell’assassino che ormai, dopo quello che ha fatto, ha una vita distrutta e sconvolta per sempre».
L’omicidio di Vasto che si è consumato nella giornata di ieri è centrale nella cronaca nazionale odierna. Italo D’Elisa ha trovato la morte al culmine di una vendetta maturata dal marito di Roberta Smargiassi, morta in seguito ad un incidente provocato dal primo. Fabio Di Lello, questo il nome del marito affranto dal dolore dopo la perdita della moglie, con il suo gesto ha lasciato tutti interdetti e non solo Vasto ma gli italiani in generale si sono espressi sul caso terribile dove ora le vittime sono tre e non solo la giovane 34enne. A dire la sua è stato nelle passate ore anche il giornalista Carmelo Abbate che ha usato la sua pagina Facebook per esprimere il suo punto di vista. “Ha ammazzato l’uomo che aveva investito sua moglie, che era morta nel tragico incidente. Uomo che era stato indagato per omicidio stradale e presto si sarebbe tenuta l’udienza preliminare”, ha scritto Abbate, riassumendo la triste vicenda di Vasto. “Ecco a che cosa possono portare le campagne di odio. Quest’uomo ha consumato la sua vendetta e sarà processato e condannato per omicidio volontario, anche premeditato. La sua povera moglie non ha avuto giustizia”, ha chiosato il giornalista. Per molti utenti del web, tuttavia, la campagna d’odio sarebbe stata portata avanti dalla giustizia italiana e dai suoi lunghi tempi. In tanti, pur non giustificando il gesto del marito giustiziere, sembrano tuttavia comprenderlo.
Il giorno dopo l’omicidio a Vasto di Italo D’Elisa, la città è profondamente divisa e riflette sulle tante reazioni anche spregiudicate arrivate sia dopo la morte di Roberta Smargiassi nell’incidente di luglio che ha dato il via a tutto, e sia in queste ore dopo il delitto compiuto da Filippo Di Lello, marito vendicatore. È il web ad essere sotto accusa, ancora una volta: a Vasto i cittadini (e non solo, anche in altri parti del Paese vista la diffusione del caso Smargiassi-Di Lello) si erano scatenati contro Italo dopo l’incidente accusandolo di omicida, mentre ora si scatenano a favore del Di Lello per una “vendetta” efferata ma “comprensibile”. «Una tragedia nella tragedia: vedo una gioventù malsana che non parla più e si affida a questi commenti spregiudicati. Sono forme di violenza anche quelle. Sono veramente stufo di queste comunicazioni in rete dove cova l’odio», sono le parole del Procuratore Di Florio dopo l’arresto del killer di Italo D’Elisa. Una sorte di tifoseria, anzi due tifoserie contrapposte dietro un duplica caso di cronaca disperato: anche per questo motivo il web, ancora una volta, fallisce nell’intento di informare e fuoriesce dai confini della dignità.
Una città divisa e un odio che di fondo attraversa l’intera storia di Italo D’Elisa, ucciso da Fabio Di Lello per aver investito a luglio la moglie Roberta Smargiassi.Tra accuse e polemiche scatenate dopo il gesto omicida ieri del marito “vendicatore”, parla ancora l’avvocato di Italo ribadendo che nonostante il processo imputato contro Italo D’Elisa lo vedeva ancora indagato per omicidio stradale (come atto dovuto), il ragazzo non era un pirata della strada. «Non era un pirata, subito dopo il sinistro, pur essendo anch’egli ferito e gravemente scosso, non ha omesso soccorso, ma ha immediatamente allertato le autorità competenti e chiesto l’intervento del personale medico-sanitario”. Inoltre, affermava che gli esami “medici e ospedalieri avevano accertato “che il medesimo non guidava in stato di ebbrezza, né con coscienza alterata dall’uso di sostanze stupefacenti”, concludendo “come la dinamica del sinistro evidenziasse una serie di fatalità non imputabili all’indagato», riporta il legale Pompeo Del Re. Quella “fatalità” a Fabio Di Lello non è andata giù e ieri ha deciso di compiere l’omicidio terribile in pieno giorno e nel bar del paese.
Fa discutere molto in queste ore l’omicidio di Vasto in cui Italo D’Elisa è stato ucciso da Fabio Di Lello. Il marito di Roberta Smargiassi ha ammazzato l’investitore della moglie e ci si chiede ora se il fatto di essersi trasformato in un ‘giustiziere’ sia stato provocato da una voglia di vendetta per le presunte attenuanti che Italo D’Elisa avrebbe potuto ottenere. Come riporta Tgocom24, lo scorso dicembre, al fine di arginare la campagna d’odio contro Italo D’Elisa, il suo avvocato ha reso note le perizie a favore del proprio assistito. Secondo queste perizie la scatola nera a bordo dell’auto di Italo D’Elisa, avrebbe registrato che nel momento dell’incidente non erano stati superati i limiti di velocità. Inoltre le perizie avrebbero messo in dubbio che Roberta Smargiassi avesse indossato correttamente il casco mentre guidava il suo scooter. Gli avvocati di Fabio Di Lello aveva respinto questa ricostruzione dell’incidente e forse l’uomo, trasformatosi oggi in ‘giustiziere’, ha iniziato a pensare che Italo D’Elisa potesse ottenere delle attenuanti e essere alla fine assolto.
Italo D’Elisa, Fabio Di Lello, sua moglie e una tragedia che purtroppo si è riproposta, in maniera ancora più cruda questa volte: l’omicidio di Vasto di ieri pomeriggio sconvolge non solo l’Abruzzo (che tra l’altro esce da primi mesi d’incubo per terremoto e maltempo neve) ma l’intero Paese. La vendetta consumata, come in un film, fa male ma resta il dolore per i motivi e la scelta assurda di porre fine ad un’altra fine dopo quanto già successo mesi fa con la moglie, la vera vittima di questa vicenda. Il legale del killer oggi prova a difenderlo, intervistato da Radio Capital: «Italo D’Elisa, dopo aver ucciso Roberta, nell’incidente, non ha mai chiesto scusa, non ha mostrato segni di pentimento. Anzi, era strafottente con la moto. Dava fastidio al marito di Roberta. Quando lo incontrava, accelerava sotto i suoi occhi», sono le esatte parole del legale Giovanni Cerella, già legale di parte civile dopo l’incidente stradale in cui la donna aveva perso la vita, gettando il marito Fabio nello sconforto più totale. Resta comunque sbalordito per quanto possa aver fatto il suo assistito: «Fabio era sotto shock, era depresso per la perdita della moglie, andava molto spesso al cimitero – spiega ancora il legale – pensava giustizia non fosse stata fatta ma incontrandolo non ho mai avuto l’impressione che stesse ipotizzando una vendetta. Sono rimasto sbalordito quando ho saputo. Lui non aveva dimestichezza con le armi».
Omicidio in strada: il delitto è avvenuto a Vasto, dove un uomo ha sparato al ragazzo che aveva investito e ucciso la moglie sette mesi. Si tratta di Fabio Di Lello, che a colpi di pistola ha ammazzato il 22enne Italo D’Elisa, che lo scorso primo luglio con la sua auto aveva investito ad un semaforo Roberta Smargiassi, che invece era in scooter. L’arma del delitto è stata trovata dai carabinieri di Vasto sulla tomba della donna in una busta di plastica, ma l’uomo si è costituito alcune solo nel tardo pomeriggio. Prima di consegnarsi alle forze dell’ordine, però, avrebbe informato il suo avvocato dell’omicidio dell’assassino di sua moglie e che si sarebbe recato al cimitero per salutarla. Il delitto è avvenuto dopo le 16.30 all’uscita del locale Drink Water, in viale Perth. Stando a quanto riportato da Il Mattino, sarebbero almeno quattro i colpi di pistola esplosi da Fabio Di Lello all’indirizzo di Italo D’Elisa davanti alla porta d’ingresso del bar, vicino alla trafficata circonvallazione Histoniense. Il ragazzo sarebbe stato colpito all’addome.
Voleva farsi giustizia per la morte di sua moglie e Fabio Di Lello se l’è fatta da solo, freddando il 22enne Italo D’Elisa proprio mentre usciva dal bar, che aveva raggiunto in bicicletta. Aveva aspettato per mesi una risposta dalle indagini, un colpevole, poi ha deciso di agire da solo. Non aveva mai accettato la morte di Roberta, che aveva sposato pochi mesi prima la tragedia. Ora è in stato di fermo e della sua difesa si stanno occupando gli avvocati Giovanni Cerella e Pierpaolo Andreoni. Per la famiglia del 22enne parla l’avvocato Pompeo Del Re: «C’è stata una campagna di odio da parte dei familiari di questa ragazza. Ora ne vediamo le conseguenze. Continui incitamenti anche su internet a fare giustizia. Alla fine c’è stato chi l’ha fatta. Tra l’altro dopo tempo, quindi una premeditazione» riporta Repubblica.it. Per l’avvocato il percorso giudiziario stava andando avanti: Italo D’Elisa sarebbe dovuto comparire nei prossimi giorni davanti al gup: «C’era stata notificatala fissazione di udienza preliminare, nel corso della quale si sarebbe dovuto decidere se disporre o meno il rinvio a giudizio».