Non è vero che Facebook è inutile, se svergogna la prosopopea e l’arroganza, se serve a conoscere le persone che la usano come vetrina delle loro passioni, o delle loro radicate acrimonie. Giorgia Meloni pubblica una foto rubatale di spalle, in un ristorante, commentata dalla ben nota attrice Asia Argento, che sentendosi internazionale snobba l’italiano, e sibila in inglese. Vi si legge “schiena lardosa di una ricca e spudorata mucca pezzata fascista”.
Sappiamo che l’onorevole di Fratelli d’Italia ha partorito da poco. Non pare affatto lardosa, dall’immagine. Ma non è questo il punto. Non so perché le ricordi una mucca pezzata, visto che semmai è Asia Argento a pezzarsi di tatuaggi orrendi. Quanto all’epiteto fascista, roba vecchia, di repertorio, si può essere più originali. Inutile anche ricordare che fascista lo può esser stato al massimo chi oggi va sulla novantina, che essere di destra non significa essere di nostalgie repubblichine né essere per il solo porsi da una parte dell’emiciclo moralmente inferiori, ma tant’è, l’Italia è fatta così, ci si arrocca al passato per poca fantasia sul presente, e ancor meno sul futuro. Come se sinistra facesse pensare all’impronta a gulag e molotov, Brigate rosse e Pol Pot. Assurdo, nevvero? Dunque, giochiamo pulito, e spazziamo via la generazione cresciuta sciacquandosi la bocca con il refrain fascisti carogne tornate nelle fogne. Non ha dato buona prova di sé.
La schermaglia via social non varrebbe la pena di essere notata, se non fosse per l’odio che trasuda da quel post, solo apparentemente ironico e battagliero. Le battaglie si fanno sulla politica, sulle idee e sulla realtà, e non risulta che la signora Argento abbia mai avuto interessi e competenze al riguardo. Ma chiunque può dire la sua, si può commentare: anche se dall’alto del dorato benessere in cui si culla un’attricetta da poco, che la televisione di stato paga, immagino profumatamente, per condurre un programma dal titolo accattivante, Amore criminale, di cui non si conosce l’audience né il cachet.
Lei, figlia di un regista nero e rosso, e cito i colori al contrario per non scomodare Stendhal; lei, nota alle cronache e ai dagospia per le sue intemperanze amorose, di cui nulla ci importa; lei, che si erge a giudice non di un pensiero, di un’azione, ma di un eventuale rotolino di ciccia mostrato con naturalezza dopo un parto felice, alla faccia delle sfigate finte anoressiche che aborrono i figli per non rovinarsi il look. Se queste sono le donne di sinistra, che bella considerazione della donna. Si guarda solo a quelle ricche, anzitutto, che possono permettersi palestre e personal trainer e liposuzioni per tornare subito in forma.
Quelle che non hanno un tubo da fare, mica le sfigate che devono sistemare il poppante all’asilo per poi spaccarsi la schiena in una fabbrica o alla cassa del supermercato. O che per una convinzione politica s’impegnano in Parlamento, e qui non conta da che parte stanno o quel che fanno per il paese. Si comprendono gli uteri in affitto: la pancia a qualcun altro, a me il figlio da trastullare come oggetto. Conta poco lottare per una finale in -a, per foggiare con orgoglio un sindaca o un ministra, se le donne continuano a guardare le donne come manco Donald Trump disegnato da certa stampa.
“Valeva la pena mille volte prendere qualche chilo”, chiosa la Meloni indignata. Bisogna indignarsi con lei, perché l’ideologia non può abbassarsi a tanto, l’insulto non può essere così rozzo. Non ci si scandalizzi solo per un “frocio” scritto sui muri. Mucca pezzata a una neomamma è altrettanto grave. Peccato per la madre Asia Argento, che non ha conservato il ricordo e la tenerezza di quei giorni beati, pure con qualche curva in più: che meraviglia, le tette gonfie di latte e la fatica di piegarsi per la schiena dolente, e le gambe un po’ gonfie. In genere passa, e se non passa, ne vale la pena comunque. Dipende dalle priorità. Se la principale è sfoggiare una farfallina inguinale, allora no, meglio non fare figli. Poi non lamentatevi, se gli italiani scompaiono, e ai giovani nessuno pagherà più le pensioni.