E’ cominciato nella giornata di oggi il nuovo processo sull’omicidio Caccia e che vede imputato il panettiere Rocco Schirripa, in carcere dal dicembre 2014 con l’accusa di essere l’esecutore materiale del delitto del procuratore torinese, Bruno Caccia. Una partenza sbagliata e che ha visto subito la difesa intervenire contro il collegio giudicante non propriamente nuovo poiché due volti erano presenti anche nel precedente procedimento. “Non possono essere gli stessi giudici autori di quel verdetto a celebrare il nuovo processo, pur se affiancati da una nuova giuria popolare”, ha spiegato l’avvocato Anetrini come riportato dal sito TorinoOggi.it. “La serenità del processo è gravemente compromessa”, ha aggiunto la difesa di Schirripa. Ad opporsi alle richiesta del legale è stato ovviamente il pm Tatangelo. Dopo la falsa partenza, la Corte si è riservata e l’udienza è stata rinviata al prossimo martedì 14 febbraio. Come sappiamo il processo per l’omicidio Caccia è stato chiuso lo scorso novembre per un vizio procedurale e oggi è ripartito da zero, sebbene l’inizio non è stato certamente dei migliori.



E’ ripreso nella giornata di oggi il processo bis a carico di Rocco Schirripa, il panettiere 64nne di Torrazza Piemonte accusato dell’omicidio di Bruno Caccia, il procuratore di Torino ucciso il 26 giugno 1983. Un primo processo a carico dello stesso imputato si era chiuso lo scorso novembre in anticipo a causa di un errore del pm che si era scusato in aula. La chiusura del processo era stata seguita dalla sentenza di “non doversi procedere per assenza di condizioni di procedibilità”. Oggi, dunque, si è tornati in aula davanti al nuovo collegio della Corte d’Assise di Milano ma, come riporta Repubblica.it, l’apertura dell’udienza del nuovo procedimento è stata caratterizzata da una vera e propria sorpresa: rispetto al precedente processo, infatti, la Corte presenterebbe gli stessi giudici togati, mentre sarebbero stati sostituiti solo i popolari. A presiedere la Corte ritroviamo così nuovamente Ilio Pacini Mannucci, ovvero lo stesso che aveva decretato mesi fa il non luogo a procedere. In aula, dunque, è intervenuta la difesa di Rocco Schirripa che ha avanzato la richiesta di ricusazione di due dei componenti della Corte, e precisamente il presidente e il giudice a latere E, in merito alla quale si esprimerà la Corte d’Appello. “l giudice che ha pronunciato sentenza di primo grado non può svolgere lo stesso ruolo nei successivi gradi nemmeno se in caso di annullamento si debba ricominciare daccapo”, hanno commentato i due legali dell’imputato. Mentre per la difesa la presenza del medesimo giudice del precedente procedimento risulta incompatibile, non sarebbe della medesima opinione il pm Marcello Tatangelo che, come riporta La Stampa online ha dichiarato: “Il fatto che due giudici su otto abbiano già valutato parte della presente vicenda processuale non è affatto causa di incompatibilità. Capita tutti i giorni e in Italia non si farebbero più processi”. A sua detta, dunque, non ci sarebbe alcun obbligo di astensione da parte della difesa dell’imputato.

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