Quanto fa male il male. Non solo una donna violata, non solo una gioventù spezzata. Anche tanti nordafricani per bene feriti.
Una ragazza che studia in un liceo milanese stava tornando a casa in treno ma, quando sulla linea Milano-Mortara due giovani con accento maghrebino l’hanno aggredita per violentarla, nello scompartimento non c’era nessuno. Tornata dalla madre, per quei meccanismi misteriosi che accadono alle vittime, si è vergognata di parlare con il genitore fino a che, il giorno dopo, a scuola, si è sentita male e ha trovato il coraggio di confidarsi con due amiche, raccontando anche che uno dei due l’aveva contattato su Facebook. Così, la terribile verità è venuta fuori ed è cominciata la caccia ai due violentatori nordafricani con Matteo Salvini a scrivere “una pillola, ZAC e non lo fanno più!” e Daniela Santanchè che aggiungeva: “Ecco cosa si ottiene ad accogliere gli immigrati. Siamo diventati schiavi di questi signori”. E queste urla sono diventate più forti di quelle invece che ci sarebbero dovute essere fin da subito: quelle della madre che protegge la figlia, quelle di chi la ama.
Spero che questa ragazza non creda che la violenza sessuale che ha subito sia colpa sua. È un meccanismo subdolo e tremendo quello di pensare che “non devo più andare in giro vestita così” o “su Facebook con quello neppure dovevo iniziare a parlare”. La vittima non ha niente di cui farsi scusare e non ha niente che deve cambiare di sé. Dovrà continuare a prendere il treno per andare e tornare da scuola, camminare da sola e stare su Facebook con chi vuole. Oltretutto, lei, sul social, si era comportata benissimo rifiutandosi di conoscere da vicino quello che poi le ha teso l’imboscata. Non è la quindicenne che deve cambiare modo di essere. Non deve sottomettersi al pensiero che se si comporta “così”, cioè da ragazza normale, è in pericolo.
L’armatura della vergogna invece, e non solo, deve essere fatta indossare — e a viva forza — ai due uomini aggressori. Ci vogliono leggi dure e serie. E per questo non ha senso prendersela con l’intero Nord Africa. In questo modo il gesto vigliacco e truce di due nordafricani contribuisce ad alimentare il disprezzo e la paura verso tutta una comunità. Anche verso i nordafricani per bene. È come quando, all’estero, l’italiano viene identificato con il mafioso. Non è così, non è vero, non è giusto. È comodo e non permette di mirare ai veri colpevoli. Non si è cattivi ed aggressori a causa del dna. Lo si è perché lo si vuole diventare. Quei due individui non solo hanno ferito in modo gravissimo una giovane donna. Hanno anche fatto tantissimo male ai loro connazionali che si trovano da noi per lavoro o studio. E a tutti quelli che stanno lavorando allo loro integrazione.
Quei due violentatori hanno contribuito a dare energia e giustificazioni ad un clima di intolleranza, paura, sospetto che alcuni politici non temono di fomentare pur di vedere accrescere i loro consensi. Quei due colpevoli che vanno puniti in modo esemplare, vanno puniti non solo per quanto hanno fatto a una quindicenne ma perché, oltretutto, hanno eretto muri. Muri di ostilità macchiati del sangue di una giovane che voleva solo fare un viaggio in treno per tornare a casa dopo essere stata a scuola.