Come Benedetto XVI anche Papa Francesco prende per l’ennesima volta una posizione molto forte contro la pedofilia che purtroppo in passato come ai tempi nostri continua ad essere un peccato drammaticamente presente in alcune parti della grande Chiesa Cattolica mondiale. Bergoglio lo fa a modo suo, prendendo carta e penna e scrivendo la prefazione al libro-testimonianza di Daniel Pittet, lo svizzero che racconta dei terribili abusi di un sacerdote quando era ragazzo, e che oggi Repubblica ha messo in prima pagina. Una confessione breve e dolorosa che mostra tutto l’affetto e il dramma condivido del Pontefice per questo ragazzino divenuto poi un sacerdote e che schiacciato dal peso di quel passato di violenze subite non ha retto, lasciando l’abito e mettendo su nuova famiglia. «Chiedo perdono per i preti pedofili», scrive il Papa dopo aver incontrato Daniel. Un passaggio è particolarmente significativo di quanto racconta Papa Francesco ai lettori del libro-choc: «Come può un prete, al servizio di Cristo e della sua Chiesa, arrivare a causare tanto male? Come può aver consacrato la sua vita per condurre i bambini a Dio, e finire invece per divorarli in quello che ho chiamato ‘un sacrificio diabolico’, che distrugge sia la vittima sia la vita della Chiesa? Alcune vittime sono arrivate fino al suicidio. Questi morti pesano sul mio cuore, sulla mia coscienza e su quella di tutta la Chiesa. Alle loro famiglie porgo i miei sentimenti di amore e di dolore e, umilmente, chiedo perdono».
Non è certo da tutti i giorni una prefazione d un libro fatta da un Papa; per di più se questo scritto riguarda un prete abusato in passato da un sacerdote più grande e che ora trova il coraggio, proprio dopo l’abbraccio ricevuto da Papa Francesco in Vaticano qualche mese fa, di raccontare la sua storia di denunce ma anche, incredibilmente, di perdono. L’ex sacerdote Daniel Pittet nel suo libro racconta tutto, ma proprio tutto, di quelle esperienze subite: «ero un bambino fragile e timido. Quel prete avrebbe dovuto aiutarmi, invece ne ha approfittato». Diventa poi a sua volta prete ma dento cova sulla ferita che una persona che è stata violentata non riesce praticamente mai a dimenticare fino in fondo: decide di uscire dalla Chiesa, si sposa e diventa padre di sei figli, coltivando la fede in tutt’altro modo. Poi due anni fa l’invito raccolto in Vaticano da Papa Francesco: «ho sventato a Bergoglio i miei quattro anni di inferno e lui ha pianto insieme a me». A quel punto decide di scrivere la sua storia, e Francesco scrive incredibilmente la prefazione: «Si tratta di una mostruosità assoluta, di un orrendo peccato, radicalmente contrario a tutto ciò che Cristo ci insegna”, sottolinea Francesco. “Per chi è stato vittima di un pedofilo è difficile raccontare quello che ha subito, descrivere i traumi che ancora persistono a distanza di anni. Per questo motivo la testimonianza di Daniel Pittet è necessaria, preziosa e coraggiosa». Prima un richiamo per la Chiesa sul solco di quanto detto da Benedetto XVI negli anni scorsi, «la Chiesa deve prendersi cura e proteggere con affetto particolare i più deboli e gli indifesi. Abbiamo dichiarato che è nostro dovere far prova di severità estrema con i sacerdoti che tradiscono la loro missione, e con la loro gerarchia, vescovi o cardinali, che li proteggesse, come già è successo in passato». Dall’altro l’incredibile stima e riconoscenza per questo uomo che nonostante tutto crede ancora in Dio e nella bontà del Cristo: il Papa è rimasto davvero colpito e lo racconta, «ha scelto di incontrare il suo aguzzino 44anni dopo, e di guardare negli occhio l’uomo che lo ha ferito. Gli ha teso la mano e oggi il bambino ferito è un uomo in piedi. Fragile ma in piedi. Sono molto colpito dalle sue parole, “molte persone non riescono a capire che io non lo odii. L’ho perdonato e ho costruito la mia vita su quel perdono”». Un perdono impossibile, ma è l’unico vero argine per odio, violenza e morte e il Papa insieme a Daniel oggi lo hanno ribadito. (Niccolò Magnani)