Non poteva certo andare diversamente per quanto riguarda i rapporti da Corea del Nord e Sud Corea: dopo l’assassino del fratellastro di Kim Jong-un (Kim Jong-nam) Seul non ha dubbi su chi possa aver ordinato il delitto. «È stato il dittatore nordcoreano, non ci sono dubbi», rivela il servizio segreto della Sud Corea, sempre da prendere con profonda distanza dato quanto intercorre storicamente tra le due Coree. Ha anche rivelato, per bocca del suo capo Lee Byung-ho, in una riunione a porte chiuse i cui dettagli sono però trapelati, che il primo figlio di Kim Jong-il aveva da tempo chiesto aiuto. Il mistero si infittisce, soprattutto dopo che le autorità malesi non hanno confermato la morte delle due donne presunte assassine di Kim Jong-nam: nelle prossime ore si dovrebbero avere informazioni maggiori, ma il caso rischia di prendere le dimensioni di una vasta spy-story internazionale di assai difficile lettura, trattandosi di un Paese dove la menzogna e la mistificazione della realtà sono purtroppo all’ordine del giorno.



Si ingigantisce il mistero sulla morte di Kim Jong-nam, fratellastro del dittatore Kim Jong-un, ucciso lunedì scorso all’aeroporto di Kuala Lumpur in Malesia: Due donne del gruppo sospettato della morte per avvelenamento di Kim Jong-nam sono state trovate morte. Lo riferisce il corrispondente dell’emittente americana Abc a Seul; secondo poi i vari media che riportarono le ultime novità dal Giappone, sono in corso le verifiche sia sul cadavere del fratellastro esiliato del dittatore nord coreano e sia su queste donne che sarebbero già morte uccise da un altro agente segreto. Che si tratta di “spy story” sembra ormai assai palese, con il governo della Nord Corea principale sospetto di tutta la vicenda tragica; oltre alle due donne morte, un’altra sospettata, con passaporto vietnamita, è stata arrestata nell’aeroporto di Kuala Lumpur. Lo hanno annunciato le autorità della Malesia: secondo le fonti della polizia riportate da Repubblica, la donna sarebbe una 28enne di nome Doan The Houng ed è stata identificata dalle telecamere dello scalo malese. Si cercano allora altri quattro uomini e una donna, tutti responsabili del commando di spie che avrebbe assassinato Kim Jong-nam. I motivi e il perché di questa operazione sono al momento le domande che più battono le sedi delle agenzie di spionaggio dei principali canali internazionali. 



È morto Kim Jong-nam, assassinato da due donne nell’aeroporto di Kuala Lumpur in Malesia: si tratta del fratellastro del leader supremo della Corea del Nord, Kim Jong-un in questi giorni passato alle cronache per l’ennesimo azzardo e provocazione con il lancio del missile nucleare verso il Giappone. L’assassinio di Kim, considerato dal 1994 al 2001 il vero delfino del “caro leader” Kim Jong-il, sarebbe avvenuto in una sorta di azione da spy-story all’aereoporto di Kuala Lumpur. Yonhap a TV Chosun, canale via cavo sudocoreano, hanno detto che l’omicidio sarebbe avvenuto in un aeroporto della Malaysia da due agenti donna non identificate che lo avrebbero freddato “con punte avvelenate” o spruzzato sostanze chimiche sul volto. «E’ stato un omicidio brutale e disumano», ha detto il primo ministro e presidente facente funzioni della Corea del Sud, Hwang Kyo-ahn, nel corso di un vertice di emergenza convocata dall’esecutivo sul caso. Il portavoce del ministero per l’Unificazione, Jeong Joon-hee ha spiegato che «la polizia della Malesia sta conducendo l’indagine sull’omicidio e deve ancora annunciare i risultati». 

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