Il terribile episodio del ragazzo di Lavagna che si è ucciso durante una perquisizione della Guardia di finanza nella sua abitazione non lascia tranquilli. Alle analisi emotive, agli studi psicologici, al dolore si aggiunge adesso Saviano con un suo lungo articolo su Repubblica in cui sembra identificare tutta la faccenda come puro problema politico. Legalizziamo la droga leggera e nessun ragazzo si ucciderà più: “E’ più accettabile che un sedicenne possa acquistare fumo in un coffee shop o da spacciatori che hanno a che fare da con un sottobosco criminale dal quale sarebbe consigliabile tenersi alla larga?”. E ancora: “Responsabiltà politiche che si celano dietro un fatto privato”. Per Silvio Cattarina, responsabile della comunità L’Imprevisto che accoglie e riabilita tanti giovani con problemi di droga, il discorso di Saviano va totalmente ribaltato: “Non è la politica che salva la vita dei ragazzi, la politica è troppo piccola per un problema così grande”.
Cattarina, la coppa di una tragedia come quella di Lavagna è della politica come dice Saviano? E’ un dato di fatto che la droga si trova ovunque senza problemi anche per un sedicenne.
Di droga in giro ce n’è tantissima, a fiumi. Se c’è una responsabilità politica, è l’opposto di quello che dice Saviano.
Cioè?
La droga è già fin troppo libera e presente, se la legalizzassimo sarebbe peggio, fin troppo accessibile. Se la politica ha una responsabilità è quello di far troppo poco per debellare lo spaccio, per stroncare il traffico e la produzione, lo smercio . Non è invece andare verso maggiore tolleranza, abitudine all’uso e commercializzazione.
Saviano cita anche il caso Cucchi, dicendo che se ti trovano con della droga sei finito, non hai possibilità di riscatto. E’ significativo che quando si parli di questo problema non si citano mai le tante comunità che lavorano con i drogati.
La possibilità di riscatto e di rinascita c’è. Ci sono tante comunità che lavorano molto bene. Cucchi muore non perché tossico, muore perché il valore della vita è sempre meno un valore, non è più sacra, il tasso di violenza e aggressività è sempre più indice di una mancanza di conoscenza del motivo per cui si sta al mondo ed è bello vivere. Cucchi non muore perché si drogava.
Siamo in un contesto malato, da entrambe le parti?
Io non penso che questo ragazzo si sia tolto la vita perché la Guardia di finanza è entrata a casa sua. Se fosse così, ogni giorno due o tre ragazzi in ogni città si toglierebbero la vita.
Quale allora il motivo?
Secondo me il vero motivo è che nessuno ha mai detto a questo ragazzo che c’è un grande motivo per essere al mondo. E’ un fatto educativo, di mancata presenza degli adulti che non sanno comunicare ai ragazzi che c’è un grande scopo per cui si è venuti al mondo. Nella realtà c’è un grande invito a vivere, a studiare, a lavorare, a darsi da fare. Tanti ragazzi pensano di essere capitati qui inutilmente, che non ci sia nella realtà una grande chiamata per ognuno. E allora quando capita un fatto come una perquisizione della polizia, ti sembra che caschi il mondo.
Invece?
Invece il problema non è che cosa ti hanno trovato, manca prima e dopo il motivo, manca una presenza, una ragione vera per cui stare al mondo. A volte si può sbagliare ma si può sempre ricominciare. Ma se manca questa grande ragione vera che è il grande lavoro che adulti, scuola, famiglie e chiesa devono fare, dopo ti crolla tutto e ti senti un fallito.
E’ come se in quell’istante il ragazzo avesse percepito, nonostante la presenza della madre, di essere completamente solo, è d’accordo?
Uno si sente solo anche se ha tante persone intorno quando non conosce il grande motivo per cui si è venuti al mondo, una grande ragione per cui vivere. La solitudine viene da questa mancanza.
C’è ormai una mentalità diffusa che è passata attraverso ogni tipo di prevenzione, anche la famiglia, secondo la quale farsi qualche spinello non è niente di male, è così?
Anche il semplice spinello lascia una grande delusione in ogni ragazzo, una grande amarezza un grande risentimento.
In che senso?
Tutti quelli che se li fanno sanno che è una cosa sbagliata anche se lo nascondono. I miei ragazzi dopo un po’ che arrivano in comunità lo ammettono: sapevamo da sempre di fare una cosa sbagliata e drammatica. Fumare la cosiddetta droga leggera non è un fatto innocuo, perché ti lascia sempre un giudizio di miseria, di vergogna, di inadeguatezza e di tradimento verso te stesso e gli altri.
In sostanza, Saviano sembra dire che basta una legge calata dall’alto per risolvere tutto.
Nuove leggi, più severità… Discorsi astratti. Non è la politica che salva, la politica è troppo poco rispetto un problema così grande.
(Paolo Vites)