NEW YORK — La diga di Lake Oroville in California fa ancora paura. Non una diga qualsiasi, ma un colosso alto 234 m, la più alta in assoluto degli Stati Uniti. Quando sento parlare di dighe mi vengono sempre in mente due cose, una dalla mia infanzia ed una dal mio girovagare nella terra a stelle e strisce. Avevo poco più di otto anni quando Longarone venne spazzata via dall’acqua tracimata dalla diga del Vajont. Morirono presumibilmente 1910 persone e quella frana del Monte Toc fece mancare la terra sotto i piedi a tutto il Paese. Il ricordo è fatto di immagini in bianco è nero, ma è un ricordo vivissimo. 



La seconda cosa è molto più recente ed è un ricordo in technicolor, legato alla prima volta che andai a Las Vegas. Proprio lì, al confine tra Arizona e Nevada, all’altezza del Black Canyon, il Colorado River se ne sta mansueto dietro alla maestosa imponenza della Hoover Dam, la seconda diga più alta dopo quella di Oroville. Ma sinceramente che esistesse quella di Oroville, ad un 240 km da San Francisco, non lo sapevo proprio. Adesso più o meno tutti sappiamo che questa apparentemente invincibile muraglia scricchiola sotto l’onda di madre natura. Che paradosso! Per oltre un anno la California ha occupato spazio sulle cronache di tutto il mondo a causa della terribile siccità che l’aveva colpita al punto di strangolarla. Ed ora, quando quello spettro sembrava allontanarsi, ecco la pena del contrappasso del Lake Oroville: piogge torrenziali e quasi 200mila persone evacuate perché le loro abitazioni erano (fino a ieri) a rischio inondazione. Oggi possono tornare a casa, e speriamo che possano rimanerci.



Su tutto, un senso di impotenza profondo quanto quella crepa nel canale di scarico di quella diga della California del Nord, perché anche se siamo nell’anno Domini 2017, anche se la tecnologia sembra quotidianamente darci l’illusione di poter rimediare alla nostra innegabile limitatezza, è madre natura ancora una volta a comandare il gioco. Quando succedono cose del genere sì è imparato a cercare una qualche forma di sollievo lungo la strada delle responsabilità, anche politiche. Se ci sono persone che non hanno fatto quel che avrebbero dovuto è giusto che paghino. Ma talvolta è proprio una scorciatoia, un modo tutto sommato semplice per spiegare le cose, soprattutto quelle che non siamo capaci di spiegare. 



Le infrastrutture americane non stanno tanto bene, lo sappiamo. Sono state anche uno dei punti della campagna elettorale di Trump. Ma questa diga che sta cedendo c’è già chi dice che è figlia della trascuratezza dell’ex governatore Schwarzenegger e dell’amministrazione Bush. 

Non so. Speriamo che le cose si risolvano, come sempre con l’aiuto di Dio ed il lavoro degli uomini.