Da ieri è legge in Francia il delitto di “ostruzione all’aborto”, il controverso testo che concede pena massima di 2 anni di prigione (e 30mila euro di ammenda) prevista per tutti coloro che vengono giudicati responsabili di questo reato. Come recita il testo di legge approvato ieri in Parlamento dopo un tira e molla legislativo tra Senato e Assemblea Nazionale (che ha ottenuto il primato in materia legislativa), la pena viene comminata a chi viene giudicato di diffondere «affermazioni o indicazioni tali da indurre intenzionalmente in errore, con scopo dissuasivo, sulle caratteristiche o le conseguenze mediche dell’interruzione volontaria di gravidanza». Viene dunque così ratificato quanto lo scorso 1 dicembre l’Assemblea Nazionale aveva già deciso: come riporta l’Avvenire, «La riforma, attesa ora dall’esame del Senato, nasce da un’iniziativa del governo socialista che punta a spegnere la voce dei siti Internet curati da varie associazioni a difesa della vita per sopperire agli effetti di un’altra legge fatta approvare esattamente un anno fa dalla maggioranza che eliminava la settimana obbligatoria di riflessione per le donne che stanno pensando di abortire».
In maniera pratica, da oggi la Francia in pratica vieta sul web qualsiasi possibilità proposta alla donna che intende aborrire di ascoltare e consigliare di fronte ad una scelta che per chiunque e qualsiasi giudizio si abbia in merito resta una scelta drammatica. A difesa dei siti per la vita, animati dal vivacissimo associazionismo sociale francese, si è schierata la Chiesa cattolica con la lettera del presidente dei vescovi Pontier al presidente Hollande, rimasta senza risposta. Di contro, la ministra socialista della Famiglia, Laurence Rossignol, ha replicato ieri dopo il successo della riforma incassata al Parlamento: «saranno puniti solo i siti Internet che dissimulano la propria opposizione all’aborto, presentandosi come neutri: «I militanti anti-aborto resteranno liberi di esprimere la loro ostilità all’aborto. A condizione di dire sinceramente chi sono, cosa fanno e cosa vogliono». Il problema della libertà di educazione, di parola e di espressione restano intatti però nella Francia della “libertè”: l’evidenza di una distanza sempre più profonda tra “valori” un tempo comunemente accettati e le sfide della modernità secolarizzata è sempre più grand. Proprio su questa emergenza, ogni organismo – la Chiesa e i cristiani in primis – sono chiamati a rispondere al di là di ogni schema o pregiudizio ma attivamente impegnati in una maggiore attenzione alle esigenze e domande più profonde che l’umanità di un dramma così grande come l’aborto ancora oggi scatenano. (Niccolò Magnani)