Per gli avvocati di Michele Buoninconti, quanto accaduto a Elena Ceste non sarebbe mai stato un omicidio. La donna, secondo la loro tesi difensiva, sarebbe morta accidentalmente, uscendo di casa senza vestiti e cadendo poi nel canale del Rio Mersa dove fu trovata cadavere diversi mesi dopo la sua misteriosa scomparsa. Alla vigilia della sentenza, giunta nei giorni scorsi, come evidenziato dall’inviata di Chi l’ha visto era difficile descrivere lo stato d’animo dei genitori della donna, sebbene fossero pronti ad accettare qualunque decisione della Corte d’Appello. “Vogliono che sia accertata la verità anche se loro la verità già la conoscono”, aveva commentato l’inviata della trasmissione di Rai3 alla vigilia della sentenza di condanna che ha confermato i 30 anni di reclusione già inflitti all’imputato al termine del processo di primo grado. Nella prima serata di mercoledì, a prendere la parola sono stati proprio i genitori della vittima. “Lei non era come lui l’ha descritta, non era una psicotica”, ha commentato mamma Lucia. Ed a proposito della verità della famiglia Ceste, il padre della donna uccisa ha commentato, ai microfoni di Chi l’ha visto: “Più passa il tempo e più viene fuori soltanto lui”. Tanti, infatti, sono gli indizi, i particolari ed i dubbi che in tutti questi anni hanno portato la famiglia della donna uccisa a crede alla colpevolezza di Buoninconti.
Oltre alla condanna a 30 anni di reclusione anche in Appello a carico di Michele Buoninconti, nell’ambito dell’omicidio di Elena Ceste, negli ultimi giorni sarebbe giunta una seconda importante condanna. Stando a quanto rivelato da FanPage.it, a finire nei guai sarebbe il presunto supertestimone che aveva riferito di aver chattato con Elena Ceste circa un anno prima del suo omicidio, contribuendo ad inquinare le indagini. L’uomo è stato condannato a 10 mesi di reclusione per decisione della Corte alla quale il pm aveva avanzato la richiesta a sei mesi. A smascherare il millantatore era stata la trasmissione Chi l’ha visto, alla quale l’uomo, nel corso di una intervista, aveva fatto vedere i falsi messaggi che, a sua detta, aveva scambiato con la povera vittima. L’intervista in questione fu ugualmente trasmessa ma informando i telespettatori della falsità delle parole rese dall’uomo. Il falso supertestimone, al programma di Rai3 aveva raccontato di essere stato contattato da Elena Ceste, la quale gli spiegò l’intenzione di cercare compagnia ed amicizia dopo essere rimasta molto delusa da una persona a lei vicina, ovvero il marito Michele Buoninconti. Il caso, con le ultime novità – dopo la conferma della condanna anche da parte della Corte d’Assise d’Appello – sarà affrontato nella prima serata di oggi da Quarto Grado.
Nella giornata di mercoledì 15 febbraio, anche la Corte d’Assise di Appello di Torino ha confermato la condanna a 30 anni di reclusione a carico di Michele Buoninconti, marito di Elena Ceste. Per la Corte, dunque, non solo si sarebbe trattato di un omicidio, a differenza della tesi avanzata con forza dalla difesa dell’ex vigile del fuoco di Asti, ma ad uccidere Elena Ceste sarebbe stato proprio il marito e padre dei suoi quattro figli. Il caso sarà affrontato questa sera dalla trasmissione Quarto Grado, con le ultime novità all’indomani della sentenza di condanna anche in Appello a carico di Buoninconti. Al termine della nuova giornata trascorsa in aula, è stata grande la commozione da parte dei genitori di Elena Ceste, sebbene non possano essere contenti della sentenza per l’omicidio di una figlia, come ovviamente commentato a caldo dal loro avvocato ai microfoni della trasmissione La vita in Diretta. La medesima trasmissione, nella giornata di ieri ha voluto dare la parola ad uno dei legali che compongono la difesa di Michele Buoninconti, l’avvocato Giuseppe Marazzita, il quale prima di spiegare le prossime mosse e lo stato attuale del presunto assassino di Elena Ceste, ha voluto dedicare un pensiero proprio alla famiglia della vittima. “Persone splendide”, così le ha definite l’avvocato Marazzita che ha rivelato di avere avuto modo di parlare con i genitori di Elena prima dell’inizio dell’udienza, ribadendo come nei suoi confronti e nei confronti del collega Scolari non abbiano mai manifestato alcuna avversione. La tesi della difesa di Buoninconti non sembra indietreggiare di un passo: anche ieri l’avvocato Marazzita ha ribadito la condizione psichica della vittima tale da indurla a gesti di autolesionismo. “Non lo dicono gli avvocati, ma i consulenti”, ha spiegato. In aula, prima della sentenza Michele Buoninconti non ha parlato. In realtà, come rivelato dal suo legale, l’uomo avrebbe voluto leggere un passo delle Sacre Scritture sul padre. “Io per primo gli ho detto di non farlo perché in genere all’imputato si dice che tutto quello che dirà potrà essere utilizzato contro di lui e questo è sommamente vero per Michele Buoninconti”, ha spiegato Marazzita. Il legale ha ricordato la deposizione che l’imputato fece al termine del processo di primo grado, nella quale spiegava sul piano tecnico perché mai avrebbe dovuto uccidere la moglie Elena Ceste. Dichiarazioni che poi di fatto furono utilizzate contro di lui in quanto nessuno, secondo i giudici, avrebbe potuto rendere una descrizione simile relativa ad un ipotetico strangolamento se non il vero autore del delitto. Di fronte alla nuova condanna, Michele Buoninconti non si sarebbe fatto abbattere, anche grazie alla forza derivante dalla sua forte fede. “Ha anche fiducia nella giustizia italiana. Riteneva che questa fosse la volta buona, è rimasto deluso e ferito da questa decisione”, ha spiegato il suo avvocato. Una sentenza netta, in quanto una conferma della precedente condanna e dalla quale non è stata tolta neppure l’aggravante della premeditazione. Eppure, alla luce del ritardo con il quale la sentenza è giunta, dopo diverse ore di Camera di Consiglio, Marazzita è convinto di essere stati in grado di instillare più di un dubbio sulla colpevolezza del proprio assistito. “La parola finale sarà della Cassazione”, ha chiosato Marazzita, confermando così la volontà della difesa del presunto assassino di Elena Ceste di impugnare la sentenza.