Nel corso della nuova puntata de La vita in diretta, sono emerse alcune novità clamorose in riferimento al giallo di Seriate, relativo all’uccisione di Gianna Del Gaudio. Stando a quanto reso noto dal consulenti della difesa di Antonio Tizzani, Giorgio Portera, nell’esame eseguito in contradditorio tra le parti non sarebbe stata trovata alcuna traccia di Dna dell’indagato, né sull’arma del delitto, come era stato invece avanzato, e neppure sui guanti in lattice o sulla busta nella quale è stato trovato il cutter. Nessuna sorpresa da parte di Tizzani, che ai microfoni della trasmissione di Rai 1 ha ribadito: “Non ho fatto niente”. Le vere novità, tuttavia, avrebbero a che vedere con le ultime indiscrezioni relative all’uomo incappucciato, il misterioso soggetto che Antonio avrebbe visto la sera in cui è stata uccisa la moglie Gianna Del Gaudio. Le novità riguarderebbero alcuni aspetti che potrebbero contribuire all’individuazione del fantomatico uomo incappucciato, finora visto solo da Tizzani e che non troverebbe alcun altro riscontro. A sua detta, rientrando nella villetta avrebbe scorto un uomo con addotto una felpa con cappuccio scuro chino sulla borsa della moglie. In quel momento avrebbe gridato verso la persona misteriosa e chiamato Gianna credendo che si trovasse in un’altra stanza. L’incappucciato si sarebbe voltato leggermente mostrando il lato destro del volto coperto dal cappuccio e solo allora Tizzani avrebbe scorto alcuni dettagli: baffi chiari (bianchi o biondi) e un paio di occhiali da vista con lenti fotocromatiche sul verde. Tali dichiarazioni, a detta dell’inviato, sarebbero state fatte dal marito della vittima immediatamente dopo il delitto e prima di essere iscritto nel registro degli indagati.



Si torna a parlare del caso di Seriate in riferimento al delitto di Gianna Del Gaudio, nel corso della nuova puntata de La vita in diretta. Il mistero attorno al wifi resta: chi si è collegato alla rete dei Tizzani la sera del delitto, a circa mezzora dalla tragedia? A cercare di rispondere a questa domanda fondamentale è stato lo stesso Antonio Tizzani, il marito indagato, il quale all’inviato del programma di Rai1 ha raccontato: “Si sa già da settembre che qualcuno mentre eravamo in caserma dopo il delitto, era sotto casa mia con il wifi aperto per 20 minuti”. L’uomo ha ipotizzato che questo qualcuno sarebbe stato all’esterno dell’abitazione nella quale si è consumato l’omicidio di Gianna Del Gaudio. A tal fine, gli inquirenti hanno sequestrato il modem al fine di risalire al numero di telefono della persona che ha utilizzato il wifi, generando traffico per circa 20 minuti, negli istanti successivi al delitto. Pare inoltre che non si tratterebbe di un’utenza intestata a qualcuno dei familiari della famiglia della vittima. “Sono fiducioso”, ha commentato Tizzani in merito al lavoro degli inquirenti. Antonio Tizzani, inoltre, avrebbe evidenziato anche qualche dettaglio in più sull’incappucciato, il quale avrebbe a detta dell’uomo, dei baffi chiari.



Mentre procedono le indagini per far luce sul delitto dell’ex professoressa Gianna Del Gaudio, sono emersi di recente i primi importanti dati su quella che potrebbe essere l’arma usata per uccidere. Da quanto emerso dal lavoro dei Ris e reso noto da Il Giorno nella sua versione online, il cutter è “astrattamente compatibile” con la ferita alla gola inferta dal killer alla vittima 63enne. Le perizie hanno stabilito anche il modo in cui la donna sarebbe stata uccisa: il suo assassino avrebbe sferrato un fendente al collo, da destra verso sinistra, dopo essere stata presa alle spalle. Il taglio mortale sarebbe giunto seguendo una traiettoria diagonale, dall’alto verso il basso, che centrato la vertebra senza tuttavia lesionarla gravemente. Le ultime novità avevano visto coinvolto anche il marito di Gianna Del Gaudio, Antonio Tizzani, nonché la sola persona indagata (a piede libero) per l’inchiesta sull’omicidio della moglie. Se in un primo momento si era pensato alla sola presenza del Dna della donna sul taglierino, sarebbero invece emerse anche tracce del marito, ora sotto la lente di ingrandimento della Scientifica.



Dopo alcune settimane di fitto silenzio, iniziano a trapelare le prime informazioni in merito al giallo di Gianna Del Gaudio, l’ex professoressa in pensione sgozzata in circostanze misteriose la notte del 27 agosto scorso. Sono trascorsi ormai quasi cinque mesi dal terribile omicidio di Seriate che vede ad oggi unico indagato a piede libero il marito della vittima, l’ex ferroviere 68enne Antonio Tizzani. In queste settimane di silenzio, si sono svolti tutti gli accertamenti che hanno interessato in modo particolare la presunta arma usata per sgozzare Gianna Del Gaudio e ritrovata qualche tempo dopo l’omicidio, nascosta in una busta delle mozzarelle dietro una siepe, a poche centinaia di metri dalla villetta divenuta la scena del crimine. Dai primi risultati degli esami svolti dai Ris di Parma, come rivela il portale Bergamonews.it è emerso che l’arma – un taglierino dalla grossa lama – sarebbe “astrattamente compatibile” con la ferita al collo riportata dalla vittima e che si è rivelata letale. Dopo il ritrovamento del cutter, avvenuto il 6 ottobre scorso, erano stati eseguiti i primi necessari accertamenti i quali avevano fatto emergere un primo importante colpo di scena: sul manico del taglierino sarebbe stato rinvenuto il Dna di Antonio Tizzani, sul quale sin dall’inizio sono ricaduti i sospetti degli inquirenti. La presunta arma del delitto di Gianna Del Gaudio era stata rinvenuta in un sacchetto insieme ad un paio di guanti bianchi in lattice e ad alcuni resti di cibo. In merito ai guanti, all’interno furono rinvenute tracce di Dna maschile non appartenente ai familiari della vittima e rimasto al momento ignoto, mentre i resti di cibo risultavano compatibili con quello rinvenuto nella villetta di Seriate, la sera del delitto dell’ex professoressa. Tornando all’arma ed al materiale rinvenuto, secondo quanto reso noto dal quotidiano Il Giorno, si tratta di una piccolissima traccia di materiale ematico compatibile con quello del marito indagato ma non è chiaro se sia sangue, saliva o sudore. Il dubbio sarà sciolto dai successivi esami “irripetibili” e che si svolgeranno nel laboratorio dei Ris alla presenza del genetista Giorgio Portera, consulente della difesa di Antonio Tizzani. La presenza del Dna dell’uomo, dunque, al momento potrebbe dire tutto e niente in quanto occorrerà intanto chiarire la natura stessa della traccia e successivamente escludere che possa essersi trattato di una contaminazione, ovvero del trasferimento sulla presunta arma usata per uccidere Gianna Del Gaudio da un altro oggetto. Questo significherebbe che la traccia ematica dell’indagato non sarebbe finita direttamente sull’arma. Studiando anche la posizione stessa della traccia, occorrerà infine stabilire come sia stato possibile farla arrivare fino a quel punto in cui è stata rinvenuta. Il giallo sul delitto di Seriate, dunque, alla luce delle ultime novità lascia ancora aperte molte domande e gli elementi finora raccolti non aiutano certamente a fare totalmente luce sulla morte dell’ex professoressa 63enne.