Si riaccendono i riflettori sul caso del delitto di Ilaria Alpi, l’inviata del Tg3 uccisa a Mogadiscio nel marzo 1994 insieme al suo operatore Miran Hrovatin. Stando alle ultime novità rese note oggi dall’agenzia di stampa Ansa, la Procura di Roma avrebbe aperto un nuovo fascicolo d’indagine relativo ad alcune presunte anomalie emerse nella gestione di un testimone che poi si rivelò falso. Si tratta di Ahmed Ali Rage, conosciuto con l’appellativo di Gelle. Anomalie messe in luce dalla Corte d’Appello di Perugia, la medesima che lo scorso ottobre ha assolto l’unica persona condannata, Hashi Omar Hassan. All’interno del nuovo fascicolo affidato al sostituto procuratore Elisabetta Ceniccola, vengono ipotizzati i reati di falso in atto pubblico, calunnia e favoreggiamento a carico di ignoti. La richiesta di maggiori accertamenti sui possibili depistaggi messi in atto nell’ambito del duplice omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin è partita da Luciana, madre della giornalista, insieme all’avvocato Domenico D’Amati. Quest’ultimo, alla luce della decisione presa dalla Procura di Roma, non ha potuto far altro che manifestare la sua totale soddisfazione evidenziando come questo potrebbe rappresentare anche un modo per proseguire con le indagini sulla morte della giornalista e del suo operatore, così come l’impegno della procura romana nel voler individuare i colpevoli del duplice delitto, nonostante siano trascorsi 23 anni. Il nuovo fascicolo d’inchiesta avrebbe trovato ulteriore linfa da quanto accaduto a scapito dell’unico condannato, ora assolto. Ad accusarlo era stato proprio Gelle, che lo bollò come l’esponente dei killer nel caso Alpi, portando alla condanna di Hassan a 26 anni di carcere prima di sparire nel nulla alla vigilia della sua deposizione in aula. Condannato per calunnia fu poi assolto definitivamente. Fu la trasmissione Chi l’ha visto, che da sempre segue il caso di Ilaria Alpi, a rintracciarlo in Inghilterra ed in quell’occasione Gelle ammise di aver dichiarato il falso motivando le accuse ad Hassan con il fatto che gli italiani avessero fretta a chiudere il caso.



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