Poco prima dell’estate il rettore del’Università Roma tre, aveva inviato una lettera a Papa Francesco in cui chiedeva a nome di tutto il Campus un incontro. La risposta del Papa non si è fatta attendere, stabilendo per il 17 Febbraio 2017 una visita dai toni informali, alla più giovane Università Italiana. San Giovanni Paolo II si era recato in questo stesso ateneo nel 2002, per festeggiare i dieci anni dalla fondazione; oggi Papa Francesco è chiamato a festeggiarne il 25° anno, un giubileo universitario. Ad accoglierlo una folla composta di studenti e gente impegnata a vario titolo all’interno del complesso universitario. Insieme al rettore Mario Panizza, accolgono Sua Santità Pasquale Basilicata direttore generale dell’Università e Maria Francesca Renzi rettore Vicario. Il rettore Mario Panizza, con un discorso tenuto a braccio, espone al Papa la mission dell’Università Roma tre: profondere sapere scientifico, declinato nella ricerca, senza trascurare la responsabilità di educare gli studenti ad essere cittadini onesti. Il valore etico come collante tra fede e cultura, anche culture diverse, in un’ottica di dialogo continuo e di inclusione.
Spunti di riflessioni dalle domande degli studenti: vengono poste al Pontefice quattro domande spunto per una riflessione ampia e spontanea. Sua Santità, tiene a sottolineare che egli ha preparato un discorso sulla base delle domande che gli sono state fatte pervenire anticipatamente, tale discorso programmatico, lo donerà al rettore, ma al momento preferisce , come gli è consono, rispondere in modo spontaneo. La prima domanda pone la questione della violenza, come mezzo, forma di espressione dei nostri giorni: “quali possono essere le medicine per contrastare le manifestazioni di un agire violento…?” La seconda domanda è rivolta al Papa come Vescovo di Roma, Communis Patria: Cosa significa oggi, che valore ha, questo appellativo per Sua Santità. La terza domanda parte da una riflessione sul Cambiamento Epocale che la nostra società sta attraversando: come può l’uomo di oggi immerso in una confusione multimediale riuscire a rispondere in modo adeguato a questi cambiamenti. La quarta ed ultima domanda arriva da una cittadina Siriana, giunta in Italia grazie proprio ad un corridoio umanitario sostenuto dallo stesso Papa. Da ultimo, “qual è la giusta posizione dinnanzi la manifesta paura per gli immigrati”.
La violenza si combatte con il dialogo, queste le parole che Papa Bergoglio, pronuncia in risposta alla prima domanda. Continua dicendo che assistiamo oggigiorno ad una terza guerra mondiale spezzettata, la guerra non è un fenomeno che inizia in luoghi lontani, ma è un fenomeno che riguarda il nostro cuore. Il germe della guerra è la mancanza di dialogo. Sua Santità sottolinea l’importanza del saper ascoltare e di riuscire a prendersi del tempo per riflettere e poter rispondere al fratello, dopo una attenta riflessione. Tutto è troppo urlato, sostiene il Papa, il volume delle nostre conversazioni è troppo alto. La violenza, continua il Papa, ci rende anonimi, ci toglie il nome. Rispondendo alla domanda sul cambiamento epocale, il Papa pone l’accento sull’importanza di accogliere la realtà per come ci si presenta. Paragona la vita ad un portiere di una squadra di calcio: deve muoversi, quest’ultimo, a seconda di dove arriva la pallonata. Alla domanda che lo interroga su Roma Communis Patria, risponde richiamando l’attenzione degli astanti al concetto di globalizzazione, che ha perduto il suo senso originario. Il significato di globalizzazione va ricercato nell’unità delle diversità e non nell’uniformità. Questo è anche il compito dell’Università: creare spazi di dialogo e di crescita comune in cui tutti si sentano accolti, non come dentro una sfera ma come sfaccettature di un poliedro. Cresce con i social media un senso di rapidità che toglie concretezza alla realtà. Qui il Papa cita il sociologo Bauman, da poco scomparso, affermando che la società ha assunto dei connotati liquidi, così anche l’economia è un’economia che non lascia spazio al concreto. Concretezza è la parola che Sua Santità ripete più volte, come risposta all’annientamento dell’uomo da parte di questo non senso liquido. Per ultima la risposta alla domanda sull’immigrazione. L’Europa non deve aver paura di perdere la propria identità aprendo i propri confini agli immigrati, accogliere è un’opportunità di crescita. Il Mediterraneo, ricorda Papa Francesco, è un cimitero, non dimentichiamolo. Come accogliere i migranti? Come fratelli, come sorelle. Accogliere vuol dire “accompagnare nell’integrazione”.