Con il cappello in mano. A Bruxelles. Obiettivo, racimolare più soldi possibile per rimettere in sesto centinaia di paesi sparsi tra Umbria, Abruzzo, Marche e Lazio. La sequenza sismica che dal 24 agosto ha colpito il centro Italia ha provocato danni per 23,5 miliardi di euro: cifra che include sia i danni strutturali veri e propri che i costi per l’emergenza. Il fascicolo completo relativo alla stima dei danni e i costi relativi al terremoto in Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo è stato trasmesso dal Dipartimento della Protezione civile a Bruxelles per l’attivazione del Fondo di solidarietà dell’Ue. Le stime considerano anche le integrazioni arrivate dalle Regioni dopo la scossa del 18 gennaio. 



Mancano, però, tutte le somme relative ai danni che il maltempo ha causato in Abruzzo e che sta ancora causando. In molti centri la neve caduta si sta ancora sciogliendo, causando movimenti di intere colline, la distruzione di strade. Regioni in ginocchio, aziende in crisi e la necessità di trovare soluzioni giuste ed eque per avviare i lavori di ricostruzione. Già, lavori che devono evitare le tentazioni di infiltrazioni mafiose, che ci sono state in passato, quando l’allora prefetto dell’Aquila, Franco Gabrielli, oggi capo della Polizia, dopo il terremoto del 2009 riuscì con il premier Berlusconi a trovare soluzioni di difesa molto alte. Tentazioni e tentativi che andarono a sbattere contro la griglia di sicurezza messa in piedi. E oggi si deve garantire la stessa sicurezza. La devono garantire i vertici della Protezione civile, i prefetti e i governatori. 



Ma proprio ieri una nude grigia si è addensata sulla Regione Abruzzo, dove al governatore Luciano D’Alfonso sono stati contestati dalla Procura dell’Aquila i reati di corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio, nell’ambito dell’inchiesta che oggi ha portato all’acquisizione di numerosi atti nell’ufficio patrimonio di palazzo Silone, all’Aquila. Insieme con il presidente della Regione sono indagate altre quindici persone tra funzionari e imprenditori. Carabinieri e Polizia hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in diverse città abruzzesi. Quando ha ricevuto l’avviso di proroga delle indagini il presidente D’Alfonso ha dichiarato, con un comunicato: “Mi dichiaro totalmente estraneo alle vicende e auspico una loro rapidissima definizione”.



Sarà sicuramente così, ma questa inchiesta cade nel mezzo di un momento delicato, dove l’Unione Europea è chiamata ad allargare i cordoni della borsa. E con quale spirito può dare denaro se le notizie che le giungono sono le solite, di presunte corruzioni, imbrogli, ricostruzione portata avanti attraverso abusi e sistemi poco trasparenti?

Questione di soldi ma anche di ambiente devastato. Accanto al terremoto c’è stato il maltempo. Centinaia di famiglie sono state evacuate dalle proprie abitazioni, che avevano retto alle scosse di terremoto, e che ora si trovano su colline che stanno scendendo a valle. Altra gente senza casa, e questa volta senza il paracadute dell’autonoma sistemazione, di un container o di un modulo abitativo provvisorio.  

Questa volta si tratta di gente a cui il Comune di residenza cerca di far fronte alle spese. Non si sa, però, per quanto e con quali soldi. Un giro in Abruzzo è stato compiuto dall’europarlamentare Gianni Pittella. Ha personalmente coinvolto il premier Gentiloni, il ministro Delrio e si è impegnato a far presente in Europa che servono soldi anche per queste situazioni gravi. Parole, al momento. Con il ministro Delrio che ha promesso un piano di intervento sulle strade statali e provinciali. Perché a fronte degli oltre 23 miliardi che servono per il post terremoto ci sono danni più piccoli ma che comunque mettono in crisi le famiglie. Come a quelle persone che hanno danneggiato le proprie auto a causa delle strade distrutte dal maltempo. Poche centinaia di euro che in un bilancio familiare sempre più stretto sembrano montagne insormontabili. Come i 23 miliardi che l’Europa non darà mai per intero e che il Governo italiano dovrà inventarsi come trovarli. Sul dove, purtroppo, ci sono più certezze: nelle tasche di ciascuno di noi.