Solo grazie al documento lungo 194 pagine e depositato nei giorni scorsi, relativo alle motivazioni del giudice in merito alla condanna a 30 anni a carico di Veronica Panarello, è stato possibile far luce su tutta una serie di interessanti particolari. Oltre al rapporto emerso tra il bambino di otto anni e la madre, spesso condito da botte e insulti, sarebbero trapelate anche le ricerche che la giovane donna di Santa Croce Camerina avrebbe eseguito su Internet nelle ore precedenti all’omicidio del figlio primogenito. A renderle note è stato il portale FanPage.it, che riporta cosa Veronica avrebbe ricercato sui suoi dispositivi elettronici prima di uccidere il figlio. “Bimba non si sente bene, la baby sitter la picchia a sangue” ed ancora “Modica, perde il figlio che ha in grembo, momenti di tensione al maggiore”. Dalle indagini, infine, sarebbe emersa la vera ossessione di Veronica nei confronti del suocero. Questi aspetti saranno discussi e approfonditi questa sera nel corso della trasmissione Quarto Grado, in onda su Rete 4.
Cosa avveniva realmente in casa tra Veronica Panarello ed il figlio Lorys Stival? Anche su questo punto è stata fatta luce nel corso del lungo documento contenente le motivazioni della condanna a 30 anni di reclusione a carico della donna, inflitta in primo grado. A riportare nuovi sconvolgenti particolari è il sito Fanpage.it che mette in luce le parole del giudice relative alle rivelazioni dei vicini di casa della Panarello. A loro detta, infatti, Veronica era solita insultare il figlio con volgari epiteti quasi quotidianamente. Non solo, gli stessi vicini hanno spesso riferito di aver udito “rumori di sedie e oggetti sbattere per terra”. Non è un caso se in una circostanza un compagno di scuola di Lorys Stival definì la donna “una pazza”. Questi atteggiamenti, per il giudice, sarebbero la conferma dell’inversione di ruoli tra madre e figlio più volte ribadita, al punto che per Veronica Panarello il bambino era diventata “quasi un compagno di vita della madre con un compito di sostegno e di riferimento quotidiano”. La medesima tesi era stata esposta in passato anche dai consulenti della difesa di Davide Stival, padre della vittima nonché marito di Veronica e dalla quale avrebbe preso definitivamente le distanze.
Si tornerà a parlare di Veronica Panarello e dell’omicidio del quale si sarebbe resa autrice – stando alla condanna in primo grado a 30 anni di reclusione – nella nuova puntata di Quarto Grado in onda questa sera. La donna, secondo il giudice Andrea Reale, si sarebbe macchiata dell’uccisione e dell’occultamento di cadavere del figlioletto Lorys Stival di appena 8 anni. Nei giorni scorsi sono state rese note le motivazioni della sentenza di condanna contenute nelle 194 fitte pagine dalle quali sono emersi molti particolari clamorosi. Oltre a quelli legati all’omicidio del piccolo Lorys ed all’atteggiamento della stessa Veronica Panarello, come rivela FanPage ci sarebbero altri retroscena shock. Nel corso delle indagini sull’omicidio di Lorys Stival sarebbero stati sentiti anche i genitori dei compagni di scuola della vittima, i quali avrebbero riferito un quadro tutt’altro che idilliaco in riferimento al rapporto tra il bambino e la madre. “Ultimamente mio figlio mi ha riferito che Lorys gli ha confidato che non stava molto volentieri con la mamma e che non vedeva l’ora che tornasse il papà perché la mamma lo picchiava”, ha riferito un genitore. A qualche altro compagno, Lorys raccontava di sentire molto la mancanza del padre e di litigare spesso con la madre.
Il caso di Lorys Stival sarà approfondito questa sera nel corso della nuova puntata di Quarto Grado, che porrà l’accento sulle motivazioni della sentenza di condanna di Veronica Panarello. Era lo scorso 17 ottobre quando il gup Andrea Reale pronunciava la sentenza con la quale condannava a 30 anni di reclusione la giovane mamma di Santa Croce Camerina, ritenuta l’autrice del delitto del piccolo Lorys, “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Lo stesso giudice, come riporta La Stampa online, all’interno delle motivazioni ha anche spiegato cosa avrebbe portato all’assassinio del figlio primogenito di appena 8 anni, consumatosi nell’abitazione di Veronica Panarello la mattina del 29 novembre 2014. Per il gup si sarebbe trattato di “un dolo d’impeto”, nato dopo il rifiuto di Lorys Stival di andare a scuola e da una successiva lite esplosa con la madre, il cui contenuto lo conoscerebbe solo quest’ultima. L’omicidio, dunque, sarebbe avvenuto nell’ambito di un “impulso incontrollabile” da parte di Veronica Panarello, tale da escludere la premeditazione. All’interno delle motivazioni, il giudice si è soffermato anche su un punto fondamentale affrontato nel corso del processo di primo grado e relativo alla salute mentale della donna, alla luce delle perizie mediche alle quali è stata sottoposta. A tal fine è stata avanzata la tesi del “figlicidio per vendetta”. La difesa di Veronica ha sempre tentato di dimostrare l’incapacità di intendere e volere della propria assistita, ma a tal proposito il gup Reale ha evidenziato solo dei tratti disarmonici della personalità, oltre ad una “labilità emotiva”. Nessun disturbo dell’area psicotica, della coscienza e delle percezioni, dunque, ma solo dei disturbi narcisistici riconducibili al bisogno di considerazione della donna, legato alle sue problematiche strettamente connesse alla sua infanzia difficile. Nel lungo documento depositato lo scorso 13 febbraio, inoltre, si fa luce anche sulla posizione del suocero Andrea Stival, nonno paterno di Lorys, tirato in ballo da Veronica Panarello nel corso della sua ultima versione. A detta della mamma condannata per il delitto del figlio, il suocero – con il quale avrebbe avuto una relazione extraconiugale – sarebbe il vero autore dell’omicidio di Lorys. Per il giudice, tuttavia, l’uomo sarebbe del tutto estraneo ed alla luce delle gravissime accuse della Panarello avrebbe trasmesso alla procura gli atti per calunnia nei confronti del nonno di Lorys Stival. Sotto accusa, secondo il gup, le numerose menzogne, dal falso alibi alle copiose versioni fornite, passando per le numerose contraddizioni, fino ai tentativi di accusare altre persone e alla condotta spregiudicata avuta da Veronica Panarello anche in aula. Per questo calzerebbe a pennello la definizione di “lucidissima assassina” affibbiatale dal Riesame. La parola ora passerà alla difesa della donna, rappresentata dall’avvocato Francesco Villardita, il quale ha a disposizione 45 giorni per ricorrere in Appello.