Il prossimo martedì il gup potrebbe decidere sul futuro giudiziario di Manuel Foffo e Marco Prato, i due trentenni che si sarebbero macchiati del terribile delitto di Luca Varani. Il 23enne romano, infatti, lo scorso 4 marzo sarebbe caduto nella loro trappola per poi essere massacrato con oltre cento colpi, tra martellate e coltellate su tutto il corpo. Il movente resta un enigma, a parte la voglia di “vedere l’effetto che fa” emersa nel corso degli interrogatori. Due strade differenti, quelle scelte dai due imputati, accusati di concorso in omicidio volontario premeditato aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, ma che non cambiano però il fatto, ritenuto dall’avvocato Alessandro Cassiani – che con Irma Conti difende gli interessi della mamma di Luca Varani – “di eccezionale gravità”. A sua detta, come riporta Repubblica.it, i due trentenni avrebbero agito contro il 23enne “con lucida e fredda determinazione”. Sempre secondo quanto emerso dall’avvocato nella precedente udienza, Luca Varani sarebbe stato messo nella condizione di non potersi difendere nel corso delle violenze subite per lunghe ore, prima di giungere alla morte, in quanto stordito dall’alcover, un farmaco appositamente messo nel cocktail dal quale il 23enne aveva bevuto dopo essere giunto nell’appartamento degli orrori, al Collatino. Per gli investigatori, le numerose ferite inferte sul corpo della vittima, sarebbero avvenute con crudeltà al solo scopo di far soffrire il malcapitato.
Sono giorni di attesa, questi, per la famiglia di Luca Varani, il giovane 23enne di Roma, vittima di una vera e propria mattanza avvenuta lo scorso 4 marzo al Collatino. Presunti autori del delitto, uno dei più cruenti della cronaca nazionale degli ultimi anni, sono i due giovani trentenni, Manuel Foffo e Marco Prato, i quali torneranno in aula il prossimo martedì 21 febbraio. Sarà allora, come ricorda Repubblica.it, che il gup del tribunale di Roma, Nicola Di Grazia, potrebbe esprimersi sul destino giudiziario dei due autori del delitto di Luca Varani, avvenuto al culmine di un festino a base di alcol e droga. Intanto, come da programma, l’imminente udienza vedrà protagonisti i difensori dei due imputati, i quali saranno sentiti dal giudice. Da una parte, dunque, ascolteremo le parole degli avvocati Michele Andreano e Corrado Ottaviani che compongono la difesa di Manuel Foffo, giovane reo confesso e che ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato (il pm Scavo in merito ha avanzato la richiesta a 30 anni di reclusione), dall’altra toccherà all’avvocato Pasquale Bortolo, difensore di Marco Prato, il quale in caso di rinvio a giudizio ha chiesto di essere giudicato con rito ordinario. Prato, infatti, è pronto a giurare di non aver preso parte attiva al delitto di Luca Varani, nonostante i gravi indizi di colpevolezza a suo carico. L’udienza del prossimo martedì a carico dei due giovani, entrambi accusati di concorso in omicidio volontario premeditato aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, resta al momento tutta un enigma, in quanto il gup potrebbe decidere di giungere già ad una sentenza, ma potrebbe anche riservarsi di decidere in un momento successivo. Nei giorni scorsi è stata evidente quanto netta la scelta da parte dei due imputati di percorrere due strade ben distinte, a partire proprio dalla scelta dei rito con il quale essere giudicati in caso di rinvio a giudizio. La difesa di Foffo, a tal proposito, mira a dimostrare in favore del suo assistito la “capacità di intendere e di volere grandemente scemata dall’uso cronicizzato di droghe e sostanze alcoliche”. Diversa la posizione di Prato, pronto a dimostrare la sua innocenza confrontandosi con la Corte d’Assise nell’ambito di un processo vero e proprio e che vede ammesse in qualità di parti civili i genitori e la fidanzata di Luca Varani.