Papa Francesco ha celebrato la Santa Messa nella basilica di San Pietro, questa è stata interamente dedicata ai religiosi di tutto il mondo, a coloro i quali hanno deciso di abbracciare la vita religiosa per portare tra la gente il nome di Dio e il suo messaggio di salvezza. Iniziata con una breve presentazione dell’argomento da parte del Papa il quale ha fatto presente che ci troviamo al quarantesimo giorno dopo il Natale, ossia il giorno in cui ci fu la presentazione di Gesù al tempio, come prescritto dalla legge ebraica. Dopo la benedizione delle candele e la processione dei religiosi all’interno della basilica si sono accese le luci per dare inizio alla celebrazione. Il vangelo letto durante la santa Messa è stato tratto dal Vangelo di Luca e, come annunciato prima, viene proprio letto il passo relativo alla presentazione al tempio. Il bambino Gesù è al suo quarantesimo giorno di vita e, come previsto dalla legge, Giuseppe e Maria lo portano al tempio per presentarlo al Signore. A Gerusalemme c’era un anziano, uomo giusto e pieno di spirito divino, il quale era stato avvisato dallo Spirito Santo che non avrebbe raggiunto il regno dei cieli prima di aver visto il Cristo del Signore. Questi giunto al tempio vide Gesù e subito lo prese tra le braccia e benedisse Dio per avergli permesso di vedere la salvezza di Dio. La stessa cosa disse Anna, l’anziana vedova che frequentava il tempio, la quale si mise a parlare di Gesù a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Il messaggio è chiaramente rivolto ad ogni uomo cristiano che vuole è portare al mondo la verità di Cristo, ma in special modo agli appartenenti alla classe religiosa che hanno consacrato la loro vita intera a questa missione Papa Francesco li invita a fare come Simeone che ha il cuore pieno di gioia per aver visto la salvezza del Signore e per aver capito che Dio abita tra il popolo e lo sente carne della sua carne. Con la venuta al tempio Cristo rende omaggio alla vecchia legge però, allo stesso tempo, va incontro alla sua gente dandole gioia e speranza. Simeone è quindi l’uomo di Dio che alla fine della vita proclama la verità e dice al mondo che Dio è speranza che non delude, Simeone ed Anna sono persone che in vecchiaia sono capaci di una nuova fecondità perché la vita deve essere vissuta con speranza nel Signore e nelle sue promesse. Noi siamo uomini ai quali i nostri padri hanno lasciato un canto di speranza e noi dobbiamo dare voce e corpo alla speranza ed ai sogni dei nostri anziani. Dobbiamo rendere fede alla profezia di Gioele che dice che il regno di Dio sarà fondato sulle genti e che i giovani ne avranno visione. Pertanto è necessario che gli uomini di Cristo vivano la propria vita con speranza e al servizio della speranza stessa, che non si facciano prendere dalla tentazione della sopravvivenza che inaridisce i cuori e spegne gli animi.
Con questa tentazione il risultato sarà quello di chiudersi in sè stessi invece di uscire tra le genti ad abbracciare il popolo, e soprattutto si rischia di non vedere le opportunità che Cristo mette sul nostro cammino perché le si scambia per pericoli da evitare. Papa Francesco continua dicendo che i religiosi non devo essere solo professionisti del sacro ma padri e madri della speranza. Come Simeone ed Anna anche loro devono dare spazio alla speranza dell’incontro con Gesù. I consacrati devono inoltre essere inseriti nella vita perché devono essere lievito di questa massa concreta, avere le mani all’aratro per seminare il grano anche se spesso questo è seminato in mezzo alla zizzania, senza un atteggiamento difensivo o negativo ma completamente rivolti verso il prossimo. Solo in questo modo potranno veramente conoscere Cristo, prendendo la croce dei fratelli e toccando con mano le piaghe del mondo ferito che supplica di resuscitare. Gli uomini di chiesa devono mescolarsi, partecipare alla marea caotica che è la vita ma che Cristo può trasformare in esperienza di solidarietà e in un santo pellegrinaggio.