-Patrizia Reggiani è tornata libera: la donna condannata a 26 anni per l’omicidio dello stilista Maurizio Gucci, non dovrà scontare infatti gli ultimi 3 anni di libertà vigilata che le rimanevano da scontare come richiesto dal suo legale Danilo Bongiorno. Del caso si è parlato anche durante La Vita in Diretta, dov’è stata messa in luce l’amore per il lusso della Reggiani. Si dice, infatti, che nella prigione di San Vittore, che la stessa Reggiani era solita definire Victor Residence, la donna riuscisse comunque a vivere di molti agi. Cristina Parodi ha raccontato come la sua cella fosse diversa dalle altre, e di come le altre detenute le facessero il letto, nonché molti omaggi. La donna, adesso, percepirà per decisione della Corte di Appello di Milano un vitalizio di un milione all’anno (più gli arretrati pari a 23 milioni) sulla base di un accordo che la donna firmò nel 1993 con l’allora marito Maurizio Gucci. Patrizia Reggiani è stata definita da Marina Ripa di Meana, presente in studio, come “una donna carismatica ma inquietante, con una personalità forte” che ha mantenuto un forte legame con le figlie che le hanno reso la permanenza a San Vittore molto più leggera.
Patrizia Reggiani è libera: lo ha stabilito poco fa il giudice, che ha disposto che non dovesse scontare gli ultimi tre anni di libertà vigilata che le rimanevano a fine pena. In carcere da diciassette anni, è stata accusata di aver ucciso l’ex marito, il noto imprenditore Maurizio Gucci, che per alcuni anni è stato a capo della famosa casa di moda. “Sono molto sollevata – ha detto Patrizia Reggiani al Corriere della Sera dopo l’udienza in cui era stata richiesta la sua libertà – non avendo capito un tubo, non sapevo nemmeno ci fossero altri tre anni. Se ripeto di essere innocente? Temo di sì, ma sono stati fatti degli errori. Non bisognava far entrare l’Auriemma in un pollaio tranquillo. Mi sono fidata delle persone sbagliate”. Patrizia Reggiani è sempre stata molto ambigua nel ruolo avuto nell’uccisione del marito: ecco cosa ha detto al Corriere sugli ultimi anni passati fuori dal carcere: “Sono stati bellissimi, ma io stavo bene anche prima, al Victor Residence”, nome con il quale chiamava San Vittore.
Fu ucciso nel 1995 da un sicario che si era appostato con una Renault Clio davanti il palazzo di via Palestro in cui lavorava. L’uomo non morì subito e, stando alla testimonianza del portiere del palazzo (anche lui colpito da un proiettile), si era girato con un viso incredulo verso il suo assassino. Ci vollero due anni per risalire alla gang che aveva effettuato l’omicidio: il quadro che ne venne fuori era assolutamente assurdo per gli inquirenti, visto che quella che si era assemblata era una squadra definita un po’ come un baraccone da circo. A capo di tutti, Patrizia Reggiani: la donne fu incastrata dalle intercettazioni telefoniche della maga Auriemma, amica della donna, e Ivano Savioni, l’organizzatore dell’omicidio. Patrizia Reggiani non ha mai ammesso palesemente di aver voluto il marito morto: tutte le sue testimonianze sono sempre state tra il detto e il non detto. Come quando dichiarò al quotidiano Il Giornale: “Non volevo Maurizio morto, l’avevo amato come una pazza, era il padre delle mie figlie. In quel momento della mia esistenza, però, ero convinta che un essere come lui non fosse degno di vivere. Perché? Non lo dirò mai”.