“Abbiamo pianto insieme” racconta Diego. “Le ho detto, signora, ma cosa vuol fare, lei ha più bisogno di me. E lei mi ha detto: ho due nipotine rimaste là in mezzo alla neve che hanno l’età di sua figlia”. La signora in questione è una terremotata del Centro Italia, che quando ha saputo della colletta organizzata da don Gianni Vettorello, un sacerdote di Rovigo, per permettere a una coppia di disoccupati di rientrare in possesso delle fedi nuziali che avevano venduto, si è messa in contatto con Diego per mandargli qualcosa: “Quando ci ripenso ancora oggi mi viene da piangere” dice Diego “ci ha mandato qualcosina, anche una Barbie per mia figlia che ci gioca sempre”.
Diego, che vive a Rovigo, è rimasto senza lavoro a 44 anni, oggi ne ha 48, sua moglie fa piccole collaborazioni da domestica, hanno una figlia di 8 anni e sopravvivono grazie agli aiuti spontanei della catena messa in moto da questo sacerdote: “Con don Gianni ci sentiamo quasi tutti i giorni, ha sempre una parola per darci forza. E’ apparso come un angelo dal cielo e adesso è la nostra stella cometa”. (Se qualcuno avesse offerte di lavoro o volesse contribuire a sostenere la famiglia, ci può contattare all’indirizzo mail della redazione).
Signor Diego, che lavoro faceva prima di rimanere disoccupato?
Ero dipendente pubblico, lavoravo alle poste.
E cosa è successo?
Sono uno delle tante vittime della legge Fornero, i licenziamenti facili senza preavviso. Un giorno arrivi al lavoro e trovi una lettera che dice: da domani se ne resti pure a casa. E così è stato, adesso sono quattro anni che non lavoro.
Lei conosceva don Gianni personalmente?
Assolutamente no, anche se siamo tutti e due di Rovigo. E’ stato un angelo arrivato dal cielo. Si è mosso di sua iniziativa.
Vendere le fedi nuziali non è solo una questione economica, significa privarsi di ciò che testimonia il matrimonio, la fede appunto.
Per andare avanti purtroppo bisogna fare anche quello. Abbiamo dato via tutto quello che potevamo dare via, non abbiamo più neanche la macchina per tirare avanti nella speranza di migliorare le cose, con il sogno che le cose miglioreranno. Ma se non si fossero attivate persone normali, dei privati tramite don Gianni, non sarebbe cambiato nulla.
Non avere lavoro è anche perdere la propria dignità di uomini.
Ha detto la parola giusta, io ho perso la mia dignità. Un uomo che perde il lavoro e non riesce a trovarlo perde la dignità, non è una parola offensiva, è così.
Come passa le sue giornate?
Alla ricerca di un lavoro, inviando tramite i soliti canali le richieste, agenzie interinali o tramite internet, che non si sa mai se qualcuno le riceve. E poi la solita storia: o cercano apprendisti al massimo di 25 anni o fanno corsi di riqualificazione per gli over 50 e io ne ho 48 o vogliono persone con qualifiche, meccanici, idraulici, elettricisti, imbianchini. Sono cose che a casa mia faccio, ma un’azienda non ti prende se non hai qualifica e anni di esperienza alle spalle.
Con don Gianni vi sentite ancora?
Ci siamo sentiti anche oggi, è una persona squisita, solo sentire una sua parola è importante, ha bontà, umanità e altruismo mai viste.
E’ vero che vi hanno mandato aiuti anche dei terremotati?
C’è stata una signora che tanto mi ha commosso che ci siamo messi a piangere insieme al telefono. Cosa vuol fare con me, lei ha più bisogno, le dicevo, e lei: ha una bambina che ha l’età delle mie bambine che sono rimaste nella neve. A tutti i costi mi ha mandato un pacchettino e anche una Barbie per la bambina. Noi siamo soli, ha detto, non abbiamo nessuno, nessun parente. Dico a tutti quelli che ci hanno aiutato che sono diventati loro la nostra famiglia, persone sconosciute, anonime.
Nel bisogno la gente comune stupisce sempre, se si sta ad aspettare lo Stato…
Si aspetta tutta la vita. Invece a noi è apparso come una stella cometa che ci guida don Gianni.
(Paolo Vites)