Continua a recitare la parte del protagonista anche dietro le sbarre, dove si trova in seguito ad una sentenza di condanna a 30 anni di reclusione per aver ucciso la moglie Elena Ceste il 24 gennaio 2014. Come riferito da Giallo, il settimanale diretto da Andrea Biavardi, Buoninconti è infatti impegnato nell’intrattenere una corrispondenza con una donna piacentina, madre di due figlie, con la quale si sarebbe sviluppata una “tenera amicizia”. Non la prima, da quando è in carcere, per il vigile del fuoco, che già in passato venne visitato in carcere da una sua ammiratrice. Buoninconti, dunque, a tutto sembra pensare meno che alla sua famiglia: né alla moglie scomparsa, Elena Ceste, né ai suoi quattro figli, ai quali ha smesso di inviare i 600 euro di mantenimento, e che attualmente risultano a carico dei suoceri, i genitori della Ceste. Come riferisce il settimanale Giallo, gli stessi avvocati di Buoninconti starebbero ancora aspettando la retribuzione delle loro parcelle…
Nel secondo grado di giudizio a carico di Michele Buoninconti, marito di Elena Ceste e accusato del suo omicidio e dell’occultamento di cadavere, la Corte d’Appello ha confermato la condanna a 30 anni di reclusione, come avvenuto al termine del processo di primo grado con rito abbreviato. Una condanna sotto certi aspetti attesa, che ha chiaramente dato soddisfazione ai genitori della donna uccisa ma non contentezza, “perché nessuno ci restituirà mai nostra figlia, e Michele, nemmeno tra tanti anni, ci dirà mai cos’è successo davvero quella mattina”. Sono queste le parole dei genitori di Elena Ceste, in un commento affidato alle pagine del settimanale diretto da Andrea Biavardi, Giallo. Con la nuova condanna, dunque, si è confermato il quadro accusatorio sostenuto in questi anni dal pubblico ministero Laura Deodato, a capo delle indagini dal giorno della misteriosa scomparsa di Elena, avvenuta da Costigliole d’Asti il 24 gennaio 2014. Il corpo fu rinvenuto senza vita a distanza di nove mesi in un canale del Rio Mersa. Una vicenda terribile, che ha fatto male alla famiglia della vittima quanto ai due avvocati dei Ceste, Deborah Abate Zaro e Carlo Tabbia, che ora tutelano gli interessi dei quattro figli della donna uccisa e dei suoi due anziani genitori. “Questa sentenza consente almeno di chiudere un capitolo nero vissuto nelle aule di giustizia”, hanno commentato i due legali. “La storia di Michele Buoninconti è quella di un uomo incapace di amare”, hanno aggiunto. Una condanna che non è giunta a sorpresa, anche alla luce dell’eccezionale lavoro degli inquirenti e della procura e che al tempo stesso non ha poi cambiato tanto per l’imputato, il quale ha continuato a definirsi innocente, a disinteressarsi del mantenimento dei figli e a rivolgere la sua attenzione ad altrove. Stando a quanto scoperto dal settimanale Giallo, infatti, da alcuni mesi Buoninconti avrebbe iniziato assiduamente a ricevere in carcere alcune lettere da parte di una sua ammiratrice, una donna sposata e madre di due figli, che abita a Piacenza. Tra i due sarebbe nata una “tenera amicizia” al punto che la donna sarebbe voluta essere presente il giorno della sentenza, al fine di sostenere Michele. Sarebbero stati gli amici dell’uomo a sconsigliarle di presentarsi in aula, in modo da scongiurare possibili scandali. Questa non sarebbe la prima donna che Michele Buoninconti avrebbe “frequentato” in carcere. In un’altra occasione, con una “ammiratrice” che lo andò a trovare in cella, l’uomo scherzò anche sul vizio di frequentare altre donne da quanto Elena Ceste non c’era più. La sua vita da detenuto la trascorre tenendosi in forma, leggendo le carte del processo e scrivendo molte lettere, alle quali però avrebbero finora risposto solo le sue “amiche”. Come ricorda il settimanale, Buoninconti in questi anni, intercettato in carcere, avrebbe più volte fatto emergere il desiderio di trovare una donna in grado di sostituire Elena. Non è escluso, dunque, che stia già pensando ad un nuovo amore. (Emanuela Longo)