Sono sette i paesi europei dove esiste ancora una legge che punisce la blasfemia: la Danimarca, i Paesi Bassi, l’Islanda, Malta, l’Austria, la Finlandia e la Germania, sia pure con diversi moduli interpretativi. In Germania ad esempio essa è punibile solo se provoca reazioni pubbliche di massa. In Danimarca in questi giorni un uomo che nel 2015 si era fatto filmare mentre bruciava una copia del Corano (un video tra l’altro visualizzato pochissimo) è stato incriminato da un procuratore locale per aver infranto la legge sulla blasfemia. In Danimarca l’ultima volta che una persona era stata punita per questo reato era stato nel 1946, quando a una festa un uomo vestito da sacerdote aveva praticato un finto battesimo, mentre nel 1971 due cantanti furono accusati (e poi prosciolti) per aver eseguito una canzone che ironizzava sulla religione cristiana. Il caso sta suscitando forti polemiche in Danimarca, anche perché, come ha detto l’avvocato difensore dell’uomo, pochi anni fa un comico alla televisione di stato danese aveva bruciato una copia della Bibbia senza nessuna conseguenza. Di cosa significhi oggi la blasfemia, e della disparità di trattamento riservata ai cristiani, ne abbiamo parlato con don Ambrogio Pisoni.



Pensa che abbia ancora un senso nei paesi occidentali mantenere una legge del genere? Noi critichiamo, giustamente, paesi islamici dove questa legge è di uso comune. 

In quanto cattolico io sono educato a rispettare la libertà e la coscienza di ogni persona in ogni caso. Mai mi permetterei di offendere un simbolo religioso appartenente a un’altra fede.



Questo atteggiamento da cosa è mutuato?

Dall’esempio di Cristo, che non ha mai fatto cose del genere. Cristo mira al cuore dell’uomo e stima la sua libertà fino in fondo. Questo metodo è il metodo vincente e lo sarà sempre, fino alla fine dei tempi.

Del fatto che la religione cattolica venga presa di mira molto spesso senza conseguenze per chi lo fa cosa ne pensa? Ha fatto scalpore quando Grillo a un suo spettacolo ha celebrato la comunione distribuendo come ostie dei grilli.

La disparità di atteggiamenti può dipendere da posizioni culturali oggi dominanti. Ad esempio una certa paura nei confronti delle reazioni dell’islam, cosa che invece non accade mai quando vengono offesi simboli cristiani perché noi abbiamo un altro approccio alla questione della libertà. 



Di questa persona che ha bruciato il Corano che giudizio dà?

Mi domando che senso abbia bruciare il libro sacro di un’altra religione. Mi domando che cosa cerca un uomo che compie un gesto del genere, che cosa vuole dalla sua vita. Mi sembra di una povertà umana estrema.

Nel dibattito in corso in Danimarca, un politico ha detto che un buon cittadino non dovrebbe mai prendere seriamente la religione, accettando ogni tipo di satira.

Non sono d’accordo. Penso che prima di essere cittadini siamo uomini e l’uomo, anche per un solo istante che vive, è naturalmente religioso, afferma una ragione per cui vale la pena di vivere. L’uomo ha un rapporto diretto e ineliminabile col destino, anche se, lo riconosco, è una concezione assente dal panorama attuale.

 

Legge e religiosità come si conciliano allora?

Le leggi devono tentare di obbedire il più possibile a questa condizione e cioè salvare la natura originale dell’uomo. Poi che ci riescano davvero è un altro discorso.

 

(Paolo Vites)