La sentenza sulla fiction tv sul Mostro di Firenze trasmessa da Fox Crime nel 2009 e replicata poi anche sulle reti di casa Mediaset si è conclusa con la piena assoluzione ma ha portato anche ad una nuova “condanna”. E’ quanto reso noto dal Corriere Fiorentino che nel rivelare la decisione del giudice in merito al “film verità” sui fatti di cronaca che sconvolsero Firenze e l’Italia intera, ha anche messo in luce un nuovo caso con protagonista Francesco Calamandrei. L’ex farmacista di San Casciano deceduto 5 anni fa, era stato accusato di essere il mandante dei delitti del Mostro di Firenze, poi definitivamente assolto nel 2008. In occasione della sentenza sul film, il giudice Lisa Gatto del Tribunale di Firenze, chiamato a decidere sulla presunta diffamazione a carico di Calamandrei da parte dei produttori della fiction tv, lo ha – a sorpresa – nuovamente “condannato”. Nel parlare di Calamandrei, infatti, lo ha definito “persona ancor oggi sospettabile di essere tra i soggetti ispiratori di diversi duplici omicidi, nonostante l’incontrovertibile verdetto assolutorio”. E’ quanto si legge nelle motivazioni della sentenza di assoluzione in favore dei produttori del film sul Mostro di Firenze. Inevitabile la reazione della figlia dell’ex farmacista, Francesca Calamandrei, che ha commentato: “Mio padre non trova pace neppure da morto”. Francesca, che da anni lotta per riabilitare la figura del padre compianto, non riesce a dimenticare quanto letto nelle motivazioni della sentenza: “Che giustizia è mai questa?”. La donna, fino all’assoluzione di Calamandrei, ha assistito a tutte le udienze del processo e non poteva non mancare in occasione della sentenza sulla fiction ritenuta diffamatrice nei confronti del padre. Sebbene sia stato prodotto dopo l’assoluzione dell’ex farmacista, infatti, il film definisce l’uomo “colpevole”, portando ad un nuovo incubo per la figlia Francesca. Ora il suo avvocato Gabriele Zanobini ha già presentato ricorso in Cassazione, smentendo le accuse contenute nel film a carico dell’uomo e domandandosi: “Tutto ciò è fare opera di ingegno creativo, informativo o vera e propria diffamazione sulla pelle dell’unico sopravvissuto all’epoca del film tra tutti i coinvolti nella vicenda processuale del Mostro?”. Ad opporsi ai produttori della pellicola era stato anche il pm Paolo Canessa, che guidò l’inchiesta sul Mostro di Firenze e che si definì diffamato dal contenuto della pellicola. Dopo aver citato in sede civile la produzione del film, il giudice gli ha riconosciuto un risarcimento danni pari a 70 mila euro per alcune scene.



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