Non è passata inosservata la presenza di Toni Negri, tornato in cattedra all’Università di Genova in occasione di un convegno sul Sessantotto, evento collaterale ad una mostra sul medesimo tema, realizzata con il patrocinio del Comune. Il suo intervento dello scorso venerdì, come sottolinea il quotidiano Il Secolo XIX nella sua edizione online, era uno dei più attesi, anche e soprattutto alla luce delle lunghe proteste che lo avevano anticipato, da parte delle famiglie delle vittime e di alcuni rappresentanti del centrodestra ligure. Negri ha preso la parola commentando gli Anni di Piombo nel nostro Paese. Lui, fondatore di “Potere operaio”, leader di “Autonomia operaia” e uno dei maggiori teorici dell’estrema sinistra italiana, oltre che ideologo della lotta armata, ha concentrato il suo intervento proprio sul tema della violenza. “La violenza operaia, la violenza militante, ha costituito un momento di altezza della forma di lotta”, ha asserito. A suo dire, la ricostruzione di un movimento necessita sempre una fase di dura lotta. Toni Negri ha esaltato la violenza operaia e militante considerandola come “un momento di estrema ricchezza”. Parole, le sue, considerate “un affronto alle famiglie delle vittime ed alla democrazia”, alla luce dei fatti di sangue che si sono consumati a Genova, in seguito all’uccisione di quattro carabinieri, un commissario di polizia e un magistrato con la sua scorta, da parte delle Br. Oggi il centrodestra genovese chiede a gran voce le dimissioni del sindaco Marco Doria e del rettore dell’Università che ha accolto il “cattivo maestro”.



Alla vigilia della presenza di Toni Negri, salito in cattedra alla facoltà di Architettura dell’Università di Genova, non erano mancate le proteste da parte di Lega e Forza Italia. Lo scorso venerdì ha raccontato la propria esperienza politica dando la sua teoria di “violenza operaia e militante”. Oggi 84enne, come ricorda Il Giornale, il “cattivo maestro” Toni Negri fu condannato a 30 anni di carcere per associazione sovversiva, poi ridotti a 12 in Appello, tornato in libertà nel 2003 dopo una lunga latitanza, un patteggiamento e la semilibertà. Oggi gli è vietato votare e insegnare, ma può invece partecipare agli eventi come quello genovese dello scorso venerdì. Nel 1993, all’età di 60 anni e dopo dieci dalla sua elezione come deputato radicale, ottenne un ricco vitalizio di Montecitorio, poi revocato (dopo 23 anni) in seguito alla condanna superiore a due anni a suo carico. Da circa un anno vive diviso tra Parigi e Venezia con la filosofa francese Judith Revel.

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