La morte di David Rossi, il capo area comunicazione di Monte dei Paschi di Siena precipitato dal terzo piano in cui era posto il suo ufficio la sera del 6 marzo 2013, si inserisce anche nel dibattito tra forze politiche. Dopo la presa di posizione del M5s contro la Procura di Siena che ha chiesto l’archiviazione del caso non riscontrando elementi che facciano pensare ad un omicidio, ecco arrivare le parole di Claudio Borghi Aquilini, Responsabile economico e Portavoce Opposizione in Consiglio regionale della Toscana della Lega Nord. Come riportato da gonews.it, il leghista si è scagliato contro la magistratura: “Un Europa che vuole sempre più sangue dalla nostra gente fa da contraltare a certa magistratura che dimostra di aver sbagliato mestiere, dal momento che in presenza di dettagli determinanti a favore della tesi secondo cui David Rossi potrebbe essere stato vittima di omicidio, si volta dall’altra parte chiedendo una paradossale archiviazione. Giudici ed Europa semplicemente vergognosi, che proprio sul disastro Monte dei Paschi hanno dimostrato ampiamente di non saper esercitare il minimo e dovuto controllo”.



La richiesta di archiviazione del caso di David Rossi, il capo area comunicazione di Mps che è precipitato dal suo ufficio al terzo piano il 6 marzo del 2013 continua a far discutere. Ma quali sono le motivazioni che hanno convinto la Procura di Siena a procedere in questo senso? Come riportato da gonews.it, il procuratore della Repubblica di Siena Salvatore Vitello e il sostituto Fabio Maria Gliozzi sono convinti che la tesi dell’omicidio “non ha elementi circostanziali o biologici che la supportino: non vi sono segni chiaramente attribuibili a terze persone” e “non appaiono, viceversa, configurabili condotte di omicidio in suo danno che, all’esito delle verifiche tecniche, non risultano verosimili”. In questo senso l’ipotesi più probabile è quella per cui l’evento mortale sia stato causato da “un’autonoma cosciente e volontaria spinta autosoppressiva ideata e portata ad esecuzione in assenza di qualsivoglia condotta di istigazione ad opera di terzi”.



Continua a tenere banco il caso di David Rossi, il capo area comunicazione di Mps che la sera del 6 febbraio 2013 è precipitato dalla finestra del suo ufficio al terzo piano. Dopo la richiesta di archiviazione del caso da parte della Procura di Siena, si è sollevato un coro di proteste da chi crede quello di Rossi non sia un suicidio. Tra i più convinti vi sono i parlamentari del M5s, non ultimo Daniele Pesco, che ad Antenna Radio Esse ha dichiarato:”Ci sembra che la Procura non stia facendo tutto il necessario per riuscire a chiarire come possano essere andate le cose. E questa è la cosa che più ci dà fastidio e crea anche imbarazzo in tutta la nazione. Non è possibile che dopo quattro anni ci siano ancora così tanti dubbi. Per ora abbiamo qualche anticipazione sull’analisi dei tabulati telefonici. Sappiamo per esempio che il telefono ha agganciato la cella telefonica dell’ufficio di Rossi dopo la sua caduta ed altri due elementi fortissimi sono la risposta al telefono avvenuta quando Rossi era già al suolo e poi quella chiamata che è partita con quel numero particolare probabilmente, ma di questo non abbiamo certezza, riferibile ad un numero di conto corrente bancario. Queste sono cose di cui gli inquirenti non hanno tenuto conto e questa è la cosa più grave”.



Negli ultimi giorni si sono riaccesi i riflettori sul giallo della morte di David Rossi, il capo area comunicazione di Mps, precipitato dalla finestra del suo ufficio la sera del 6 marzo 2013. Dopo anni di battaglie, la Procura di Siena ha chiesto l’archiviazione del caso trattandosi, a sua detta, di suicidio. Una richiesta che giunge per la seconda volta e che chiaramente non soddisfa affatto la famiglia dell’uomo, da sempre certa che dietro la morte di David Rossi possa esserci qualcosa di molto più inquietante. Non è un caso se nei giorni successivi alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, è seguita la presentazione della documentazione di opposizione da parte dei familiari, avanzata dai loro legali. La documentazione in oggetto, stando a quanto reso noto da Il Corriere di Siena, conterrebbe anche le nuove consulenze nelle quali la difesa della vedova Rossi tenta di confutare la tesi avanzata dai periti della procura e incentrata sulla pista suicidaria. Per la famiglia del giornalista, tuttavia, i dubbi da chiarire sarebbero ancora molti, tra cui quello legato al cellulare di David Rossi, dal quale partì una misteriosa telefonata proprio nei momenti successivi alla sua caduta. Secondo quanto reso noto da ToscanaTv.com, infatti, dalle analisi dei tabulati del telefonino di David Rossi sarebbero trapelate alcune circostanze che lascerebbero aperta la strada a molti dubbi. L’avvocato Paolo Pirani spiega come proprio al cellulare dell’uomo, alle 20.16 della sera in cui morì, giunse la telefonata di Carolina Orlandi, figlia della vedova Antonella Tognazzi (e da tre anni in prima linea per far luce sulla morte di David Rossi). Qualcuno rispose per tre secondi, pur senza parlare. “E lui è già precipitato”, aggiunge il legale. Le stranezze non finiscono qui in quanto subito dopo qualcuno avrebbe utilizzato lo stesso BlackBerry di David Rossi per digitare un numero anomalo. “Faremo analisi anche sulle celle agganciate dal telefonino di Rossi per capire se sia stato presente nell’ufficio quando è stata inviata la mail in cui annunciava il suicidio”, ha rivelato il legale. I dubbi della famiglia, infatti, riguardano anche questo ulteriore aspetto: è stato davvero David Rossi ad inviarla? Ad alimentare ulteriormente i dubbi sulla morte per suicidio dell’ex capo comunicazione di Mps sarebbero anche le analisi delle ferite rinvenute sul suo corpo. “I periti scrivono che ci sono ferite non riconducibili alla caduta e un frattura da compressione al polso, anche quella non riferibile alla caduta”, ha chiosato l’avvocato Pirani. Eppure, nonostante tutti questi elementi, per la procura non si trattò affatto di omicidio. Al fine di far luce sulla vicenda, nei giorni scorsi era intervenuto anche il M5s che aveva presentato un’interrogazione d’urgenza al governo ritenendo poco convincenti le indagini eseguite così come la richiesta di archiviazione. “Il nostro obiettivo non è affermare a prescindere che l’ex capo della comunicazione Mps sia stato ammazzato, ma dobbiamo fugare ogni dubbio sulla dinamica dei fatti”, avevano asserito i deputati M5s, chiedendo l’invio degli ispettori. Una richiesta alla quale, come rivela l’agenzia di stampa online Impress, sarebbe giunto il successivo “no” da parte del Ministero della Giustizia.