Continua a far discutere la scelta di Dj Fabo, il 40enne che ha scelto di porre fine alla propria vita attraverso l’eutanasia in una clinica in Svizzera. A dire la sua sul caso, come riportato da La Repubblica, è stato anche monsignor Paglia, considerato il ‘ministro’ vaticano della bioetica: “La vita è un dono, la vita va custodita, va sostenuta, va aiutata, va sempre difesa: e questo vale per la vita di chi deve nascere, per la vita di chi è condannato a morte, per quella di chi è condannato dalla fame, per quella di chi è condannato dalla violenza”, ha dichiarato. “Il problema non è la vita in astratto, ma le persone. Vanno difese le persone perché vivano nel miglior modo possibile, sempre, in qualsiasi situazione si trovino”. A detta del responsabile dell’Accademia per la Vita, “condannare alla morte è una sconfitta per la società, anche nei casi in cui è permesso dalla legge. Togliere la vita a un innocente, di qualsiasi età, è sempre una sconfitta”.



Il caso di Dj Fabo arriva anche a livello comunicativo e politico, con una nota compagnia di comunicazione cristiana come il Club Santa Chiara che dopo il suicidio assistito accompagnato dal presidente dei Radicali Marco Cappato, ha fatto scattare una iniziativa choc. In merito alla notizia del suicidio del giovane Dj Fabo, il presidente del Club santa Chiara Marco Palmisano, in una nota diffusa oggi «stigmatizza l’atteggiamento del radicale Marco Cappato che strumentalizza la triste vicenda esultando per questo ennesimo caso di suicidio assistito e amplificato dal partito radicale. L’iniziativa dei radicali – dice Palmisano – pesca in una cultura di morte che col pretesto di favorire finte libertà personali, viene meno al sacro principio della inviolabilità della vita dal suo concepimento fino alla morte.  Un conto è essere liberi è un conto essere padroni, prosegue Palmisano –  mentre l’esperienza della vita insegna a chiunque abbia ancora un po’ di ragionevole buon senso che della propria vita nessuno è padrone», si legge nella nota del Club Santa Chiara. L’eutanasia in Italia è al momento un reato punito dal nostro codice penale, e per questo motivo Palmisano richiede provvedimenti contro il gruppo de Radicali. «che tutti gli uomini di buona volontà prendano posizione di fronte all’ennesimo affronto alla vita  perpetrato dai Radicali in dispregio alle leggi della nostra nazione. Per questo motivo Marco Palmisano annuncia l’avvio di una campagna di sottoscrizioni firme su questo sito  da presentare  al  Parlamento affinchè cessi al più presto  il fin qui troppo tollerato finanziamento pubblico da 15 anni erogato a favore di radio Radicale pari a oltre 7 milioni di euro/anno».



Marco Cappato è entrato in perfetto orario pochi minuti fa dai carabinieri di Milano per autodenunciarsi sul caso Dj Fabo: lo aveva promesso ieri dopo l’annuncio della morte di Fabiano Antoniani e davanti a decine di telecamere ha raccontato il motivo per cui si è voluto denunciare per quanto fatto. «Voglio che lo Stato si prenda le sue responsabilità di fronte a condizioni come quelle di Fabo. Io non lo faccio perché lo voglio così, un po’ a caso, ma per il semplice fatto che in questo modo lo stato è costretto a prendere in considerazione le storie e la condizione per cui certi malati sono costretti a scappare in Svizzera e spendere 10mila euro per potersi fare assistere nel suicidio dopo atroci sofferenze». Un sereno e convinto presidente dei Radicali è dunque entrato nella caserma dove rilascerà la sua deposizione sulla faccenda (e non è detto che possa scattare la denuncia, visto che in Italia il reato punti è quello di istigazione al suicidio, cosa che non pare essere successa con Fabiano Antoniani). «Noi questa battaglia la portiamo avanti perché vogliamo anche combattere oltre l’indifferenza dello Stato anche l’eutanasia clandestina atroce, nei tantissimi casi in cui i soldi per fare come ha fatto Dj Fabo non ci sono e dunque la legge non arriva a proteggere affatto queste persone in condizioni orribili e atroci».



Il premier Gentiloni in visita a Milano ha parlato del caso di Dj Fabo e si è detto molto colpito e dispiaciuto per la vicenda umana complessa capitata al ragazzo ex dj, morto ieri suicida alla Dignitas in Svizzera. «Mi sento colpito dalla storia di dj Fabo, come credo lo siano tutti i nostri concittadini. Il governo guarda con rispetto al confronto parlamentare che c’è e che credo sia doveroso». Il premier è però anche intervenuto nel merito delle questioni legate alle polemiche sui provvedimenti in Parlamento fermi da mesi, e replica: «Voglio solo aggiungere che la legge su cui la Camera è chiamata a confrontarsi riguarda il cosiddetto testamento biologico e non l’eutanasia», spiega Paolo Gentiloni. Dello stesso tenore anche il commento di Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, che a Roma in occasione della Giornata nazionale delle malattie rare, sottolinea «Si tratta di una vicenda triste e drammatica ma il governo non interverrà. C’è una normativa in Parlamento che sta lavorando in modo molto sobrio“. La Lorenzin ha poi espresso “solidarietà umana e personale” alla famiglia di Dj Fabo, spentosi ieri a 35 anni.

L’associazione Luca Coscioni ha pubblicato il testamento autobiografico di Fabiano Antoniani, per tutti Dj Fabo, che ieri è morto in Svizzera ricorrendo all’eutanasia. Tra i passaggi più importanti del testamento c’è anche quello in cui Dj Fabo parla dell’incidente che nel 2014 lo ha reso cieco e tetraplegico:”Dopo aver suonato una sera in un locale di Milano, tornando a casa, un rovinoso incidente mi spezza i sogni e la mia vita”. Ma è soprattutto nelle ultime righe del documento che Fabo, dopo aver descritto il suo modo di essere esuberante e pieno di vita prima dell’incidente, spiega le motivazioni che lo hanno convinto a scegliere la “dolce morte”:”Incapace di sopportare il dolore sia fisico che mentale. Preferisco stare solo ora che non poter vivere come prima. Vivo oggi a casa di mia madre a Milano con una persona che ci aiuta e la mia fidanzata che passa piu’ tempo possibile con me. Mi portano fuori ma spesso non ne ho voglia. Le mie giornate sono intrise di sofferenza e disperazione non trovando piu’ il senso della mia vita ora. Fermamente deciso – conclude – trovo piu’ dignitoso e coerente, per la persona che sono, terminare questa mia agonia”.

-Anche Paola Binetti, parlamentare del gruppo misto-UDC, ha detto la sua sulla morte di Dj Fabo, esprimendo vicinanza al 40enne che ieri e morto in Svizzera, pur rinnovando il suo fermo no all’eutanasia. Queste le sue parole riprese dall’Ansa:”Siamo tutti vicini a Dj Fabo e lo abbiamo seguito davvero con grande attenzione in questi giorni. Quello che è importante, però, dire è che la vicenda di Dj Fabo, che va a morire in Svizzera, che va a richiedere un intervento attivo che noi ascriveremmo sotto l’etichetta “suicidio assistito” non sarebbe cambiato in nessun caso noi avessimo approvato la legge sulla dichiarazione anticipata di trattamento, perché questa legge nelle intenzioni e nei fatti dice “no all’eutanasia”. Proprio perché questo No non è esplicito nel testo scritto, come lo è presente nel testo orale condiviso tra i colleghi, noi facciamo una sorta di resistenza finché non si scriva esplicitamente che questa legge non apre in nessun modo la porta all’eutanasia, né a quella attiva, né a quella passiva o permissiva. Siamo tutti d’accordo che la morte di ognuno di noi debba avvenire nella massima dignità possibile: resta da giudicare se la dignità significa accelerare la morte o se significa accompagnare una persona che sta morendo”.

-Dj Fabo, il 40enne rimasto cieco e tetraplegico in un incidente nel 2014, è morto ieri in una clinica svizzera, dove si è recato con i familiari e con Marco Cappato dei Radicali per ottenere il suicidio assistito. Prima di morire, però, Dj Fabo ha espresso un ultimo desiderio. Lo ha rivelato lo stesso Cappato all’Ansa:”Non prendetemi per scemo ma devo chiedervi un favore: mettete sempre le cinture. Non potete farmi un favore più grande”. Con queste parole, rivolte ai suoi 3 amici più cari, Dj Fabo ha espresso la preghiera che altri non debbano ritrovarsi un giorno nelle sue stesse condizioni. Marco Cappato ha confermato che Dj Fabo “ha pronunciato queste parole da solo, senza aiuti. Ha trascorso i suoi ultimi momenti in vita con gli amici ed i familiari più stretti. Fino a poco prima che ci lasciassimo ha continuato a ringraziarmi”.

«Dj Fabo non è libero, è morto»: così Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, ha commentato la scelta di Fabiano Antoniani di ricorrere all’eutanasia e più precisamente al suicidio assistito. In un video pubblico sul sito del quotidiano della Cei, Tarquinio ha spiegato che uno Stato civile non può dare o far dare la morte, perché la vita «è un bene che riguarda tutti e che dobbiamo saper difendere, dobbiamo saper tutelare». Per il direttore di Avvenire la morte in Italia non deve diventare un’esperienza a comando, come avvenuto in altri Paesi. C’è chi pensa che l’Italia debba raggiungere gli altri sugli alti livelli di civiltà e, invece, per Tarquinio nel nostro Paese c’è già «un altissimo livello di civiltà» e che «la vita è un valore che è posto a fondamento della nostra Costituzione». La libertà non deve diventare sinonimo di morte per il direttore di Avvenire: «Bisogna saper resistere a queste suggestioni».

Come cambia il dibattito politico in Italia sul fine vita dopo la morte di Dj Fabo? La scelta di Fabiano Antoniani di recarsi in Svizzera per l’eutanasia riporta la questione al centro dell’agenda politica e la nuova maggioranza guidata da Paolo Gentiloni “trema”, perché – come riportato da Il Foglio – ora a sinistra c’è una nuova formazione che ha un’impronta ben definita sui temi etici e sociali. La morte di Dj Fabo ha riacceso il dibattito tra chi dice no all’eutanasia e chi, invece, si vergogna che manchi ancora una legge sul fine vita. Il disegno di legge sul fine vita è in discussione presso la commissione Affari Sociali della Camera, che ha rinviato la discussione al 2 marzo in attesa dei pareri delle commissioni Giustizia e Affari Costituzionali. La vera battaglia comincerà in Aula, perché l’approvazione della legge non piace all’ala cattolica della maggioranza, che sperava di rinviare la discussione all’autunno.