Nonostante il processo che vede imputato Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio stia andando avanti, come evidenziato da Quarto Grado sono ancora tanti i punti oscuri che non convincono chi crede nell’innocenza del carpentiere di Mapello. Il ritrovamento del 26 febbraio 2011 della piccola Yara nel campo di Chignolo d’Isola, infatti, ha lasciato molti dubbi. Sugli abiti consegnati al Ris di Parma, e in particolare sui leggins e sulle mutandine della vittima è stata trovata la traccia genetica 31G20 appartenente ad ignoto 1. Come ricordato dalla trasmissione di Rete 4, in natura coesistono componente nucleare e mitocondriale, con quest’ultima che identifica la linea materna del soggetto ed è risultata non appartenente a Bossetti. Un’anomalia definita dai legali del muratore “non esistente in natura”: com’è possibile che qui sia successo? Secondo la corte la presenza di questa traccia di DNA mitocondriale è priva di capacità identificativa, nonostante venga spesso utilizzata ai fini forensi.
Il genetista Marzio Capra, consulente della difesa di Massimo Bossetti, il carpentiere di Mapello imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio, ha parlato con la trasmissione di Rete Quattro, “Quarto Grado”, confermando che nelle tracce di Dna isolato sul corpo della 13enne di Brembate “sicuramente esiste un profilo mitocondriale non riconducibile a Bossetti” e alla stessa Yara. Per avvalorare la sua tesi, il genetista ha usato un esempio che chiarisce il metodo usato, dal suo punto di vista, per far risultare che il Dna isolato sul cadavere di Yara sia quello di Bossetti:”È come se tu avessi un’enciclopedia di ‘x’ volumi e poi vai a prendere 17 capitoli. Prendi un capitolo dal primo volume, un altro capitolo dal terzo. E ogni capitolo è fatto da 50/100 pagine. Alla fine tu sei andato a prendere queste poche pagine e dici di aver preso un’enciclopedia, che in realtà ha 3 miliardi di pagine”. Questa tesi convincerà i giudici a scagionare il carpentiere di Mapello? Clicca qui per la tesi del genetista consulente della difesa!
Intercettata da un giornalista di Quarto Grado, alla vigilia del processo d’appello che vede coinvolto Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio, la moglie Marita Comi ha commentato:”Con Massi è partito tutto così, in quarta…”. All’inviato che le ha chiesto se per lei e i figli sarebbe una vita del tutto diversa se Bossetti potesse attendere il verdetto fuori dal carcere, la moglie del carpentiere di Mapello risponde senza esitare:”Anche per i bambini più che altro. Insieme a noi sarebbe tutta un’altra cosa. Avrebbe più forza”. Marita ha anche confermato che nonostante il periodo di detenzione, Bosetti resta sempre “guerriero e forte”, e anche nel caso in cui l’appello dovesse avere esito negativo sarebbe pronto il ricorso alla Cassazione. Nonostante questo, però, il commento della moglie dell’imputato è laconico quando si tratta di ricordare che “intanto il tempo passa, è questo il problema”. Clicca qui per il video dell’intervista a Marita Comi.
Attende con ansia l’inizio del processo d’Appello per il delitto di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate uccisa il 26 novembre 2010. Dal 16 giugno 2014, il muratore di Mapello si trova in carcere, accusato del terribile omicidio della ragazzina e dell’occultamento del suo cadavere, eppure dal giorno del suo arresto l’uomo si è sempre dichiarato innocente. Non è bastato questo, tuttavia, a convincere i giudici della Corte d’Assise di Bergamo, che lo scorso primo luglio lo hanno condannato in primo grado alla pena dell’ergastolo. La sua innocenza, Massimo Bossetti l’ha proclamata in lacrime anche nel suo primo colloquio in carcere avuto con la moglie Marita Comi, dieci giorni dopo il drammatico arresto. A rivelarlo è stata la trasmissione Quarto Grado, che ha trasmesso le immagini di quella conversazione tra marito e moglie tratta dalle registrazioni delle telecamere nascoste presenti nel penitenziario di via Gleno. Come scrive Bergamo News, il presunto assassino di Yara Gambirasio appare disperato ed in lacrime. Un’immagine ben diversa da quella che siamo stati abituati a vedere in questi anni, nel corso dei quali è sempre emerso il suo sguardo freddo e in parte distaccato. Alla moglie ripete di essere innocente, di non avere nulla a che fare con l’omicidio della piccola Yara Gambirasio. E’ sconvolto e rivela a Marita di avere paura della nuova vita in carcere, ribadendo il fuoco di domande che ha dovuto affrontare nel corso dell’interrogatorio da parte degli inquirenti. Di fronte alla sua disperazione, la donna prova a calmarlo rivelando come lei e l’intera famiglia siano convinti della sua totale innocenza. L’unica cosa che proprio non le quadra sarebbe la passione del marito per le lampade. “Perché andavi a fare le lampade lì?”, chiede la Comi a Bossetti, riferendosi a quanto emerso dalle indagini in base alle quali il presunto killer di Yara era solito recarsi in un centro estetico di Brembate, situato nella medesima strada che la ragazzina uccisa era solita percorrere per recarsi in palestra. Ciò che trapela da questo documento video è proprio la disperazione di Massimo Bossetti. Un “documento autentico” secondo Claudio Salvagni, uno dei suoi avvocati difensori, il quale ha commentato in studio l’importanza di queste immagini, chiaro segno, a sua detta, della sincerità del proprio assistito. Anche Salvagni, presente in trasmissione, ha insistito sull’estraneità di Bossetti rispetto all’omicidio della tredicenne, dichiarando: “Lui è innocente e non ha ucciso Yara”. E nel commentare le immagini trasmesse, ha infine chiosato, rispondendo anche alla domanda del conduttore che gli chiedeva se per caso Massimo Bossetti stesse recitando, mentre era in lacrime al cospetto della moglie: “Risentire e rivedere oggi quel video mi fa un certo effetto e se fosse un attore bisogna riconoscergli un Oscar. Credo nella genuinità di quella intercettazione che per me è la pura e semplice verità”. Clicca qui per vedere il video di Massimo Bossetti in lacrime.