Polemiche su polemiche, il caso di Vasto con la morte di Italo D’Elisa e il gesto folle di Fabio Di Lello (che così dice di aver “vendicato” la morte della moglie Roberta Smargiassi, investita a luglio dallo stesso Italo) ha sconvolto tutta Italia. Alcune reazioni della stampa hanno fatto ancora di più, provando a mettere addirittura in prima pagina le foto choc del ragazzo D’Elisa morto poche ore prima: nel 2017, in pieno dibattito su “post verità” e notizie false, alcune immagini choc posso ancora turbare, come si evince dalla vicenda di Vasto. Su Il Centro, giornale quotidiano locale in Abruzzo, è uscito il giorno dopo il delitto compiuto da Di Lello la foto in prima pagina del cadavere di Italo D’Elisa: in poco tempo la questione, esattamente come il caso di cronaca drammatico, è rimbalzato in tutte le emittenti nazionali con le polemiche subito scatenate su social e web. «Quello che vorremmo capire è se la pubblicazione delle immagini di un morto assassinato può essere utile alla comprensione dei fatti e, soprattutto, all’accrescimento culturale dell’uomo. A credere all’elevazione umana, forse, è il direttore del Centro Primo Di Nicola. In prima pagina, infatti, il quotidiano abruzzese ha sbattuto la foto di Italo D’Elisa appena morto», riporta Zone d’OmbraTv, intervistando proprio il direttore del quotidiano Il Centro. «Servono queste immagini che abbiamo ripreso direttamente dalla prima pagine del quotidiano abruzzese? “Sì, si può e si deve pubblicare una foto così” rispondono dal quotidiano. “Per ricordare a tutti quanto vale una vita. Per mostrare quali sono le conseguenze di un gesto. Per tentare di rimettere le cose a posto. Per uscire dalla giungla e tornare allo Stato di diritto. Per dire che non siamo nel far west. E che la violenza fa male, tanto male. Come male fanno le immagini del delitto. Che tutti adesso vorremmo magari cancellare. Come vorremmo cancellare la realtà che non ci piace. Per mettere a posto le nostre coscienze”». Diritto ad essere informati e diritto alla dignità della persona e rispetto della privacy: il problema resta sempre lo stesso, con i vari casi di cronaca nera o di terrorismo nel terribile anno 2016, che hanno più volte rimbalzato il problema sui vari canali di comunicazione. Cosa è realtà? Cosa è informazione? E soprattutto, cosa è dignità? L’impressione è che a queste tre domande non vi possa essere una risposta univoca o che si applica indistamente in tutti i casi possibili. Sta all’abitudine, anzi all’educazione di fronte alla realtà circostante, e in questo noi giornalisti siamo chiamati in prima linea in questo esercizio, provare a capire quale è realmente il modo migliore per unire l’informazione e il rispetto per la persona. (Niccolò Magnani)