Nel corso dell’udienza al cospetto del Gup Nicola Di Grazia per il delitto di Luca Varani, a prendere la parola è stato il pm Francesco Scavo che ha avanzato le sue richieste. Stando a quanto riportato da Repubblica.it, la pubblica accusa avrebbe chiesto la condanna, con rito abbreviato, a 30 anni (ovvero il massimo della pena) a carico di Manuel Foffo ed il rinvio a giudizio per Marco Prato. Il pr romano, dunque, affronterà un processo al cospetto della Corte d’Assise. I due imputati sono accusati di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. Entrambi però, avrebbero scelto strade differenti. Secondo quanto sostenuto dal pm Scavo, come riporta l’agenzia di stampa Ansa, il delitto di Luca Varani consumatosi al Collatino il 4 marzo dello scorso anno può essere considerato come un vero e proprio massacro pianificato in modo lucido. Varani fu scelto accuratamente dopo una sorta di macabro “casting”. Al culmine di un festino a base di alcol e droga, il 23enne fu seviziato e finito con 100 colpi, tra coltellate e martellate.



E’ attesa per la giornata odierna l’udienza del processo sul delitto di Luca Varani e nella quale prenderanno la parola il pm Francesco Scavo e le parti civili, ovvero i genitori della vittima e la sua fidanzata. Ciò che salta all’occhio in tutta questa vicenda è la strada differente che i due indagati avrebbero deciso di seguire. In particolare, come rivela Corriere.it, la difesa di Manuel Foffo si sarebbe giocata l’asso nella manica relativo alla relazione psichiatrica e tossicologica presentata al giudice. Da questa sarebbe risultata la capacità di intendere e di volere “grandemente scemata dall’uso cronicizzato di droghe e sostanze alcoliche”. Una strategia difensiva ben pensata anche alla luce della scelta del rito abbreviato che già prevede una riduzione sostanziale della pena e che potrebbe ora ridursi ulteriormente. Diversa invece la decisione di Marco Prato, che ha invece scelto l’ordinario. Nonostante la ricostruzione della procura abbia trovato conferma anche dalle consulenze sulle armi e che incastrerebbero il pr, lo stesso ha sempre sostenuto di non aver avuto un ruolo attivo nel delitto di Luca Varani.



Tra le parti civili ammesse nel processo sul delitto di Luca Varani, il 23enne che secondo l’accusa sarebbe stato massacrato al Collatino – periferia Romana – lo scorso 4 marzo da Manuel Foffo e Marco Prato, compare anche il nome della giovane fidanzata. Dal giorno dell’omicidio, Marta Gaia Sebastiani non ha mai smesso di manifestare il suo immenso dolore, come emerso da alcune interviste rilasciate alla stampa e in tv. Una mancanza, quella del fidanzato Luca Varani, palpabile anche dal suo profilo Facebook, al quale affida spesso pensieri rivolti al 23enne ucciso. A distanza di quasi un mese, lo scorso 4 febbraio Marta Gaia ha ricordato: ” Il prossimo mese è un anno, e già fa male anche solo il pensiero. Si, mi manchi. Soprattutto oggi, come sempre”. Nel ribadire la grande mancanza e il dolore inspiegabile per la fine terribile avuta dal giovane, al quale era legata da diversi anni, la ragazza ha voluto ricordare quella che appare come una delle tante domande che i giornalisti le avrebbero rivolto in questi dolorosi mesi senza il suo Luca: “Qual è la cosa che più le manca?”. “La complicità. Guardarlo e sapere che anche lui stava pensando la mia stessa medesima cosa. E fino ad adesso non c’è stata nessun’altra persona capace di questo”, ha replicato la giovane. Clicca qui per leggere lo stato Facebook e vedere la foto.



Lo scorso 27 gennaio si è tenuta l’udienza preliminare per l’omicidio di Luca Varani, il giovane 23enne ucciso il 4 marzo 2016 a Roma. Al termine dell’importante appuntamento in aula, le strade giudiziarie di Manuel Foffo e Marco Prato, i due amici 30enni accusati del massacro messo in atto nell’appartamento del primo, al Collatino, al culmine di un festino a base di alcol e droga, si sono definitivamente separate. Come riporta Delitti.net, dunque, Foffo, reo confesso, ha deciso di ricorrere al rito abbreviato, mentre Prato ha optato per il rito ordinario. Il nuovo appuntamento con la giustizia è fissato per la giornata odierna, quando a prendere la parola saranno le parti civili e il pm Francesco Scavo. Nell’udienza preliminare, il giudice Nicola Di Grazia, oltre ad aver accolto la richiesta sui riti formulata dai difensori dei due imputati, ha anche ammesso come parti civili non solo i genitori di Luca Varani, ma anche la giovane fidanzata Marta Gaia. Nella passata occasione Manuel Foffo e Marco Prato, entrambi accusati di concorso in omicidio volontario premeditato aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, hanno deciso di non essere presenti in aula, attendendo così in carcere le novità sul processo che li vedrà protagonisti, seppur in modo differente. Il primo, scegliendo il rito abbreviato spera di ottenere lo sconto di un terzo della pena previsto in caso di condanna. La sua difesa ha anche tentato la carta dell’infermità mentale in seguito all’elevato uso di alcol e stupefacenti. Sebbene le prove contro di lui siano tante, come ricorda il settimanale Giallo, Marco Prato ha invece sempre sostenuto di non aver partecipato al massacro di Luca Varani, motivo per il quale è ora pronto ad affrontare un processo ordinario, quindi più articolato e che si svolgerà al cospetto della Corte d’Assise. L’udienza di oggi sul delitto di Luca Varani avrà una grande importanza poiché sentiremo ancora una volta la ricostruzione del pm capitolino, probabilmente con i dettagli shock sul massacro del 23enne, definito una vera e propria mattanza. Tutto risale all’alba del 4 marzo dello scorso anno, quando in preda agli effetti di sostanze alcoliche e droga, i due imputati si misero alla ricerca di qualcuno da torturare e uccidere con il solo scopo di “vedere l’effetto che fa”. La vittima prescelta fu proprio Luca Varani, invitato nell’appartamento di Foffo forse con la scusa di avere in cambio del denaro. Nel descrivere le fasi cruciali dell’omicidio del giovane romano, Il Giornale ha riportato quanto contenuto nel provvedimento di chiusura delle indagini da parte della Procura. Varani fu fatto denudare, quindi gli fu offerto da bere. Nel bicchiere i due presunti assassini misero uno psicofarmaco che “lo stordiva a tal punto da costringerlo a recarsi in bagno”. Fu in quel momento che prese il via la tortura ai danni del povero Luca Varani, finito con coltelli, corda di nylon e martello, dopo una violenza inaudita durata oltre due ore. Per la successiva udienza, nel corso della quale la parola passerà ai difensori, occorrerà attendere il prossimo 21 febbraio.