Si cerca di dare una spiegazione al duplice omicidio dei coniugi Vincelli, i genitori di Pontelangorino, in provincia di Ferrara, uccisi dal figlio 16enne Riccardo con la complicità dell’amico Manuel. E nel mirino degli esperti sono finiti adesso i videogiochi utilizzati dai due ragazzi per chissà quante ore: obiettivo delle sfide uccidere il maggior numero di persone, magari in maniera cruenta o spettacolare. Il rischio, sottolineato dagli esperti, è che la finzione si sia in qualche modo sostituita alla realtà: che l’abitudine del videogame abbia avuto la meglio sulla vita quotidiana, che Riccardo e Manuel abbiano trovato normale massacrare i coniugi Salvatore e Nunzia Vincelli. A questo proposito, soltanto pochi giorni fa, il papà di Manuel, Rudi, a Il Resto del Carlino aveva confidato:”Questo è il male. Tutte cose violente. Tutta roba di guerra, tutti giochi dove il fine è uccidere. Uccidere il maggior numero di persone”. Ed è umano e comprensibile, adesso, che quel padre pensi che a rovinare la vita del figlio, siano state proprio le ore trascorse davanti alla console, ad allenarsi ad uccidere.



E’ passato quasi un mese dal terribile omicidio che si è consumato a Pontelangorino, Ferrara. Era il 10 gennaio scorso quando i coniugi Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni venivano massacrati a colpi di ascia dal 17enne reo confesso Manuel Sartori, su esplicita – ed insistente – richiesta dell’amico (o forse qualcosa di più) Riccardo, figlio della coppia uccisa. Dopo tre settimane, come riferisce il portale DiariodiTorino.it, entrambi i ragazzi sarebbero pentiti per il terribile gesto compiuto: Riccardo, il figlio 16enne delle due vittime, nel carcere minorile di Torino avrebbe manifestato il suo sincero pentimento alla psicologa riferendo di essersi trovato in una sorta di stato di trance e di aver quindi agito senza lucidità e senza ben comprendere cosa stesse realmente facendo. “Non volevo che morissero”, avrebbe dichiarato più volte dalla struttura carceraria che lo ospita. Ora, il suo avvocato starebbe seriamente pensando di richiedere per lui l’affidamento ad una comunità, sebbene non abbia ancora presentato ufficialmente ricorso al Tribunale del Riesame. A vivere in un vero e proprio incubo è anche la famiglia di Manuel Sartori, il 17enne incitato dall’amico a compiere il massacro dei coniugi Vincelli, trucidati nella loro abitazione. Rudi Sartori, padre del giovanissimo assassino reo confesso, ha incontrato il cronista del quotidiano Il Resto del Carlino, conducendolo nella camera del figlio e descrivendo quanto in essa contenuto come “il male”. Il riferimento è ai tanti giochi per consolle con i quali Manuel trascorreva le ore, forse proprio insieme all’amico 16enne. “Tutta roba di guerra, tutti giochi dove il fine è uccidere”, ha spiegato il genitore. Nell’estrarre i vari giochi per Xbox racchiusi in cassetto della cameretta del ragazzo ora in carcere con l’accusa di duplice omicidio di Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni, Rudi Sartori li descrive come “cose brutte”. “Tutte cose violente. Tutti giochi dove il fine è uccidere. Uccidere il numero più alto di persone”, aggiunge. Nella mente dell’uomo è ancora intatta l’immagine di quel 10 gennaio scorso, quando cioè incrociò gli occhi del figlio, in compagnia dell’amico 16enne, ignaro di quanto accaduto solo poche ore prima. Era appena l’alba quando Manuel e Riccardo bussarono alla finestra: “Mio figlio era bianco. Ho pensato fosse stato il freddo”, ha commentato Rudi. Anche il 17enne, al pari dell’amico, avrebbe iniziato a rendersi conto di quanto accaduto, ma il padre avrebbe iniziato a coltivare dei dubbi: “Mio figlio è stato condizionato”. E’ questa l’idea della famiglia di Manuel, che smentisce il fatto che il giovane avesse bisogno di soldi. Perché allora avrebbe deciso di compiere l’omicidio di Ferrara? “Noi pensiamo sia stato minacciato. Condizionato, appunto”, ha ribadito il padre, che nei giorni scorsi ha confermato la volontà di non voler abbandonare il ragazzo. Condizionato dai giochi violenti, da Riccardo o da altro, questo non ci è dato saperlo.

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