Un’iniziativa che parte dalle Marche e che potrebbe portare benefici anche nelle altre tre regioni colpite dai terremoti di agosto, ottobre e gennaio, Umbria, Abruzzo e Lazio. Si tratta di una proposta di legge per istituire una zona franca per tre anni ed una zona economica speciale nei 131 comuni che sono stati inseriti nel cratere del terremoto. L’iniziativa è stata presentata ieri a Camerino dall’ex sindaco Dario Conti e presentata in Parlamento dal deputato Oreste Pastorelli. Una iniziativa che dovrebbe a questo punto essere sottoscritta da tutti i parlamentari delle quattro regioni interessate dal terremoto per dare una valenza unitaria e dimostrare ai cittadini che una volta tanto gli interessi di migliaia di persone del Centro Italia superano quelli di una parte politica.
La proposta di legge esce dallo studio di un gruppo di lavoro che ha visto coinvolti docenti dell’Università di Camerino. La zona franca in molti pensavano di trovarla all’interno dell’ultimo decreto legge, quello molto contestato in Abruzzo. Invece l’articolo inizialmente previsto è stato stralciato.
La proposta presentata prevede l’istituzione di una zona franca per la durata di tre anni nei Comuni del cratere sismico, a cui si aggiungerebbe una zona economica speciale in vigore sino al 2023, nei territori delle quattro regioni, Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio, colpiti dal sisma. Si tratterebbe dell’avvio di un sistema economico virtuoso per risollevare le sorti di centinaia di piccole e medie aziende che stanno ancora vivendo la tragedia del terremoto a causa del blocco della produzione, piuttosto che della difficoltà strutturale dell’azienda stessa. Centinaia di operai oggi sfollati sulla costa percorrono quotidianamente chilometri e chilometri per riuscire a lavorare. Nella proposta si chiede l’esenzione dal pagamento delle tasse su redditi fino a 100mila euro, oltre all’esenzione di Imu e Irap e Ires. Obiettivo delle forze politiche, che viene rimarcato anche dallo studio dei professori di Camerino, è quello di rendere attrattivo l’insediamento in queste zone speciali di nuove aziende, che favorirebbero l’occupazione locale, ridarebbero impeto all’economia e in cambio fruirebbero di una serie di agevolazioni fiscali. Le imprese potrebbero beneficiare della riduzione sino alla metà dei contributi previdenziali da versare per i propri dipendenti. Passaggi, questi, che dovranno comunque essere valutati anche dall’Unione Europea, che deve dare il suo benestare per quanto riguarda la libera concorrenza.
Si tratta sicuramente di un progetto molto ampio che supera l’idea di tanti politici di protestare e far sentire la propria voce senza proposte concrete, senza guardare la realtà del proprio territorio. Ci sono paesi che, non si capisce per quale motivo, pur trovandosi nelle stesse condizioni di altri presenti all’interno del cratere sismico sono stati esclusi.
Ad oggi si potrebbe quasi parlare di terremotati di serie A e di terremotati di serie B. Anche se, senza interventi concreti tesi a rinsaldare l’economia, tante realtà marchigiane, abruzzesi, umbre e laziali rischiano di scomparire. A voci e proclami, adesso, al di là dei diversi processi di ricostruzione che devono procedere in parallelo con il rilancio del territorio, servono i fatti. Non proposte da campagna elettorale, perché i cittadini terremotati dichiarano di non avere più anelli al naso. E la loro risposta sarà adeguata alle risposte di chi oggi promette, di chi oggi vuole urlare. La realtà è fatta di interventi, di leggi, ma anche di politici capaci di ascoltare per poi agire.