Elena Ceste morì a causa di un tragico incidente ma non fu uccisa da Michele Buoninconti. E’ questa la tesi avanzata dalla difesa dell’uomo e che oggi ha preso la parola nel corso dell’udienza del processo d’Appello. L’avvocato Mazzarita, che insieme a Scolari forma la difesa di Buoninconti, come rivela La Stampa, in aula ed al cospetto della Corte d’Assise oggi ha voluto ridefinire il ritratto della povera vittima, puntando soprattutto su quello che a sua detta sarebbe accaduto nel periodo precedente alla sua morte. Il riferimento è alla sofferenza psichica che, secondo la difesa, quella mattina la indusse a farla uscire di casa, nonostante il clima gelido, seminuda e con intenti suicidi. Entrambi hanno chiesto la piena assoluzione: “Abbiamo chiesto l’assoluzione e siamo fiduciosi e lo è anche Buoninconti che ha seguito il processo con molta attenzione”, ha dichiarato l’avvocato Mazzarita, al termine dell’udienza, come riportato da AdnKronos.it. La sentenza è attesa per il prossimo 15 febbraio, nel frattempo la difesa del presunto assassino di Elena Ceste ha sottolineato in cosa consisterebbe il processo: “Tutto si gioca nella premessa, l’accusa esclude la morte accidentale che invece a nostro parere è possibile per diversi motivi, tra cui le condizioni del corpo della vittima”, ha chiosato.



Nella giornata di oggi è ripreso presso il tribunale di Torino il processo d’Appello sull’omicidio di Elena Ceste e che vede imputato il marito Michele Buoninconti. Per la difesa dell’uomo, ex vigile del fuoco di Asti, condannato in primo grado a 30 anni di reclusione per il delitto e l’occultamento di cadavere della moglie e madre dei suoi figli, quella di oggi è stata l’ultima occasione per dimostrare l’innocenza del proprio assistito. Un’innocenza più volte ribadita dai due avvocati, Enrico Scolari e Giuseppe Marazzita, i quali come riporta il quotidiano La Stampa hanno fatto di tutto per capovolgere la testi della pubblica accusa rappresentata dal pm Laura Deodato. Quest’ultima, nella passata udienza aveva avanzato al giudice della Corte d’Assise, Fabrizio Pasi, la conferma della condanna precedentemente inflitta al presunto assassino di Elena Ceste dal giudice di Asti, Roberto Amerio. L’avvocato Scolari si è occupato della ricostruzione prettamente tecnica relativa ai movimenti di Michele Buoninconti il giorno del delitto della moglie. Il suo tentativo è stato quello di dimostrare l’innocenza del proprio assistito si è incentrato sull’analisi degli esiti dell’autopsia, così come sulla zona nella quale fu rinvenuto il cadavere di Elena Ceste, a nove mesi di distanza dalla sua misteriosa scomparsa, nell’ottobre 2014. In merito, come riporta l’agenzia di stampa Ansa, l’avvocato Scolari ha puntualizzato: “Le analisi del terriccio e il corpo senza segni di violenza sono solo alcuni degli elementi che dimostrano che Elena Ceste non è stata uccisa”. Tesi, questa, sostenuta anche dalla frattura del coccige riscontrata sul cadavere della vittima e che, secondo la difesa dell’imputato potrebbe rappresentare la “conseguenza di una caduta avvenuta quando la donna era ancora in vita”. Relativamente alle celle telefoniche, invece, a detta della difesa dell’uomo, lo stesso non avrebbe avuto il tempo concreto, il giorno del delitto, di uccidere la moglie ed occultarne il cadavere. A prendere la parola è poi stato anche il collega, l’avvocato Giuseppe Marazzita, il quale al cospetto della Corte ha ribadito: “Qui non c’è nessun omicidio da punire. Ma se si parte da premesse errate si arriva inevitabilmente a conclusioni assurde”.

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