Non solo il Dna, la prova regina a carico di Massimo Bossetti, ma anche il solarium di Brembate avrebbe giocato un ruolo saliente nelle accuse a carico del presunto assassino di Yara Gambirasio. Come rivela Urban Post, per l’accusa il fatto che Bossetti si recasse nel centro estetico sito a poca distanza dalla strada percorsa dalla vittima per andare in palestra, rappresenterebbe la prova del fatto che il muratore di Mapello tenesse d’occhio la sua vittima. Per tale ragione, dunque, dava l’impressione di frequentare solo “casualmente” luoghi dai quali sarebbe possibile osservare abitudini e spostamenti della ragazzina 13enne. All’epoca dei fatti, il solarium frequentato da Massimo Bossetti si trovava nei pressi dello studio dentistico dove Yara una volta a settimana si recava per farsi controllare l’apparecchio ai denti e vicino alla fermata dell’autobus che la ragazzina prendeva per andare a scuola. Si tratta di una semplice casualità o di qualcosa di decisamente più grave a carico di Bossetti? Non è escluso che anche questo aspetto, insieme a quello del Dna, possa essere preso in esame nel corso del processo d’Appello che prenderà il via prossimamente.



La trasmissione Quarto Grado oggi tornerà ad interrogarsi sugli aspetti ancora controversi del caso Yara Gambirasio, del cui omicidio è stato condannato all’ergastolo Massimo Bossetti. Il processo d’Appello a carico del muratore di Mapello si avvicina sempre di più e già emergono le prime indiscrezioni, come rivela UrbanPost.it. A quanto pare, anche il secondo grado si baserà quasi totalmente sulla prova regina del Dna e che avrebbe incastrato Bossetti alle sue responsabilità, sebbene l’uomo abbia sempre ribadito la sua innocenza. Per la difesa quel Dna non può non essere definito “anomalo”, motivo per il quale avranno intenzione di chiedere a gran voce una perizia super partes al fine di fare chiarezza sul profilo genetico di ignoto 1. Scopriremo nei prossimi mesi se i giudici bresciani concederanno o meno la nuova perizia. Ad oggi però, appare inspiegabile la presenza del suo Dna sugli abiti di Yara Gambirasio, dal momento che l’imputato ha sempre smentito con grande forza di aver mai conosciuto o avuto contatti con la giovane vittima appena 13enne. La superperizia, dunque, potrebbe contribuire a mutare le sorti del carpentiere e vedere l’omicidio di Yara sotto una nuova luce.



In occasione del nuovo processo d’Appello tornano a riaccendersi i riflettori attorno alla figura di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato lo scorso luglio all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Dal carcere l’uomo continua ad urlare la sua innocenza ed a chiedere che venga fatta luce sull’intricata vicenda attorno alla quale si è divisa nettamente l’opinione pubblica tra innocentisti e colpevolisti. In attesa di scoprire quali sono i nuovi risvolti attorno al caso, resi noti questa sera dalla nuova puntata di Quarto Grado, si continua a parlare ancora con una certa insistenza dell’ipotesi shock paventata dalla madre di Massimo Bossetti. La donna, infatti, in una recente intervista aveva asserito di essere stata vittima (inconsapevole) di fecondazione assistita, respingendo ancora una volta con estrema forza la presunta relazione con Giuseppe Guerinoni e dalla quale sarebbe poi nato Massimo Bossetti. Nei giorni scorsi, a Pomeriggio 5 era intervenuto in sua difesa Carlo Infanti, presentato come il consulente incaricato dalla famiglia del presunto assassino di Yara Gambirasio. L’esperto avrebbe controllato tutte le cartelle cliniche di Ester Arzuffi, giungendo ad una conclusione importante: la donna potrebbe avere ragione quando parla di fecondazione assistita. “La possibilità che la signora Arzuffi sia stata inseminata a sua insaputa c’è, anche se non ci sono prove certe per dimostrarlo”, aveva raccontato in diretta tv Infanti. Dopo una serie di accertamenti commissionati proprio dalla madre di Massimo Bossetti e relativi alla presunta inseminazione artificiale avvenuta a sua insaputa, Infanti sarebbe arrivato a compiere alcune scoperte rivelando i racconti fatti dalla signora Arzuffi, dal “liquido freddo” somministrato dal medico fino alla descrizione, nei minimi dettagli, della stanza nella quale avvenivano questi episodi e dove il ginecologo invitava tutti a lasciare la stanza restando da solo con la donna. L’esperto ha poi aperto la strada ad un dubbio che in realtà avrebbe dell’incredibile e che lo stesso ha poi smentito e relativo alla presunta esistenza di un terzo gemello. Dubbio nato dal fatto che lo stesso giorno in cui nacquero Massimo Bossetti e la sorella gemella, nella medesima clinica vennero alla luce anche altri bambini. Infanti, a tal proposito non escludeva la possibilità che le madri dei neonati fossero state sottoposte ad inseminazione con il medesimo seme di Guerinoni e non necessariamente a loro insaputa. Dopo le rivelazioni shock del consulente, tuttavia, in diretta alla trasmissione Pomeriggio 5 è intervenuto anche l’avvocato di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni, che ha preso le distanze dalle parole di Carlo Infanti: “Voglio precisare che il signor Infanti, che fa l’attore, non fa parte del team difensivo del signor Bossetti”, ha asserito. Parole durissime nelle quali il difensore del presunto killer di Yara Gambirasio ha tenuto a precisare: “Quelle fatte da Infanti sono ipotesi suggestive, la tesi della difesa di Bossetti è quella espressa nel ricorso in Appello”. Carlo Infanti, dopo un primo momento di imbarazzo in studio, ha poi rivelato come il suo compito di consulente della famiglia del muratore sia di fatto terminato nell’ottobre scorso.

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