Un ultimo saluto tra la folla per Dj Fabo: un momento di preghiera alla parrocchia Sant’Ildefonso di Milano, in piazzale Damiano Chiesa che sta vedendo molta più gente dei semplici amici e conoscenti della famiglia di Fabiano Antoniani. Un momento che la città di Milano ha scelto per salutare un ragazzo che ha compiuto una scelta forte, rilanciando il tema del fine vita, del testamento biologico e anche ovviamente di eutanasia e suicidio assistito. Con presente il sindaco Sala, tantissimi fotografi e giornalisti stanno asserragliati nella piazza in zona Lotto per intercettare l’ultimo saluto e la veglia di preghiera offerta dalla Chiesa a Dj Fabo e famiglia. Una larga folla che a prescindere dalle posizioni pro o contro la scelta di Fabiano ha deciso di stare vicino ad una famiglia negli ultimi giorni entrata nel cuore di tanti. Per l’occasione, il portale Repubblica.tv ha deciso di mandare online una diretta streaming dell’evento, anche se difficilmente faranno entrare le telecamere in una Chiesa dove andrà in scena un momento raccolto di preghiera guidata dal parroco don Antonio Suighi.
Nel giorno dell’ultimo saluto in Chiesa a Milano per Dj Fabo, spunta un nuovo caso così simile eppure così diverso nella sostanza a Mantova: la storia arriva dal 2008 ma in questi giorni è emersa propri in relazione alla situazione di Fabiano e alla possibile decisione in Parlamento sulla legge del fine-vita. il tempo di Angela Piazza si è fermato il 3 novembre del 2008, quando un suv travolse con la violenza di un carrarmato l’auto sulla quale viaggiano il marito Gaetano, all’epoca 35enne, e due dei loro tre figli. Solo il marito Tanto però è rimasto “intrappolato” nell’attimo di quell’incidente, rimanendo in coma profondo per anni e passando dopo mesi ad uno stato di minima coscienza, un grado maggiore dello stato vegetativo. La moglie Angela si commuove raccontando la storia al collega del Gazzettino di Mantova e prova a dire la sua nel dibattito scatenato dal suicidio di Dj Fabo: «Rispetto la sua scelta e il carico di libertà che esprime – dice Angela – ma io non potrei mai decidere per mio marito Tano, le due situazioni sono molto diverse tra loro. La legge sul fine vita? È giusto che il Parlamento l’approvi, anche perché oggi può permettersi di andare a morire in Svizzera solo chi ha i soldi, ma è altrettanto giusto che lo Stato garantisca un’assistenza piena e totale a chi invece alla vita ci resta aggrappato con tutte le sue forze. E di gente così ne ho incontrata tanta duranti i ricoveri di Tano. Il valore di una vita è inestimabile, al di là delle convinzioni religiose».Angela ha scritto a Mattarella, come ha fatto Dj Fabo, facendo però un’altra richiesta: «Trovo assurdo, frustrante e profondamente disumano che nel 2016 si debba ancora urlare per pretendere un’assistenza vera e specialistica, 24 ore su 24, a casa propria. Perché è a casa che i nostri cari devono stare, in mezzo alle proprie cose e ai loro affetti, non in strutture fredde e anonime. Assistenza che non può ne deve cadere sulle spalle di chi già fa i salti mortali per tenere assieme la propria quotidianità sfilacciata. Di chi lavora e cresce i figli senza arrendersi allo sconforto».
Sarà presente anche il sindaco Beppe Sala alla cerimonia in Chiesa a Milano per salutare dj Fabo: ore 19 in piazza Damiano Chiesa, la veglia di preghiera per il dj suicidatosi in Svizzera non dovrebbero essere molti gli invitati, con pochi amici e familiari che intendono giustamente stringersi attorno al proprio caro, senza funerali per scelta della famiglia e senza voler avere troppi curiosi o giornalisti presenti alla cerimonia. Il sindaco però ci sarà, lo aveva in qualche modo promesso con la sua vicinanza nei giorni subito dopo il suicidio avvenuto con un lungo messaggio di Facebook; «Saluto Fabiano (dj Fabo) che oggi ci lascia. Ha sofferto, ha lottato, ha vissuto, ci lascia con una battaglia da continuare e un assetto legislativo da completare. So perfettamente che le sensibilità sul tema sono diverse e non semplici da conciliare. Ma dico anche che un paese forte e libero deve trovare un modo per assicurare ai suoi cittadini la possibilità di essere forti e liberi anche nei momenti più dolorosi», si conclude il post sui social del sindaco di Milano.
Non saranno funerali ma un semplice momento di preghiera in Chiesa a Milano: l’ultimo saluto a Dj Fabo verrà svolto questa sera alle 19.30 nella parrocchia di Sant’Ildefonso, con il prete Don Antonio Suighi che officerà il gesto semplice e raccolto, un invito a famigliari e amici stessi. La Curia dopo e la madre di Fabiano prima hanno spiegato il perché di un momento così e non di una messa a suffragio o di un funerale: «Il parroco di Sant’Ideldefonso ha incontrato la mamma di Fabiano e ha accolto il suo desiderio di vivere un momento di preghiera a suffragio del figlio», ha spiegato don Davide Milani, responsabile dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Milano. In una intervista di qualche giorno fa a La Stampa lo stesso Don Milani ha spiegato perché la Chiesa ha acconsentito alla richiesta della famiglia, che non voleva una messa per Dj Fabo visto che “non era nelle corde del dj giramondo”, ricorda la mamma. «La Chiesa e la parrocchia esprime il desiderio di quella comunità cristiana di essere vicina a questa madre che ha perso un figlio e a tutti coloro che sinceramente soffrono per la sua morte. E insieme pregare per il defunto». Quando viene chiesto a Don Milani se sia un fatto nuovo e rivoluzionario quello scelto in questi ultimi tempi dalla Chiesa, il collaboratore di Cardinal Scola replica, «No, da sempre la Chiesa prega per i defunti. La commemorazione dei fedeli defunti è uno dei momenti nei quali le chiese si riempiono maggiormente, segno di come questo legame con chi non c’è più interpella e interroga tutti». Scola si dice d’accordo e ha condiviso la scelta del parroco, al di là di ogni strumentalizzazione che può essere fatta, purtroppo; «Basta leggere i giornali e le notizie che sono seguite a quella morte per rendersene conto. Basta guardare anche a come reagiscono alcuni alla notizia di questo momento di preghiera, come se si trattasse di qualcosa di nuovo o di rivoluzionario. Non sono funerali e non è nemmeno una messa di suffragio, ma è la risposta positiva a una richiesta esplicita della mamma di Fabiano. Sarebbe triste se si speculasse su un gesto di compassione cristiana e di preghiera».
Solo qualche giorno fa il vescovo ausiliario Paolo Martinelli sul caso di Dj Fabo scriveva così sul sito della Diocesi di Milano: «La vicenda triste di DJ Fabo invita a riflettere su una questione radicale che riguarda tutti. ci deve essere profondo rispetto. Giustamente è stato detto che quando una persona decide di non vivere più siamo tutti, in un certo senso, sconfitti. Dunque, compassione e vicinanza nella preghiera per lui, per i suoi familiari, e per chi gli ha voluto bene». Oggi si terrà questa preghiera da molti vista come un passo incredibilmente in avanti della Chiesa Cattolica dopo i casi Eluana e Welby degli anni scorso: ebbene, altro che rivoluzione o presunto passo indietro della Chiesa, come ha detto precipitosamente il capogruppo Mdp alla Camera, Arturo Scotto – «svolta rivoluzionaria da parte della Chiesa» – la scelta della chiesa milanese è quella di accompagnare la madre e la famiglia di Fabo con preghiera e rispetto, come del resto ha sempre fatto e sempre farà l’istituzione ecclesiale cattolica rispetto a defunti e familiari. Ad Avvenire è intervenuto direttamente il parroco di Sant’Ildefonso per spiegare cosa avverrà di preciso questa sera nella sua parrocchia: «Non ho mai conosciuto Fabo, ho incontrato sua madre la prima volta venerdì, quando è venuta di persona ad esporre il suo desiderio. Sui giornali ho letto di tutto, anche che sarei un amico di famiglia, ma non è vero, so solo che da ragazzino Fabo frequentava questo oratorio. Posso dire che venerdì celebrerò la liturgia della Parola con una lettura dall’Antico Testamento, il salmo e il Nuovo Testamento, poi terrò una breve meditazione, come sempre quando preghiamo per una persona defunta. Sarò io solo a parlare. Qualcuno ha detto che saremo nei locali adiacenti la parrocchia, ma anche questo è inventato: per Fabo pregheremo in chiesa». (Niccolò Magnani)