Marcello Cimino, 45 anni, bruciato vivo mentre dormiva per le strade di Palermo. E’ caccia alla persona che gli ha dato fuoco, ripresa dalle telecamere di sorveglianza della missione San Francesco dove il clochard si trovava. Per l’arcivescovo di Palermo, c’è “l’indignazione per un gesto che si consuma nei confronti di gente che porta dentro un disagio, segno di povertà non solo materiale”. Come tanti dei clochard di oggi, Cimino aveva una famiglia: una moglie da cui era separato, due figlie, una sorella. Aveva perso il lavoro, si era separato e aveva deciso di vivere così, per dimenticare la sua vita dolorosa. “La figura del senzatetto è antropologicamente cambiata” ha spiegato al sussidiario.net Wainer Molteni, ex dj di successo, poi finito per la strada dove ha dormito per ben otto anni, diventato famoso per aver vissuto a lungo sul marciapiede davanti alla casa dell’ex sindaco Moratti. “Non è più l’ubriacone di una volta che beveva dal cartone del vino sulla panchina, oggi per strada ci sono uomini istruiti, tantissimi padri di famiglia separati che si sono ridotti così perché non riuscivano a sostenere le spese economiche”. Colpa di questa situazione, aggiunge, “è l’assistenzialismo senza progetti delle amministrazioni, che non promuovono alcun programma di recupero. E la gente considera i poveri un fastidio che va eliminato”.
Il clochard bruciato vivo a Palermo: si sta indagando su una presunta vendetta dopo una lite. Cosa significa vivere per strada, quali sono i pericoli, perché la gente arriva a fare un gesto del genere?
I motivi sono tanti. Anche a Milano sono successi episodi analoghi, è capitato più di una volta che dei ragazzini buttassero benzina per gli zippi sui sacchi a pelo mentre dentro c’era il senza tetto. Succede per ignoranza, una ignoranza abissale nei confronti di chi soffre.
Mancanza di sensibilità?
Non direi. Dobbiamo partire dal presupposto che una dose di razzismo nei confronti dei poveri viene diffusa dalle amministrazioni stesse per colpa di un sistema assistenzialistico che non funziona, non produce risultati e e tiene i senza tetto in quelle condizioni per anni. In questo modo automaticamente passa l’idea del senzatetto come un parassita della società.
In che senso? Perché un parassita?
Nella mentalità popolare di oggi il senza tetto è un peso perché il lavoratore che paga le tasse dice, io lavoro per mantenere la mia famiglia e anche per mantenere questa gente. Dunque queste persone sono considerate un peso, un fastidio, meglio se spariscono.
Cosa intende per programmi fallimentari delle amministrazioni locali?
Nel corso degli anni si è incancrenita una situazione di assistenzialismo esasperato che fa solo sopravvivere il povero, ma non è mirata al reinserimento abitativo e lavorativo della persona, cioè a farla tornare risorsa per la società oltre che per lui stesso.
Nei suoi anni da clochard si è trovato in situazioni di pericolo?
Situazione di pericolo capitano sempre, nel corso del tempo si imparano dei piccoli trucchi di sopravvivenza. Uno di questi è andare a dormire in zone ben sorvegliate da telecamere, zone centrali vicino a presidi di polizia o dove passano carabinieri e poliziotti.
Lei aveva trovato un posto ben sicuro, il portone della casa del sindaco.
Ho dormito per otto anni sotto casa dell’ex sindaco Moratti e penso di aver dormito in uno dei posti più sicuri del mondo.
Ma non la cacciavano?
Inizialmente sì, è normale essere cacciati. Poi nel momento che anche loro hanno capito che mi mettevo giù alle 9 e 30 di sera quando di lì non passava più nessuno e andavo via alle sei di mattina pulendo il posto e lasciando in ordine hanno smesso. Quando hanno capito come mi comportavo anzi siamo diventati anche amici con i poliziotti e il sindaco.
La persona uccisa ieri sera aveva famiglia, come è possibile vivesse per strada?
In strada succede spessissimo vivano padri separati, succede a causa del fallimento familiare, l’impossibilità di mantenere un sostegno economico sia per la famiglia che per se stesso lo fa finire in strada. Antropologicamente la figura del senza tetto è cambiata. Oggi sono persone istruite che non farebbero mai pensare a una persona senza casa. Ci sono persone che hanno perso la casa perché non riuscivano a pagare le spese condominiali. La figura del senzatetto non è più l’ubriacone che si metteva sulla panchina con il cartone di vino.
Come ha trovato la forza per uscirne dopo tanti anni per la strada?
Non posso spiegare il momento che ha fatto scattare la scintlla, la fortuna è girata ma quelli come il mio sono casi rari. Le persone che riescono a uscire dalla strada sono molto poche, io sono uno dei pochi, mi rendo conto di essere stato fortunato.
(Paolo Vites)